La Giunta regionale della Toscana ha dato il via, nei giorni scorsi, in attuazione delle Legge Obiettivo 2016-2018, alla delibera di approvazione del piano annuale 2017 di prelievo per il cinghiale nelle aree agricole. Si tratta della cosiddetta caccia di selezione che si svolge sotto la supervisione degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) nelle zone a vocazione agricola dove i cinghiali arrecano solo danni. Il piano, approvato, con il parere positivo dell’ISPRA, prevede nel periodo da gennaio a dicembre 2017 (lo scorso anno il piano fu approvato a giugno) il prelievo di un numero complessivo di oltre 24.000 cinghiali nelle aree agricole della regione (aree non vocate al cinghiale), che coprono una superficie pari a poco più di 1milione di ettari.
Quindi quest’anno, da gennaio a dicembre, sarà possibile nelle aree a vocazione agricola la caccia di selezione al cinghiale per un tempo più lungo. Gli ATC possono sospendere tale caccia quando nelle aree vocate, soprattutto boschi, vengono previsti interventi di caccia in braccata. In questi periodi in cui viene sospeso il prelievo selettivo, nelle aree non vocate è comunque possibile la caccia al cinghiale in forma singola o con la tecnica della girata.
“Apprezziamo il fatto che quest’anno la Legge Obiettivo da noi fortemente voluta – dice Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – vada a regime in modo tempestivo e con questa delibera di fatto non si interrompa il prelievo dei cinghiali nelle aree agricole, dove la loro presenza deve essere eradicata, per consentire alle imprese di esercitare il loro diritto ad esistere. Lo scorso anno – evidenzia Marcelli - l’attività di caccia in selezione si è svolta solo in periodi molto limitati ed in alcuni comprensori addirittura per poco più di 2 mesi”.
Dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana: “La proliferazioni di cinghiali in Toscana ha ormai superato quota 230.000 capi, che alterano gli equilibri ambientali con danni enormi a colture di pregio e comunque vitali per l’economia del territorio, come viti e cereali. Con l’approvazione di questo atto – conclude De Concilio – possono essere preservate tutte le aree non vocate del territorio toscano. Il piano potrà essere successivamente aggiornato in base ai dati degli abbattimenti 2016 e a seguito della nuova delimitazione delle aree vocate e non vocate al cinghiale.
Su questo argomento Coldiretti Toscana ha già formulato una ipotesi chiara, che fa coincidere le aree in cui non possono essere presenti i cinghiali, e non solo, con quelle destinate alle attività agricole ed in riferimento alle quali vengono erogati gli interventi della Politica Agricola Comune (PAC)”.
Dopo aver ritirato la propria firma dall'Accordo sulla prevenzione e la riduzione delle predazioni in Toscana - siglato nel luglio del 2014 - perché inattuato nelle sue parti sostanziali, Coldiretti alza il livello della mobilitazione, avviata con la manifestazione #Riprendiamocilterritorio# del 2 agosto dello scorso anno in Piazza Duomo a Firenze. Una delegazione di Coldiretti guidata dal Presidente Confederale Roberto Moncalvo, Tulio Marcelli e Antonio De Concilio, Presidente e Direttore Coldiretti Toscana, ha incontrato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
In contemporanea il “tavolo tecnico” della Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al Piano Lupo con le indicazioni proposte dal Ministero dell’Ambiente.
Nella delegazione, accompagnata dal presidente e dal direttore di Coldiretti Grosseto, Marco Bruni ed Andrea Renna, e dal direttore di Coldiretti Siena, Simone Solfanelli, una nutrita rappresentanza di allevatori toscani provenienti dalle province più colpite dalle incursioni di lupi e canidi, insieme ai loro colleghi piemontesi, anch’essi danneggiati dalle aggressioni.
Secondo i più recenti studi condotti dall'università di Firenze, nei nostri boschi vive una popolazione di lupi formata da 108 gruppi riproduttivi (erano 72-73 nel 2013): complessivamente si stima che la popolazione di lupi ammonti a circa 600 animali. I gruppi si stanno rafforzando anche a causa di incroci con cani randagi ed attaccano sia animali di piccola taglia come le pecore che animali di taglia più grande come i vitelli.
"Gli allevatori - ha precisato Tulio Marcelli - oltre ai danni diretti per la perdita di capi subiscono anche danni indotti, come la diminuzione di latte prodotto dal bestiame impaurito in seguito agli attacchi con la conseguente difficoltà a mantenere gli sbocchi commerciali e la presenza sul mercato. In sintesi - ha continuato il Presidente di Coldiretti Toscana - se le cose non cambiano per i nostri allevatori viene meno il diritto di fare impresa!”.
Ma cos'altro ha chiesto al Ministro la Coldiretti? “ Il Presidente Moncalvo ha presentato al Ministro Galletti alcune precise richieste – dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – riguardo all’approvazione e l’immediato avvio del piano di conservazione e gestione del lupo in seno alla Conferenza Stato Regioni, in programma nei prossimi giorni, con la necessità di individuare chiaramente le figure con le responsabilità attuative. Inoltre – continua De Concilio – abbiamo chiesto di procedere all’immediata realizzazione di piani di contenimento e controllo dei cani vaganti e ibridi attraverso la collaborazione con le diverse autorità locali.
Allo stesso tempo abbiamo messo in evidenza come siano importanti risorse finanziarie complementari per sostenere interventi di prevenzione in grado di limitare eventuali azioni di predazione su bestiame domestico e ridurre la conflittualità tra presenza dei lupi e le attività legate alla pastorizia. Per i risarcimenti, è necessario superare il regime di de minimis che impone un limite massimo di erogazioni per ciascuna azienda di 15.000 euro in tre anni. Infine – conclude De Concilio – occorre promuovere misure di sostegno agli investimenti delle imprese zootecniche che sono costrette a modificare l’organizzazione del proprio ciclo produttivo per limitare il rischio di attacchi al bestiame; la misura dovrà essere accompagnata da un sostegno al reddito per compensare la perdita di produzione nel periodo necessario ad attivare i nuovi investimenti strutturali”.
Da parte sua il Ministro Galletti ha espresso il riconoscimento del ruolo svolto in termini di presidio ambientale dall’agricoltura con particolare riferimento alle attività di allevamento e di pastorizia, in aree spesso marginali ed abbandonate. Egli si è impegnato a valutare attentamente la possibilità di dotare le autonomie locali, in particolare i comuni, di strumenti efficaci per il contenimento, qualora ne ricorrano i presupposti giuridici. Il Ministro ha altresì condiviso la necessità di favorire, attraverso la individuazione chiara dei diversi livelli di responsabilità, una efficace attuazione del Piano Lupo, non appena questo sarà approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, garantendone un adeguamento anche in fase di attuazione per rispondere alle eventuali criticità che potranno emergere.