Montblanc: il 6 febbraio l'udienza al Tribunale di Firenze

Palagi e Bundu: "Inaccettabile l'utilizzo di strumenti di ordine pubblico a danno della dignità di chi lavora"

Redazione Nove da Firenze
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21 gennaio 2025 19:54
Montblanc: il 6 febbraio l'udienza al Tribunale di Firenze

Montblanc ha richiesto al Tribunale di Firenze (sezione Civile) di emettere nei confronti del SUDD Cobas un divieto a manifestare nel raggio di 500 metri dal negozio di via Tornabuoni a Firenze, pena sanzioni da 5000 euro. Il 6 febbraio si terrà l’udienza per decidere sulla “domanda di urgenza” (ex art.700) presentata dal brand.

Domenica 2 febbraio alle 18:00 il Sindacato Unione Democrazia Dignità organizza un'assemblea a Firenze per difendere democrazia e diritto di sciopero.

Montblanc si inventa i Daspo antisindacali per mettere il bavaglio alla lotta dei lavoratori Z Production di Campi Bisenzio, che in questi mesi hanno fatto emergere il super-sfruttamento nella filiera e smascherato la vergognosa delocalizzazione punitiva messa in atto contro la loro sindacalizzazione. Sembra incredibile, ma Montblanc sostiene di non avere alcuna responsabilità, neppure indiretta nello sfruttamento di chi per anni ha fabbricato migliaia di borse Montblanc lavorando 12 ore al giorno per salari da fame” dichiarano dal SUDD Cobas.

Montblanc ha deciso di scrivere una delle pagine più indegne della storia delle politiche antisindacali di questo paese. Le diciassette pagine del ricorso depositato sono un inno al primato del diritto al libero esercizio dell’attività di impresa sul diritto di sciopero e di libera manifestazione. La tutela della reputazione commerciale viene invocata contro il diritto alla libertà di espressione, chiedendo di mettere il bavaglio a lavoratori che denunciano le proprie condizioni di sfruttamento e la vergogna di una delocalizzazione che li lascia senza lavoro. In definitiva, quello che si vuole affermare è il primato del diritto al massimo profitto delle multinazionali contro la democrazia stessa”.

“Se una richiesta del genere dovesse essere accolta saremmo di fronte a un precedente pericolosissimo, che potrebbe produrre in futuro nuovi restringimenti degli spazi di democrazia e di agibilità sindacale, ben oltre la specifica vertenza. Per accogliere questo ricorso, bisognerebbe fare carta straccia di mezza Costituzione. Ai tempi del DDL 1660, non è abbastanza per dirci: non accadrà. Ogni forma di espressione di dissenso pacifica è sotto attacco.

Che venga accolta o respinta dal Tribunale, la richiesta formulata da Montblanc è grave in quanto tale. Questo ricorso costituisce un affronto. Non ai lavoratori della filiere Montblanc, non al sindacato, ma allo stesso diritto al dissenso. Sulla capacità di riconoscere l'affronto si misura la capacità collettiva e sociale di resistere a quest'attacco”.

“Una delle idee che -proseguono dal Sindacato Unione Democrazia Dignità- sta alla base del ricorso presentato da Montblanc, è una idea classista della città e dello spazio pubblico. Il fatto che davanti alle boutique di lusso di via Tornabuoni possano manifestare gli operai che nei capannoni della provincia industriale producono quelle stesse merci esposte in vetrina è considerata di per sé qualcosa di scandaloso ed intollerabile. Che roba Contessa... I ricchi rivendicano il loro diritto esclusivo ad alcuni pezzi di città. Questa potrebbe e dovrebbe essere l'occasione di fare convergere movimento operaio e lotta per il diritto alla città. In gioco non c'è solo il diritto di sciopero, ma una concezione democratica della città”.

“Se il problema di Montblanc è la cattiva reputazione, dubitiamo che provando a intimidire sindacato e lavoratori riuscirà a rifarsene una buona. Il tentativo è di bollare come diffamazione il lavoro di contro-informazione operaia fatto in questi mesi. Lo sfruttamento nelle filiere Montblanc è un fatto. È un fatto che gli operai della Z Production si sono trovati senza lavoro (perché la multinazionale l’ha tolto) proprio dopo aver ottenuto i propri diritti dopo anni di turni di dodici ore e paghe da 3 euro l'ora. È un fatto che le commesse sono state delocalizzate a una decina di km per essere nuovamente lavorate in condizioni di illegalità.

La verità fa male a un mondo -concludono dal SUDD Cobas- che si regge su una intollerabile ipocrisia. Da una parte l'immagine etica e di sostenibilità sociale che i brand si auto-costruiscono, e dall'altra una realtà fatta di appalti al massimo ribasso dove i diritti di chi lavora vengono umiliati. Montblanc ha annunciato anche azioni penali contro il sindacato. Non sappiamo quali. Sappiamo solo che noi continueremo a fare il nostro lavoro, senza paura di pestare i piedi a qualche gigante”.

"L'ordine pubblico in chiave repressiva si afferma ogni giorno di più, in clima di populismo penale e di disciplinamento ormai insostenibile. La reputazione commerciale e la libertà dello shopping valgono più dell'Articolo 1 della Costituzione, cioè della dignità del lavoro?" domandano Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune.

"Per noi no e con l'occasione ricordiamo quanto siano assurde le limitazioni che precludono alcune piazze della Città. Esprimiamo solidarietà al Sudd Cobas, depositeremo una risoluzione che porti il Comune di Firenze a stigmatizzare la richiesta di Montblanc e parteciperemo all'assemblea convocata per il 2 febbraio".

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