E’ la ventottesima lettera quella che l’associazione di volontariato Idra spedisce oggi alla Giunta di Palazzo Vecchio con un richiamo alla responsabilità. "Grava infatti - si legge in una nota - addosso alla porzione più delicata del centro storico di Firenze, la collina di Belvedere che alimenta vasche, fontane e grotte del giardino mediceo di Boboli, un macigno urbanistico insostenibile, oggi più che mai dopo il fallimento del modello iperturistico evidenziato dalle conseguenze dell’epidemia".
La missiva dell’associazione ecologista accompagna due testi vergati da noti esponenti del mondo della cultura universitaria fiorentina: Pietro Piussi, già docente di Ecologia e Selvicoltura generale, ed Enzo Pranzini, già ordinario di Geografia fisica e climatologia.
“Siamo a trasmetterVi oggi la ventottesima lettera di accompagnamento a ciò che intellettuali di varia provenienza, sia disciplinare sia geografica, hanno ritenuto di voler affiancare all’avvenuta adesione al Manifesto Boboli-Belvedere, che riassume le severe considerazioni critiche formulate dai cittadini fiorentini preoccupati per il destino che sembra incombere sulla storica collina di Belvedere per effetto della Variante urbanistica Ex Caserma Vittorio Veneto”, scrive Idra al sindaco Dario Nardella e ai suoi assessori, rinnovando l’invito a tenere nella massima considerazione possibile le osservazioni suggerite, tenuto conto della qualità delle fonti.
“Nel caso odierno”, spiegano dall’associazione, “rilevano le perplessità formulate dal prof. Piussi in ordine alle criticità idrogeologiche del sito”, fondate su “conoscenze messe da molto tempo a disposizione di ogni cittadino da parte del Comune stesso attraverso la Carta ecologica pubblicata dall’Assessorato all’Ambiente nel 1987”. In particolare, scrive il prof.
Piussi, merita una scrupolosa attenzione “la base geologica su cui posa il fabbricato e, probabilmente, tutti i fabbricati di Costa San Giorgio e nella quale si dovranno compiere scavi per ricavare gli spazi in cui installare i servizi del progettato albergo”. Infatti “il substrato geologico è costituito da una arenaria a cemento calcareo alternato a “straterelli argillitici””, e “gli strati sono disposti a “franapoggio” ossia pendono verso la sottostante via de’ Bardi”.
Non va sottostimato, quindi, l’impatto che potrebbe interessare la rete idrica del Giardino di Boboli, come ha già segnalato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, e dunque drammaticamente “compromettere la funzionalità di vasche, fontane e grotte”.
C’è inoltre il tema, già da più parti sollevato, dell’ubicazione accordata a un complesso alberghiero come quello ipotizzato nella Variante, chiamato ad accogliere qualche centinaio di persone, tra ospiti dell’albergo e personale di servizio: “Mi chiedo – scrive realisticamente il prof. Piussi - se è stato valutato l’effetto generato da queste presenze e dal traffico automobilistico e pedonale che ne consegue in un punto cruciale della città: strade strette, pendenze, affollamento delle strade data la vicinanza di Ponte Vecchio ed altri siti di grande attrazione per i turisti oltre che di varie attività commerciali”.
Quanto alla direzione impressa dalla nuova destinazione urbanistica prevista dalla Variante, il prof. Enzo Pranzini con efficace sintesi osserva: “I luoghi della storia e della cultura di Firenze, ma di qualsiasi altro insediamento piccolo o grande che sia, devono essere mantenuti nella loro originaria struttura e resi accessibili a tutti, anche perché se ne conservi la memoria collettiva”.
La nota di Idra si chiude con un memento a ciascuno dei destinatari: “La scrivente Associazione non ha ricevuto ad oggi alcun riscontro da alcun membro della Giunta ad alcuna delle precedenti 27 missive sull’argomento in oggetto (la prima delle quali trasmessa lo scorso 31 maggio), con grave detrimento per l’immagine di un’istituzione che si vorrebbe vicina alla cittadinanza e fondata su princìpi di democrazia, disponibile dunque al dialogo, all’interlocuzione, al confronto”.
Seguirà l’intervento di Vittorio D’ORIANO, geologo, componente della Consulta dell'ISIN, Ispettorato Nazionale per la Protezione Nucleare e Radioprotezione, già vice presidente Consiglio Nazionale Geologi, già presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi
Il contributo di Pietro PIUSSI
Il progetto dell’albergo da collocare negli spazi della ex caserma della Scuola di Sanità Militare mi desta alcune perplessità.
La prima riguarda la base geologica su cui posa il fabbricato e, probabilmente, tutti i fabbricati di Costa San Giorgio e nella quale si dovranno compiere scavi per ricavare gli spazi in cui installare i servizi del progettato albergo. Vedo che il problema è già stato segnalato dal geologo Vittorio d’Oriano: il substrato geologico è costituito da una arenaria a cemento calcareo alternato a “straterelli argillitici”; noto anche che gli strati sono disposti a “franapoggio” ossia pendono verso la sottostante via de’ Bardi.
Ho ricavato queste indicazioni dalla Carta ecologica del Comune di Firenze, pubblicata dall’Assessorato all’Ambiente del Comune nel 1987, ossia si tratta di conoscenze messe da molto tempo a disposizione di ogni cittadino da parte del Comune stesso. Non so inoltre se questi strati argillosi, quindi poco o non permeabili, sono collegati al sistema idrico sotterraneo che alimenta la rete idrica del Giardino di Boboli, problema già sollevato dal direttore degli Uffizi, E. Schmidt, e compromettere la funzionalità di vasche, fontane e grotte.
La seconda perplessità riguarda l’aver programmato un complesso alberghiero che ospiterà qualche centinaio di persone, tra ospiti dell’albergo e personale di servizio. Mi chiedo se è stato valutato l’effetto generato da queste presenze e dal traffico automobilistico e pedonale che ne consegue in un punto cruciale della città: strade strette, pendenze, affollamento delle strade data la vicinanza di Ponte Vecchio ed altri siti di grande attrazione per i turisti oltre che di varie attività commerciali.
Pietro PIUSSI
già docente di Ecologia e Selvicoltura generale presso l’Università di Firenze
Il contributo di Enzo PRANZINI
I luoghi della storia e della cultura di Firenze, ma di qualsiasi altro insediamento piccolo o grande che sia, devono essere mantenuti nella loro originaria struttura e resi accessibili a tutti, anche perché se ne conservi la memoria collettiva.
Enzo PRANZINI
già ordinario di Geografia fisica e climatologia presso l'Università di Firenze