Due settimane fa l'opinione pubblica italiana si interrogava sulla rissa in un barcone tra profughi presunti cristiani e musulmani, che aveva provocato alcune vittime. Poi nei giorni scorsi la notizia della strage di 700 migranti nelle acque del Mediterraneo ha ridimensionato tutto alla realtà dei fatti, una migrazione epocale che coinvolge interi popoli. Non siamo il paese con più stranieri in rapporto alla popolazione, ma sia di sicuro quello che rende più difficile prendere la cittadinanza. L'Italia ha paura della fuga dei cervelli e contemporaneamente dell'arrivo degli immigrati, un paese che teme ogni forma di cambiamento e non ama interrogarsi davvero sul da farsi davanti al futuro.
Anche nel caso della tragedia marittima della settimana scorsa la retorica si è sprecata d'ambo gli schieramenti, spesso a fini elettorali, e in un dibattito pubblico in cui i migranti, non solo non avevano nome e cognome, ma erano un fondale indistinto di schermaglie verbali in cui mancava spesso il perché e il come.
Eppure il fenomeno dell'immigrazione ha manifestato le sue prime avvisaglie a metà degli anni '80, tre decenni fa, e da allora è cresciuto mostrando altalenanti tendenze e peculiarità temporali. Allora quei titoli giornalistici che raccontano di un'”Invasione” affabulano il lettore senza informarlo davvero. L'esodo verso i paesi europei, Italia compresa, è una vecchia storia, che ci accompagnerà per lungo tempo. Chi vuole raccontarla sul serio deve spiegare da dove vengono, cosa cercano, cosa possono trovare e come intendiamo governare questo cambiamento.
Non sono nuove infatti nemmeno parole come richiedenti asilo, o servizi per l'impiego, o assistenza sociale. Sopratutto a Firenze, una città che dell'accoglienza fa un fiore all'occhiello da sempre, con i suoi 1.500 posti letto per senza casa, immigrati compresi. Questa settimana andremo proprio a vedere come la nostra città affronta e gestisce il fenomeno dell'immigrazione, quanti sono regolari e clandestini, quali sono i loro bisogni, come possono incontrare l'offerta sociale fiorentina, che impatto ha il loro arrivo sulla sanità pubblica. Lo faremo incontrando operatori ed esperti, impegnati nei centri di accoglienza per profughi, negli enti pubblici che facilitano l'accesso ai servizi sociali e al lavoro a chi è già arrivato in Italia da tempo, nelle strutture territoriali del servizio sanitario toscano. Nella speranza di capire come organizzare meglio il futuro, senza allarmismi, ma con la responsabilità consapevole del fenomeno.