VIAREGGIO, 26 SETTEMBRE 2015– Un’invenzione rivoluzionaria che potrebbe aiutare i malati di Parkinson e Alzheimer. Il professore Ubaldo Bonuccelli, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, ha presentato ai microfoni di Medicina 33 il “Casco Transcranico”. Il dispositivo, si basa sulla stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva, di facile esecuzione, priva di rischi per il paziente ed economica. Attraverso l’applicazione di una cuffia costituita da due piastrine di stimolazione aderenti alla cute della testa e uno stimolatore che genera corrente continua (1-2 milliAmpere), specifiche zone cerebrali vengono stimolate sfruttando il fenomeno della neuromodulazione. In alcuni studi ne è stata valutata l’efficacia nel trattamento di disturbi di memoria, del linguaggio e del movimento sia nell’adulto che in età evolutiva con risultati incoraggianti.
In modo particolare nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer, soprattutto in fase iniziale di malattia, la tDCS ha mostrato un transitorio miglioramento di molte prestazioni cognitive, in primis la memoria, rappresentando, ad oggi, una possibile arma che insieme ai farmaci, potrebbe consentire di migliorare le funzioni cognitive e ritardare la progressione della malattia. A breve inizierà una ricerca con questa metodica di stimolazione presso la Neurologia di Pisa, diretta dal professore Ubaldo Bonuccelli, per pazienti con disturbi cognitivi associati all’Alzheimer e al Parkinson. Domani il professor Bonuccelli esporrà la sua ricerca nell’incontro delle 15.30.
La terza giornata dell’VIII edizione del Festival della Salute è stata l’occasione per parlare di un importante tema relativo alla sanità italiana. A margine della manifestazione, infatti, si è tenuto l’incontro dal titolo Diabete: dispositivi medici tra appropriatezza e risparmio reale. Sono diversi gli spunti emersi durante i vari interventi, soprattutto sulla necessità di puntare ad un contenimento dei costi finalizzato al miglioramento delle tecniche per curare la malattia in una regione, come la Toscana, che è una tra le più virtuose in merito.
Ne hanno parlato Stefania Saccardi, assessore al diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria della regione Toscana, la giornalista Emanuela Baio,Mario Cecchi, coordinatore centro regionale HTA della Toscana, Salvatore Caputo, presidente diabete Italia, Manuela Granaiola, commissione igiene e sanità del Senato, Nerina Dirindin, commissione permanente igiene e sanità del Senato, Gianluigi Lamenza, referente GD Italia, Lorenzo Lenzi, Referente CRR diabete in età evolutiva e Rita Lidia Stara, presidente diabete forum.
L’incontro è stato moderato da Roberto Cocci, presidente FTD. “L’incontro di oggi è stato fondamentale per capire meglio le dinamiche della malattia e tutto quello che ruota intorno al diabete. Il filo conduttore di questo convegno, e concetto che vorrei ribadire più volte come centrale, è la parola appropriatezza, che deve diventare centrale anche nelle politiche che determinano la sanità – dichiara Stefania Saccardi -. Stamattina ci siamo svegliati più tranquilli grazie alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio che ha affermato che il prossimo anno non ci saranno tagli orizzontali alla sanità e non dovremo così affannarci per risparmiare in un settore dove non è facile abbassare i costi”.
Continua Saccardi: “In Toscana abbiamo cercato di tagliare il meno possibile, puntando piuttosto a rielaborare il sistema della sanità. Per questo ritengo quanto esposto dal professor Cecchi, la strada giusta per affrontare nuove metodologie con l’obiettivo di interagire con il paziente e risparmiare, lavorando sui costi standard”. E proprio Mario Cecchi, coordinatore centro regionale HTA (Health Technology Assessment) della Toscana ha presentato un importante ed innovativo progetto: “Il lavoro che è stato fatto sulla malattia, è stato realizzato ascoltando ed affrontando i problemi reali.
La regione Toscana ha alcune delle migliori strutture del settore, anche in termini di situazioni estreme come le amputazioni. E’ necessario ridurre al minimo proprio questi casi limite, perché comportano una serie di costi ulteriori che, con la prevenzione, potrebbero essere abbattuti. Il nostro progetto pilota monitora costi e benefici per tutele crescenti di appropriatezza con una piattaforma informatica di gestione del piano terapeutico. L’obiettivo è che il paziente, attraverso il recupero del ruolo di automonitoraggio e ovviamente con la costante supervisione del medico, possa essere più consapevole su come trattare la propria malattia”.
Conclude Cecchi: “I risultati che ci aspettiamo sono il risparmio e la responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti”.