di Francesco Fastellini marito e babbo di tre bambini di Sesto Fiorentino
Mia prima figlia Caterina cinque anni fa iniziava le elementari ed in quell’occasione scrissi una lettera perché i sindacati avevano deciso di tenere chiusa la scuola proprio il primo giorno per protestare contro la “buona scuola”. La lettera si intitolava “non rubateci la magia del primo giorno di scuola” e chiedevo di tenere conto di tutti i bambini i genitori e della loro attesa per quel nuovo inizio.
Mai avrei pensato di ritrovarmi dopo esattamente 5 anni a scrivere un’altra lettera, stavolta indirizzata direttamente al Ministro dell’Istruzione per chiedere di non rubare l’ultimo giorno di scuola a mia figlia ed a noi genitori.
In queste sere passate a cercare di addormentate i miei bambini, la cosa che più mi colpisce è ascoltare le loro paure e le loro speranze in questo periodo di isolamento. Sono i momenti in cui si lasciano andare alla nostalgia per la normalità persa: un pomeriggio con gli amici nel parco, la cena dai nonni, le attività sportive, e la scuola con le maestre ed i compagni.
In una di queste sere Caterina mi ha detto: “babbo la cosa che più mi dispiace è di non poter neanche salutare i miei compagni.”
Sì, quei compagni e quelle maestre conosciuti quando mia figlia era una bambina di appena 6 anni, quei rapporti che piano piano sono diventati sempre più solidi ed importanti. Le prime persone con cui affronti ansie, paure, gioie, con cui cresci e con cui ti confidi. Oggi quella classe di 24 bambini di oramai 11 anni ha tanti ricordi vissuti insieme : si sentono uniti ed amici tra loro.
Chi di noi non si ricorda di quell’ultimo giorno di scuola, di quel saluto dato ai bidelli, ai muri, alla campanella, al cortile, alle maestre e soprattutto a tutti quei compagni con cui si è condiviso i primi anni importanti della propria vita.
Penso che in questo momento così delicato ministro lei debba ascoltare la scienza, i tecnici, ma non può non ascoltare anche chi vive la scuola come i presidi, gli insegnanti, gli alunni ed i genitori, che in questo momento stanno continuando per come possono a tenere aperta la scuola, a tenere aperta l’educazione.
Io penso che sarebbe possibile, visto che oggi siamo il 25 aprile (giorno per eccellenza della libertà), pensare di aprire la scuola a quelle classi che terminano un ciclo didattico per un paio di settimane prima della fine della scuola o almeno per il loro ultimo giorno, per il loro saluto. La scuola potrebbe, in sicurezza aprire solo a quei ragazzi, mettendo in piedi tutte le precauzioni che si stanno utilizzando in tutti i posti di lavoro.
Ministro le chiedo di pensare alla scuola, non faccia vincere come cinque anni fa chi si preoccupa di tutto ma non ha a cuore la scuola.
Ministro c’è davvero la possibilità di aprire, si confronti con chi la scuola la vive tutti i giorni, la riapertura sarebbe un segno importante per tanti ragazzi, tanti insegnanti e tante famiglie.
La scuola è viva e non è solo dare nozioni: la scuola è corridoi, lavagne, interrogazioni, aule, ricreazioni, rapporti, ma soprattutto facce, quelle facce che mia figlia ha visto crescere insieme a lei, che la hanno vista crescere, a cui ha detto trepidante il suo nome cinque anni fa e che oggi vorrebbe poter rivedere con le lacrime agli occhi e la voce commossa per dire i nomi di tutti quei ventiquattro ragazzi, e delle loro insegnanti insieme ad un grande grazie.