La famosa opera del 1582 dovrà essere spostata per evitare ulteriori danni, sono queste le conclusioni del monitoraggio effettuato sotto la supervisione dell'ex soprintendente Cristina AcidiniAndrà al piano terreno degli Uffizi? La decisione, dopo la campagna di studi, spetterà al Ministro Dario Franceschini ed ai tecnici del Mibact.
Lunga la sessione di monitoraggio sul Ratto delle Sabine, la scultura di Giambologna collocata sotto la Loggia dei Lanzi e di competenza della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze.
Un ponteggio è stato montato intorno alla scultura per effettuare tutti i controlli sulle aree della superficie, sulle quali sono stati eseguiti i test con i protettivi. Il programma di scansione temporale ha preso il via nei mesi di giugno e luglio 2011 con la prima sessione. Nella primavera del 2013 l'ultima fase. Ma si tratta della seconda campagna di studi che fa seguito alla prima svoltasi tra il 2003 e il 2009.
Il monitoraggio ha visto impegnata la Soprintendenza fiorentina attraverso il coordinamento tecnico della direttrice dell’Ufficio Restauri, Magnolia Scudieri, con il coordinamento scientifico di Mauro Matteini, già Direttore dell’ICVBC del CNR di Firenze, è stato supportato da tre istituti del CNR (l’Istituto di Fisica Applicata, l'Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali e l’ Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari - Sezione di Perugia) oltre che del restauratore Alberto Casciani e con la consulenza esterna dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dell’ISCR di Roma.
Cosa accadrà alla Loggia? Con molta probabilità occorrerà sostituire la nicchia con una copia, una delle tante sparse per Firenze che nel tempo ha visto sostituire gli originali finiti volta per volta nei musei.Il 5 settembre 2013 alla Galleria dell’Accademia è stato presentato il restauro del modello in “terra cruda” con la direttrice del restauro, e già Direttore dello stesso museo, Franca Falletti, la restauratrice Cinzia Parnigoni e il Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda, che ha finanziato le indagini diagnostiche sull’opera. Cinzia Parnigoni, otto anni prima restaurò il David di Michelangelo in occasione del 500° anniversario della sua realizzazione, insieme alle sue collaboratrici di Arte R.O.S.A.
Insieme a quelli della Vittoria di Firenze su Pisa (Giambologna) e del Torso di fiume (Dio fluviale, di Michelangelo), il modello del Ratto delle Sabine realizzato tra il 1579 e il 1580 è tra i più antichi originali in scala 1:1 che si siano conservati in tutto il mondo.Presente nel museo di via Ricasoli sin dal 1911, prima della vasta operazione di indagine diagnostica propedeutica al restauro, il modello presentava uno stato di conservazione preoccupante: la superficie plastica risultava rivestita da più strati di gesso usato durante vecchi restauri.
In alcuni punti della scultura gli strati delle sovrammissioni raggiungevano spessori tali da modificarne le forme, in altri celavano punti di frattura, e in altri ancora il gesso era stato usato per ricostruire parti mancanti (braccia della Sabina e gamba sinistra del Sabino).“Il restauro concluso – affermava il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini – non solo riguarda un capolavoro assoluto del Cinquecento, ma rappresenta un autentico successo sotto il profilo metodologico e tecnico”.