Firenze, 29 giugno 2020 - «Vogliamo esprimere la nostra solidarietà all’operatore socio sanitario del presidio ospedaliero San Giovanni di Dio di Torregalli licenziato dalla Direzione Generale USL Toscana Centro. Si tratta di un atto grave che nega la libertà personale e che rende manifesto un clima di caccia alle streghe tale da non mettere in condizione i professionisti sanitari tutti di svolgere serenamente il proprio lavoro».
Così il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia, Danilo Massai, commenta il licenziamento, avvenuto nei giorni scorsi, di un operatore sanitario ritenuto essere la ‘voce’ di un’intervista in forma anonima rilasciata al Tg2 in cui un dipendente dell’ospedale di Torregalli aveva criticato la gestione dell’emergenza Covid, lasciando intendere che l’organizzazione dell’ospedale non garantisse le necessarie sicurezze.
«Il licenziamento, peraltro è avvenuto senza comprovata motivazione, anche perché l’operatore ha più volte ribadito di non essere la persona che ha rilasciato quell’intervista. Quindi il procedimento disciplinare che ha portato al suo licenziamento è illegittimo – prosegue Massai - . In ogni caso il provvedimento è lesivo della libertà personale, tanto più che la persona licenziata è anche un rappresentante sindacale».
Ma il presidente di Opi Fi-Pt va oltre. «Quanto accaduto – spiega – ci dovrebbe spingere anche a una riflessione più ampia sulla gestione della comunicazione da parte delle Aziende sanitarie. Da troppo tempo è stato imposto un silenzio pressoché assoluto a tutti i dipendenti e, alla luce di questa imposizione, sono iniziate le misure punitive nei confronti di chiunque faccia segnalazioni o avanzi critiche. È un atteggiamento molto pericoloso, che rischia di diventare gravemente lesivo della libertà di espressione e dei diritti sindacali dei lavoratori. Una cosa è mentire e diffamare, un’altra raccontare problematiche reali: le due cose non possono essere messe sullo stesso piano. Evidenziare dei problemi in modo costruttivo fa parte dei doveri professionali».
«Va anche considerato – proseguono da Opi Fi-Pt – che la fase di emergenza Coronavirus è stata difficile per tutti. Lo è stata per la dirigenza, per le aziende sanitarie e per le Regioni, così come per il personale operativo. Se a fronte di indicazioni spesso frammentarie e contrastanti, con in gioco il proprio vissuto di morte e disperazione, qualcuno ha voluto gridare il proprio dissenso, oggi andrebbe accolto con attenzione e ascolto, non certo con forme di repressione».