Firenze, 4 giugno 2024 – Una rete di collegamenti intermodali per raggiungere tutti i rioni cittadini in maniera rapida e sicura, abbonamenti gratuiti per i mezzi pubblici a due e quattro ruote per gli studenti, i residenti del centro e le famiglie a basso reddito e soprattutto mezzi green per coprire l’ultimo miglio e la logistica, dai bus elettrici alle cargo-bike.
E naturalmente un investimento strategico in nuove linee della tramvia, a cominciare da una circolare esterna che colleghi le tratte attualmente in funzione o di prossimo completamento, avendo cura di integrarle anche la mobilità su ferro e con le ciclabili.
In poche parole, un sistema di mobilità integrato per connettere con i mezzi pubblici la Grande Firenze, i rioni e il centro storico.
È questo il modello di città immaginato dalla candidata sindaco di Firenze Democratica, Cecilia Del Re, frutto del lavoro partito dai tavoli di partecipazione, e presentato oggi al Teatro Niccolini insieme a ricercatori, ingegneri trasportisti ed esperti in mobilità ferroviaria.
Una contaminazione di saperi ormai collaudata nella campagna elettorale di Firenze Democratica e di Cecilia Del Re che questa volta ha visto il coinvolgimento di Giovanni Mantovani, ingegnere trasportista, Enrico Fedeli, PhD candidate Politecnico di Torino, Andrea Bacci, già direttore del sistema tranviario di ATAF e Renzo Farina, perito tecnico industriale, esperto di reti di sottoservizi.
“Non è un caso se abbiamo scelto un luogo adiacente a piazza del Duomo per presentare le nostre proposte in tema di mobilità integrata – spiega Del Re -. Attorno a questo tema non solo si è consumato il pretesto della mia cacciata dalla giunta, ma si evidenzia la più clamorosa mancanza di visione da parte del sindaco uscente. Dopo la pedonalizzazione, infatti, non si è più parlato di come collegare il centro della città con i quartieri residenziali e così il traffico in città è esploso e l’area Unesco è diventata appannaggio pressoché esclusivo dei turisti. Per rimediare occorre una strategia e noi siamo nati anche per questo: cancellare i tabù, non ultimo quello di prevedere sottoattraversamenti in alcune aree strategiche della città, centro compreso.”.
Quella di Firenze Democratica è chiara: creare una Fondazione di Innovazione Urbana sul modello di Bologna e da lì progettare gli interventi per il futuro per un dialogo continuo e costante sulle trasformazioni della città, a contatto con la cittadinanza, i corpi intermedi ed esperti del settore.
Muovendosi dalla periferia verso il centro, si trova.
- Una linea circolare di tramvia, che colleghi le attuali linee radiali e quelle in fase di progettazione esecutiva. Linee che dovranno essere allungate in direzione dell’Osmannoro da un lato e dell’ospedale di Ponte a Niccheri dall’altro. Un sistema di mezzi pubblici su gomma che colleghino tutti i rioni di Firenze fino alle porte del centro storico.
- Una serie di posteggi interrati attorno al centro storico fiorentino per consentire a tutti di lasciare l’automobile, sul modello di quello interrato di Porta Romana, già previsto e approvato dal Piano Operativo.
- Mezzi più piccoli ed elettrici che completino il trasporto pubblico all’interno dell’area Unesco e un servizio di bike sharing potenziato utile per l’accesso alla ztl h24 che andrà istituita per tutelare i residenti del centro, previa alternativa valida ed efficiente per raggiungere il centro storico.
A questi interventi si aggiungono:
- L’aumento di corsie preferenziali per il trasporto pubblico di linea e non di linea.
- La stipula di un protocollo con autostrade per l’azzeramento dei pedaggi per i pendolari fiorentini.
“Muoversi in città è un diritto pubblico e non può essere un diritto negato – spiega Del Re – e questo perché non ci sono adeguati incentivi all’abbandono del mezzo privato a favore di quello pubblico. Investire in corsie preferenziali, in posteggi scambiatori e in collegamenti intermodali è l’unico modo per dare un futuro sostenibile alle nostre vite. Servono scelte radicali e servono subito. Non solo per smettere di incidere sul cambiamento climatico, ma per aumentare la qualità delle nostre vite”.