La rivalità tra padre e figlio , elemento significativo di molte analisi psicanalitiche e di molta letteratura da Kafka a Svevo a Federigo Tozzi, è il nucleo del film del regista francese Bruno Chiche. Il regista che individua questo elemento critico in un padre e in un figlio che fanno la stessa professione non ne fa una una commedia amara. “ Maestro(s)” è un'opera riflessiva che, pur implicitamente drammatica, regala momenti leggeri e ironici che aiutano a comprendere la personalità di due personaggi difficili , ma davvero autentici.
Nella famiglia Dumar, padre e figlio sono direttori d'orchestra. François, il padre, sta per terminare una lunga e brillante carriera internazionale mentre Denis, il figlio, ha appena vinto il suo ennesimo premio nel campo della musica classica. Quando François viene a sapere di essere stato scelto per dirigere l'orchestra del Teatro alla Scala di Milano, quasi non riesce a crederci: il sogno di una vita intera sta per realizzarsi. Dapprima molto felice per il padre, Denis dovrà presto fare i conti con una realtà inattesa: il Dumar prescelto per l'incarico è lui e non il padre.
Da qui il film prende il suo ritmo,tra i silenzi e il non detto tra padre e figlio, tra affetto inespresso e rivalità nascoste,la storia non assume risvolti particolarmente drammatici ma si scioglie in un vero e proprio colpo di teatro che sorprende piacevolmente lo spettatore . Particolarmente riuscito il dialogo padre e figlio che Yvan Attal e Pierre Arditi costruiscono. Un dialogo fatto di silenzi, di affetto, di verità inespresse. Il dialogo di due uomini che nelle loro solitudini sembrano avere soprattutto nella musica la loro capacità espressiva.
Il film che è diretto magistralmente da Bruno Chiche, è stato presentato in anteprima a Firenze nella serata inaugurale di France Odeon, il festival del cinema francese giunto alla sua quattordicesima edizione, e sarà nelle sale italiane nel prossimo mese di dicembre.
