La Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze ha trasmesso, perché non di propria competenza, stralcio di indagine alla Procura Ordinaria di Grosseto in merito al manifestarsi di malattie professionali per fatti accertati in Scarlino (GR) relativi al traffico di sostanze radioattive, che hanno visto trascinare sul banco degli imputati i vertici di una grande azienda multinazionale e che hanno coinvolto anche ditte di Livorno che operano nel settore dei rifiuti.
Una vasta organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi era stata sgominata nel 2010 dai carabinieri, che avevano disposto anche il sequestro preventivo di locali adibiti a laboratorio di analisi e di alcuni automezzi utilizzati per il traffico illecito. Si chiamava Martin Docu, era romeno, aveva 47 anni, tre figli e un lavoro sicuro all'Agrideco srl di Scarlino in provincia di Grosseto, azienda di smaltimento rifiuti. E' morto nell'incendio che ha avvolto il capannone dove lavorava.
Un suo compagno - Mario Cicchiello, 60 anni, livornese - è rimasto gravemente ustionato e ha rischiato la vita. Intossicati ma in maniera lieve altri due colleghi. Ci fu anche un allarme ambientale per il fumo che si era sprigionato dalla combustione di plastica, pneumatici, gomma e cartone, conservati sotto il capannone. Il sindaco di Scarlino mandò per le strade della città i vigili urbani per chiedere alla cittadinanza di restare in casa. Dopo i controlli emerse che la nube non era tossica e l'allarme cessò.
L'incendio venne innescato dallo scoppio di una bomboletta spray bucata dalle ganasce di una piccola gru che stava scaricando il carico da un tir. Le fiamme provocarono lo scoppio di altre bombolette che, a catena, hanno coinvolto l'intero carico destinato al trituratore e i materiali che erano conservati nel capannone. I carabinieri aprirono l'inchiesta che ha portato ai 15 arresti e alla individuazione dello smaltimento illegale, dicono gli inquirenti, di circa un milione di tonnellate di rifiuti speciali.