FIRENZE - Il nuovo Piano Paesaggistico territoriale continua a far discutere. I principali Consorzi produttori di vino dopo una partecipata riunione hanno infatti firmato un documento che è stato inviato ai consiglieri regionali, nel quale si giudica "anacronistico e sbagliato il Piano Paesaggistico, approvato dal Consiglio Regionale.
Sbagliato - si scrive nel documento - perché rilancia un modello di agricoltura vecchio e non competitivo, bloccando, se attuato nelle sue direttrici, lo sviluppo della agricoltura di qualità che pure è parte integrante e decisiva del PIL toscano. Sbagliato perché viziato da pesanti pregiudizi ideologici che rischiano di confinare la nostra agricoltura e, in particolare, la stragrande maggioranza del comparto vitivinicolo, in un ghetto residuale e di carattere quasi esclusivamente “museale”.
Anacronistico perché ignora, colpevolmente, il ruolo fondamentale che l’agricoltura toscana ha avuto, nei secoli, per la salvaguardia e la tutela del nostro paesaggio, uno dei più belli e invidiati del mondo intero, dimenticando, anche in questo caso colpevolmente, che da sempre, i nostri agricoltori sono stati non solo i migliori custodi, ma anche i più autorevoli, realistici ed innovativi architetti del nostro paesaggio. Anacronistico e sbagliato perché contrapporre, in maniera manichea, intransigente, categorica, tradizione e innovazione è un errore politico e, prima ancora, culturale.
Anzi, proprio la capacità di tenere assieme questi due fattori è stata la straordinaria arma vincente grazie alla quale il Made in Tuscany si è ormai da tempo affermato come un brand fra i più apprezzati nel mercato globale dell’agroalimentare, garantendo uno sviluppo costante e continuo dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto. Ci appare un fatto molto grave che in una regione come la nostra che, da sempre, ha favorito, con le sue politiche l’armoniosa integrazione tra la agricoltura di qualità ed un paesaggio unico al mondo - sia stato approvato un piano paesaggistico che, nei fatti, rinnega una storia ormai secolare.
Il vero nemico delle nostre bellezze è infatti l’abbandono delle colture che si può combattere soltanto favorendo lo sviluppo di una agricoltura di qualità, capace contemporaneamente di tutelare l’ambiente e di favorire occasioni di reddito continue e costanti nel tempo per gli operatori. Bene ha fatto l’Assessore alla Agricoltura Gianni Salvadori a precisare il suo punto di vista, che coincide peraltro con quello della quasi totalità degli attori che operano nel settore agricolo.
Auspichiamo che le recenti parole del Presidente della Regione Toscana Rossi, anticipino un radicale ripensamento del piano stesso. Ci appelliamo alle forze politiche, all’amministrazione regionale, ai consiglieri che pure hanno votato, forse distrattamente, alla unanimità il piano perché contribuiscano, alla ripresa della attività legislativa a modificarlo decisamente e drasticamente. Invitiamo, altresì le Organizzazioni Professionali, che pure si sono già autorevolmente e chiaramente mobilitate, a sostenere, con sempre maggiore forza la battaglia comune che abbiamo intrapreso.
E non è questione di emendamenti o di piccole modifiche per cambiare, qua e là, alcune cose, quanto piuttosto di un profonda e radicale inversione di rotta che superi la filosofia di fondo del piano stesso, restituendo così dignità alla intera agricoltura toscana, valorizzandone il proprio potenziale sia sul versante dello sviluppo economico che su quello della tutela del paesaggio e dell’ambiente".
Anche Coldiretti critica il nuovo Piano, e in vista della data finale per presentare le osservazioni, programmata per il 29 settembre prossimo, chiede un confronto con il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e con i Presidenti delle commissioni consiliari “toccate” dal Piano Paesaggistico.
Già dalle prossime ore, in alcuni comuni toscani, Coldiretti incontrerà i sindaci ed accompagnerà i consiglieri regionali eletti nei luoghi simbolo, nelle realtà e nelle aree economiche che il piano, attraverso i vincoli, vorrebbe ingessare.
L’obiettivo è sensibilizzare i primi cittadini, e i rappresentanti locali in Consiglio regionale, su quali effetti il Pit è destinato a produrre nelle comunità dicompetenza una volta “promosso”.
“Il Piano Paesaggistico – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – mette la nostra regione dentro una campana di cristallo inaccettabile che produrrà effetti devastanti sull’economia e sullo stesso equilibrio del territorio. L’azione e la presenza quotidiana dell’agricoltura hanno permesso alla nostra regione di diventare, e di essere oggi, leader mondiale dal punto di vista della qualità agroalimentare, dell’offerta turistica e dell’immagine. Non possiamo condividere il presupposto culturale, né tanto meno la filosofia: per noi quel Piano è da riscrivere.
Non è una questione di osservazioni o di correzioni. Rispetto – precisa Marcelli - per le opinioni e per il lavoro degli esperti che hanno redatto il Piano, ma non condividiamo in nessun modo l’impianto culturale. Accettarlo, o semplicemente aggiustarlo, significherebbe negare il principio di libertà d’impresa che il Piano, se approvato, di fatto annullerà”.
Una bocciatura, quella di Coldiretti, senza se e senza ma, per cui non “è sufficiente sistemare una parola o cambiare un aggettivo.
Le contraddizioni e gli errori sono molto diffusi ed anche gravi. Il paesaggio toscano è il risultato dell’attività agricola e dell’azione dei nostri padri, nonni, avi ma anche delle leggi, comunitarie, regionali e locali che ci hanno consentito di tutelarlo, e di conseguenza modellarlo. L’obiettivo del Pit non era quello di castrare l’attività agricola e la sua azione sul territorio, ma di tutelare il nostro patrimonio paesaggistico. Il paesaggio non si protegge estremizzando i vincoli, ma trovando un equilibrio; una sintesi”.
Coldiretti fa alcuni esempi: alla coltura del vigneto vengono sempre associati i rischi della banalizzazione del paesaggio, dell’erosione dei terreni e dell’inquinamento delle falde e della perdita degli assetti colturali tradizionali. Per i boschi la gestione a ceduo è considerata sempre un elemento negativo.
Il vivaismo è visto come un’attività diversa dall’agricoltura, con un forte impatto negativo sul paesaggio e sull’ambiente: una sorta di paesaggio “artificiale”. Non si tiene conto che tutti i nostri paesaggi agroforestali, salvo limitatissime eccezioni, sono artificiali. Si fa uso di alcuni termini sbagliati, o quantomeno impropri e la grande mole di pagine che compongono il piano è per lo più frutto di “copia - incolla”.
Non solo, il Piano Paesaggistico è in contraddizione con il nuovo Piano di Sviluppo Rurale: “da un lato si mettono vincoli, dall’altro si sostengono gli investimenti.
Il piano li renderebbe vani, inutili ed inefficaci. Il rischio, in definitiva, è quello di non poter spendere, e quindi investire, milioni di euro messi a disposizione dal Psr”. Coldiretti sottolinea infine la necessità di recuperare i contenuti della modifica alla Legge Urbanistica, modifica che è il risultato di un lungo confronto fra mondo agricolo, Regione Toscana e sindaci e che aveva recepito le giuste esigenze delle imprese. Sul Pit si esprime anche Marras,
responsabile Attività produttive e Agricoltura della Segreteria regionale del PD della Toscana e presidente della Provincia di Grosseto: “L’agricoltura non è una minaccia per il paesaggio della Toscana, ma lo strumento che lo ha modellato. Solo a partire da questa consapevolezza, con il recepimento di osservazioni di sostanza, il nuovo Pit-Piano paesaggistico potrà ritrovare un equilibrio accettabile tra tutela pesistica ed esigenze dei produttori.
Viticoltori o altro che siano: non mancano infatti situazioni puntuali che vanno profondamente riviste”.
Così interviene Leonardo Marras, responsabile Attività produttive e Agricoltura della Segreteria regionale del PD della Toscana e presidente della Provincia di Grosseto, sul Pit.
“L’approccio accademico del Piano – continua Marras -, d’altra parte, ha messo in evidenza un pregiudizio culturale che si è tradotto nella logica dei divieti a discapito di quella degli incentivi, relegando in secondo piano le politiche per l’agricoltura.
Rovesciando il punto di vista, potremmo semplificare dicendo che il vero strumento di tutela del paesaggio agricolo toscano, è senz’ombra di dubbio il Piano di sviluppo rurale (Psr). Naturalmente le cose sono un po’ più complicate, per cui Pit e Psr sono due facce di una stessa medaglia. Anche se, a proposito di complicazioni, una delle promesse mancate del Pit è certamente quella della semplificazione procedimentale e della riduzione dei tempi di autorizzazione. Il Piano paesaggistico, infatti, sarà immediatamente prevalente sulle previsioni dei Piani territoriali e urbanistici, obbligando i Comuni a trasmettere sia al Ministero che alla Regione i propri Piani strutturali e Regolamenti urbanistici (sia all’adozione che dopo l’approvazione delle controdeduzioni) per sancirne la coerenza con il Pit.
Dilatando oltremodo i tempi già lunghi e complessi di approvazione degli strumenti urbanistici, vista l'attuale inadeguatezza delle Soprintendenze a fronteggiare le nuove competenze. Come se non bastasse, il Pit-Piano paesaggistico reintroduce un’ulteriore Conferenza di servizi per i Piani attuativi che investono beni paesaggistici.Infine, ma non ultima per importanza, l'Autorizzazione paesaggistica per i beni che ricadono in zona di vincolo (sia diretto che indiretto) prevede due pareri sullo stesso vincolo da parte della competente Commissione comunale e del Soprintendente, rimanendo atto autonomo e presupposto per ottenere il successivo permesso di realizzare (o Scia, ecc) l'intervento urbanistico-edilizio.
Mentre si estende il vincolo ex Galasso a tutti i corsi d'acqua, a fronte di limitarlo a quelli pubblici, complicando oltremodo le pratiche agricole e moltiplicando i procedimenti".
"Insomma, detta così - conclude Marras - appare un Leviatano burocratico amministrativo che rischia di aggravare enormemente il carico degli adempimenti a carico di imprese e Autonomie locali. È troppo importante quindi affrontare questa fase con grande concretezza sapendo di trovare la Regione disponibile a cambiare e a dotarsi di uno strumento davvero utile per tutela e sviluppo. Per tutti questi motivi è bene che tutti presentino le proprie osservazioni al Pit, nella convinzione che la Regione le vaglierà restituendo un atto molto più chiaro e snello, capace di proteggere e tutelare ma anche di garantire lo sviluppo di tutta la Toscana”.