PRATO - Al tavolo su Prato con il Governo il presidente della Toscana Enrico Rossi si è presentato stamani con un'idea: "un patto di fiducia tra istituzioni e imprese cinesi che vorranno aderire: sei mesi di tempo, questa l'ipotesi, per avviare e completare un percorso di legalizzazione, mettendo a posto aziende e burocrazia". "E' una proposta che ci viene direttamente da alcuni imprenditori cinesi e dalle loro associazioni a Prato – dice Rossi –. E' un'occasione da incoraggiare per rompere il fronte dell'illegalità e non si tratterà di una moratoria ma di un lavoro comune sotto la luce del sole". Il presupposto è infatti che questo percorso avvenga nella massima trasparenza, a partire dall'identificazione dei titolari.
La Regione ha due priorità: far "lavorare in sicurezza" e "vivere in sicurezza". Quindi più controlli per salvaguardare la salute e la vita di chi nelle fabbriche lavora – 1400 aziende da visitare in cinque mesi, dal 14 luglio - e trovare un'alternativa ai dormitori nei laboratori. "Non si possono più tollerare – ripete Rossi – Troviamo le soluzioni migliori, ma il problema va risolto". Ma c'è anche un terzo obiettivo: "fare del distretto delle aziende cinesi una risorsa costruttiva che porti benefici a tutti".
Si è parlato di Prato stamani a Roma. E il fatto che il tavolo, voluto dal presidente della Repubblica, sia stato trasferito dal ministero dell'Interno a Palazzo Chigi è per Rossi "un elemento di garanzia che fa ben sperare: un passo in avanti perché consente di fare sistema". Che poi era la richiesta di Napolitano: "definire una strategia comune per far emergere dall'illegalità il distretto del pronto moda cinese". Non si è parlato comunque solo di aziende cinesi nella sala verde di Palazzo Chigi, ma anche di costi dell'energia, semplificazione burocratica, credito, infrastrutture e poi, appunto, sicurezza e inclusione.
Un vertice affollato, presieduto dal sottosegretario Lotti e salutato con un passaggio veloce e di buon augurio anche dal premier Renzi, a cui hanno partecipato rappresentanti di diversi ministeri, dagli affari regionali all'economia agli interni, il sottosegretario Giacomelli e, con il presidente della Regione Enrico Rossi, alcuni parlamentari come Nesi e Martini, il Comune e la Provincia. Lavoro sicuro ed emersione - Sul tavolo c'erano numerosi dossier. Quello portato dalla Regione era il progetto per un lavoro sicuro e l'emersione delle ditte non in regola, varato dopo il rogo in cui a dicembre dell'anno scorso morirono sette operai cinesi che dormivano nella fabbrica dove lavoravano.
Un progetto su cui la Regione ha già investito 13 milioni e che prevede più azioni . "Se c'è una cosa che non ci possiamo permettere, ne come Toscana ne come Paese, è il ripetersi di un'altra sciagura come quella – ripete Rossi - Sarebbe una doppia sciagura. Prato e la Toscana tornerebbero a fare notizia sulle pagine dei media internazionali in modo negativo, con conseguenze pesanti sul piano dell'immagine e della reputazione. Oltre alla disgrazia sarebbe una pessima pubblicità per la nostra affidabilità, per la nostra stessa economia e per l'attrazione degli investimenti". Nel progetto messo in campo dalla Regione ci sono i controlli delle Asl, che grazie ai 74 tecnici di prevenzione (gli ultimi saranno assunti entro questo mese) permetteranno di garantire ispezioni nelle aziende cinque volte superiori agli standard nazionali.
Su 74 tecnici assunti per tre anni, cinquanta opereranno a Prato dove oggi ce n'erano solo venti: gli altri a Firenze, Empoli e Pistoia. La Regione ha messo anche a disposizione mediatori culturali e, per le quattro Procure coinvolte, 35 giovani del servizio civile e 12 dipendenti delle Asl, che entreranno in servizio dal 1 luglio e saranno di aiuto per smaltire le pratiche amministrative che potrebbero crescere con l'intensificarsi dei controlli.Nel progetto c'è anche la stampa di un opuscolo bilingue in 30 mila copie, per favorire la conoscenza delle iniziative in campo.
Ci sono 200 mila euro per un progetto complementare che riguarda un censimento sanitario e misure di prevenzione rispetto a malattie come la tbc. Si parla anche di emersione e di possibili foresterie da creare nelle zone produttive, riconvertendo magari capannoni inutilizzati. Ma è solo una proposta. Il fatto è che le abitazioni in affitto a disposizione non sembrano essere sufficienti e non si può assolutamente permettere che si dorma in fabbrica, in dormitori abusivi, ma neppure che si stipino persone, oltre misura, all'interno di un appartamento.