Firenze – Il termine bullismo è la traduzione italiana dell’inglese "bullying" e viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole. Per parlare di bullismo non è sufficiente che si verifichi un singolo episodio, ma deve instaurarsi una situazione che cronicizzandosi crei ruoli definiti. Non basta una litigata, ma c’è quando crea squilibrio in termini di forza.
L’esempio tipico è quello verso i portatori di handicap. Non è solo fisico anzi, sempre più spesso si caratterizza come verbale e psicologico e stanno prendendo sempre più piede quello declinato al femminile e quello sui social network che ne ha amplificato possibilità di persecuzione e diminuito quelle di essere scoperti. È un fenomeno dipendente da molte variabili: personalità del soggetto, tipologie familiari, caratteristiche del gruppo.
Di queste complesse problematiche che caratterizzano il bullismo e il cyberbullismo si parlerà nel corso di un convegno organizzato dal Rotary Club Casentino distretto 2071, in collaborazione con il Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Grazia Sestini, l’ufficio territoriale di Arezzo della direzione regionale Toscana del ministero dell’Istruzione, l’Unicef, l’Azienda Usl 8 e il servizio politiche sociali giovanili e pari opportunità, sabato 28 febbraio a Bibbiena (alle 16, sala Consiliare – palazzo Niccolini).
Un appuntamento voluto per sensibilizzare istituzioni, mondo della scuola, genitori e tutta la comunità ma anche per manifestare l’oggettiva difficoltà a reperire dati certi. “Telefono Azzurro – anticipa Sestini – nel 2014 ha trattato casi pari al 16,5 per cento del totale e si riferiscono a minori compresi tra i 10 e i 14 anni”.
Il fenomeno è in forte crescita complici i social networks che, come detto, aumentano le possibilità di oppressione. “Avere molti “like” sul proprio profilo – continua il Garante – amplifica la considerazione che il bullo ha di sé e lo spinge a fare sempre di più”. La “vera prevenzione è soprattutto educativa ossia proporre buone relazioni in famiglia perché i figli guardano cosa fanno i genitori”. “Valorizzare le capacità dei ragazzi di risolvere i loro problemi e accrescere la loro autostima”, sono processi importanti così come creare a scuola un ambiente accogliente “anche le aule pulite sono prevenzione” osserva Sestini.
“Instaurare un clima di fiducia e parlare di tutto con i ragazzi è fondamentale anche per togliere al bullo l’aura di mistero che aumenta l’emulazione e la violenza”. Il clima familiare è quindi un punto di partenza anche per mediare alla “esplosione di violenza mediatica che aumenta la fruizione di spettacoli violenti”. “Le forme del bullismo – spiega Sestini – richiamano fattispecie previste dal codice penale ossia percosse, lesioni personali, furto, estorsione, danneggiamento, per cui probabilmente non c’è bisogno di una legge.
Resta aperto il problema della gravità. La scuola deve denunciare alla procura minorile gli atti più gravi compreso il cyberstalking”.
Ma come ci si accorge di vittime e bulli? “Esistono segnali precisi. Nelle vittime la paura di andare a scuola, in luoghi frequentati da ragazzi e perfino il rifiuto a navigare in internet sono indicatori importanti. Stesso dicasi per l’abbassamento del rendimento scolastico e per un malessere costante. Il bullo è invece caratterizzato da un aumento dell’aggressività verso tutti, oltre che dal possesso di oggetti non suoi”.
Nel corso del convegno si susseguiranno interventi di vari relatori tra i quali Adelmo Baracchi presidente Rotary Club Casentino, Francesco Polverini presidente Unicef Arezzo, Eleonora Ducci vice presidente Provincia di Arezzo, Serenella Sassoli Asl 8 - Sert Zona Socio Sanitaria Casentino, Sabrina Mari educatrice Sert, Angelo Antonio Sorrentino Tenente Colonnello Arma Carabinieri di Arezzo, Renata Ludovicifondatrice dell’Associazione Volontariato “Il rifugio di Francesco” Onlus.