E' di oggi la notizia che negli ospedali toscani mancano 2.260 tra medici e infermieri ed anche che i pronto soccorso sono al collasso. La politica sanitaria portata avanti da Enrico Rossi, per dieci anni come assessore alla sanità e per altri dieci presidente della Toscana, non ha prodotto le medesime conseguenze sul personale degli apparati amministrativi degli stessi enti regionali. Né si può affermare che queste scelte abbiano favorito il proliferare di strutture sanitarie private, che in Toscana sono assai esigue e non in grado di supplire alle carenze della sanità pubblica.
«Secondo le ultime stime sindacali, negli ospedali toscani il piatto degli organici piange la mancanza di 770 infermieri. La Regione, ovvero in questo caso Estar che è l’ente deputato, ha emanato il 5 giugno scorso il bando per assumerne…2! Sì, due soli! E se ne vantano pure, affermando di puntare alla definizione di una graduatoria triennale da cui attingere chissà quando! Sono le solite nozze coi fichi secchi, e a masticare amaro sono tutti i toscani: chi nella sanità ci lavora e chi alla sanità ricorre come paziente, di nome e purtroppo anche di fatto date le attese che incontra»: a sferrare l’attacco è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, ripetutamente alle prese – istituzionalmente parlando – con segnalazioni che gli arrivano da lavoratori e utenti della sanità toscana. «Non si fa pari», scuote il capo Marchetti.
«Il Pd ha ormai portato la sanità toscana a uno stato di consunzione tale da far temere a ogni minuto il collasso del sistema. Quando sarebbe stato il momento di stabilizzare nell’emergenza-urgenza – ricapitola Marchetti – siamo rimasti alle promesse. Quei medici precari di allora quando hanno potuto se ne sono andati, e oggi i pronto soccorso e la rete territoriale sono a secco. Ancora – prosegue il Capogruppo regionale di Forza Italia – quando sarebbe stato il momento di assumere non lo si è fatto, anzi qualche posizione la si è pure tagliata.
Un accorpamento delle Asl che non ha fatto i conti con la preventiva riconfigurazione delle piante organiche ha fatto il resto, e ora siamo al patatrac. E tocca leggere sui quotidiani che il direttore generale di Estar annuncia di aver risolto tutto promettendo future possibili (forse, chissà…) assunzioni da qui a tre anni su un bando per 2 infermieri? Ripeto: 2 infermieri soli sparuti destinati all’ospedale delle Scotte a Siena? Qui si scherza, ma non c’è proprio nulla da ridere». E’ stato il sindacato Nursind, nei giorni scorsi, a fare un po’ di conti: «Con una stima al ribasso – ripercorre Marchetti – mancano all’appello in Toscana almeno 770 infermieri e 1.340 operatori sociosanitari.
Attualmente, mentre è definito ottimale il rapporto 1 professionista / 7 pazienti, in Toscana si viaggia sul rapporto medio di 1 a 12». Adesso il bando di concorso per 2 unità infermieristiche da destinare al policlinico senese: «La graduatoria che si andrà a formare – riflette Marchetti – è pensata per avere validità triennale e per essere utilizzata a scorrimento da tutti gli organismi del sistema sanitario regionale, non solo dall’ospedale di Siena a cui sono destinate queste due uniche assunzioni.
Sì ma come poter prevedere se realmente le aziende sanitarie e ospedaliere rimetteranno in pari i loro organici? I soldi, in una Regione che ha appena schivato il commissario in sanità dopo il richiamo del premier del maggio scorso, ci sono? La realtà dei fatti direbbe di no. Noi non siamo né soddisfatti né tranquilli, perché qui il tempo per invertire la rotta delle carenze è scaduto da un pezzo. Unico rimedio? Mandare a casa il Pd alle prossime elezioni regionali, così da dire basta a questi giochini illusionistici che hanno condotto al precipizio il sistema di assistenza e cura in Toscana».
"Il Ministro Bussetti non ha evidentemente chiaro un concetto fondamentale e forse è bene che qualcuno glielo spieghi rapidamente: esiste una carenza di specialisti, e mancano ora, non tra 10 anni. E' in atto un'emergenza che necessita di risposte immediate. Abbiamo 10.000 medici bloccati dal cosiddetto imbuto formativo, impossibilitati a specializzarsi e lavorare per il Ssn per la mancanza di risorse necessarie a finanziare nuove borse di studio. E, invece di dar loro risposte e nuovo ossigeno agli ospedali alle prese con un'allarmante carenza di personale, si decide di aumentare gli accessi all'Università con un conseguente aumento del numero dei medici laureati che rimarranno fermi in quel limbo.
Con un atto di responsabilità e serietà, si decida piuttosto di utilizzare quelle risorse per finanziare le borse di specializzazione e quelle di Medicina generale". Così Federico Gelli (Pd) commenta la notizia della firma da parte del ministro Bussetti dei decreti che stabiliscono i posti a Medicina e Odontoitria, per l’anno accademico 2019/2020, aumentando gli accessi in entrambe le facoltà.