Una leggenda, un castello misterioso, una mano insanguinata sul muro… pochi ingredienti per creare una grande leggenda, quella della povera baronessa di Carini, la cui leggenda si perde nella notte dei tempi.
Ad attualizzare la sua triste storia ci ha pensato lo scrittore Pietro Trapassi, originario di Palermo ma residente a Campi Bisenzio (FI), che l’avrà sentita narrare sin dall’infanzia.
Ne è nato un bellissimo romanzo storico “Laura Lanza, la baronessa di Carini – Romanzo di Cappe e Spade” edito da Bonfirraro, che sarà presentato per la prima volta in assoluto venerdì 28 aprile alle ore 18 a Sesto Fiorentino, presso la libreria Rinascita di via Gramsci. Dialogheranno con l’autore, la scrittrice fiorentina Marcella Spinozzi Tarducci e lo storico Guglielmo Adilardi.
La riflessione sulla violenza sulle donne non ha, infatti, confini, né temporali né geografici: la barbara uccisione della bella Laura Lanza è conosciuta come il primo femminicidio della storia ad opera di un padre padrone senza scrupoli e adesso il suo racconto, vivificato e reintegrato dalle nuove scoperte storiografiche, viene messo in scena dalla bella penna di Trapassi, con la ferma volontà di condannare ogni forma di abuso. “Storia vecchia – dice – ma mai dimenticata, da avversare con tutte le nostre forze”.
Con grande acribia storica, l’autore compie le sue ricerche d’archivio in maniera precisa e scientifica, che lo porteranno a sviluppare il nucleo narrativo, ma lo spunto principale gli arriva dai ricordi della sua adolescenza, quando guardava il bel Castello di Carini: tante volte gli avevano raccontato che proprio lì, su una roccia, rimase impressa la mano insanguinata della povera Laura. Da qui comincia a snocciolarsi una bella storia d’amore e d’onore…
Laura, infatti, è purtroppo il mezzo per fare aumentare il prestigio del Casato: occorre uno sposo, almeno di pari grado nobiliare. L’autorità paterna la spunta sulla scelta, che cade sul figlio, Vincenzo, della famiglia La Grua, baroni di Carini. Ma Laura ama Ludovico Venagallo: i due devono tacitare i loro sentimenti e diventano amanti. Scoperta la relazione, il barone di Carini, consigliato da un parente religioso e inviso a Laura, riesce a fare intervenire don Cesare per avere soddisfazione del tradimento della moglie. La storia ci consegna, infatti, l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563, conservato nell’archivio della Chiesa Madre di Carini, insieme a quello di Ludovico.
Soltanto il tocco sorprendente di Trapassi, che segue tutto il libro con leggiadria e tenerezza, esplode nel finale, travolgente e originale, riuscirà a squarciare le tenebre dell’odio.
«Si è scelto di intitolare il romanzo proprio alla ragazza – dicono congiuntamente l’editore Salvo Bonfirraro e l’autore – perché abbiamo voluto dare rilievo a questa figura fiera di donna del Rinascimento che paga con il proprio sangue la sua verità, il suo essere sua e di nessun altro».
Una scelta completamente coerente con la linea tematica di Bonfirraro, che si prefigge di riservare “al femminile” un ampio spazio della propria produzione editoriale e un’attenzione particolare proprio alle pubblicazioni dal carattere di denuncia nei confronti di qualsiasi forma di maltrattamenti e di ingiustizie e di lottare per l’affermazione di valori ritenuti inalienabili.