Ciro Esposito non ce l'ha fatta, è morto questa mattina a Roma. Il ragazzo ferito il 3 maggio prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina ha tenuto con il fiato sospeso migliaia di spettatori, mentre all'interno dello Stadio Olimpico i tifosi non avevano alcuna idea di cosa fosse accaduto all'esterno. Alcuni colpi di pistola esplosi da un tifoso romanista hanno raggiunto il giovane partenopeo rimasto per giorni tra la vita e la morte. Oggi le lacrime dei genitori e la rabbia di amici e parenti.Una finale fortemente segnata dalle polemiche per la sospensione della gara poi cominciata con il nulla osta dato dalla tifoseria partenopea in un clima surreale seguito da accuse e smentite.
Gennaro detto " 'a carogna" è stato il protagonista dell'ennesima notte folle del calcio italiano: un protagonista nel bene e nel male visto che il popolo si è diviso tra chi lo ha difeso raccontando la storia di un giovane di periferia che si è speso per tenere sotto controllo una situazione che sarebbe potuta degenerare e chi lo ha etichettato come il Ras del quartiere che ha messo sotto scacco le forze dell'ordine.In tutto questo molte famiglie in apprensione per i propri cari presenti in uno Stadio ignaro di tutto, tifosi che non potevano essere rimandati a casa per "evitare il caos".Chi avrebbe voluto sospendere tutto, chi avrebbe giocato subito senza neppure interrompere il calcio d'inizio e chi, immancabilmente, additando il sistema "marcio" ha visto capitolare la competizione che ogni anno coinvolge le squadre di A e di B per offrire un'idea partecipativa ed esemplare dello sport italiano.E' morto Ciro Esposito ancora una volta legando la sua storia alla violenza e al mondo del calcio, dove sul momento sembra dover partire una rivoluzione culturale e morale che alla fine viene posticipata in attesa del match successivo.Per ricordare, per non dimenticare, forse, sarebbe utile legare certi ricordi a dei profondi cambiamenti.