Gli architetti fiorentini non faranno parte della commissione di preselezione per il concorso di idee internazionale finalizzato al recupero dell'area ex Lupi di Toscana, al confine tra Firenze e Scandicci. L'Ordine degli architetti ha infatti declinato l'invito del Comune di Firenze ad indicare un suo rappresentante nella giuria.
È il presidente Roberto Masini a spiegarne i motivi. “Come abbiamo scritto in una lettera inviata al Comune – dice – salutiamo con soddisfazione il ricorso allo strumento concorsuale ma riteniamo che il bando, così come è stato pensato, presenti troppe criticità che non tutelano l'interesse collettivo”. Entrando nel merito della questione, gli architetti fanno notare come nel testo della gara sia scritto che “la proposta progettuale vincitrice costituirà riferimento per la definizione della previsione del Regolamento Urbanistico”. “Significa – dice Masini - che gli esiti del concorso non saranno coerentemente realizzati ma utilizzati dagli uffici urbanistici per articolare le norme del Ruc. In sostanza, le idee proposte non avranno alcuna garanzia di recepimento”.
Perplessità anche sulla “struttura” del bando, che si articola in un concorso di idee iniziale che porterà all'individuazione di otto elaborati che accederanno alla gara di progettazione vera e propria. “Nella prima fase, non si metterà a disposizione dei professionisti il Documento preliminare alla progettazione, ossia il materiale conoscitivo necessario per rispondere alle esigenze urbanistiche, funzionali e di vivibilità di un'area – spiega Masini -. In questo modo si rischia di ottenere proposte deficitarie nei contenuti, soprattutto da parte di concorrenti internazionali che non conoscono bene l'area, lacuna che neanche il sito dedicato alla partecipazione permette di compensare.”
Per lo stesso motivo, secondo gli architetti, risulta “fuorviante” la richiesta di un piano economico finanziario proposto dal concorrente nell'ambito del concorso di idee, “dal momento che non potrà basarsi su nessun fondamento concreto, non potendo riferirsi a stime circostanziate per esempio su stato dei luoghi, sottoservizi, tipologie costruttive e tempi di realizzazione”.
L'Ordine mette in luce anche il nodo della doppia giuria. “Una procedura – dice il presidente degli architetti - che può generare confusione nei partecipanti e aprire alla possibilità di giudizi contraddittori, trovandosi la seconda giuria ad accettare supinamente una selezione di progetti fatta da altri su criteri analoghi”.
Gli architetti, inoltre, ritengono un errore non aver optato per una gestione telematica del concorso, come strumento garante di maggiore partecipazione, anonimato e risparmio per i progettisti. Tra la criticità, infine, anche la comunicazione della partecipazione alla giuria, che per gli architetti avrebbe dovuto essere veicolata direttamente agli interessati anziché farne venire a conoscenza attraverso la lettura del bando.