Coprodotto da Teatro Metastasio di Prato, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto, Oyes, da mercoledì 2 a domenica 6 febbraio al Teatro Metastasio debutta in prima nazionale LA COSCIENZA DI ZENO, uno spettacolo della compagnia Oyes diretto da Stefano Cordella e Noemi Radice che, a partire dal romanzo di Italo Svevo, hanno anche rielaborato il testo insieme a Dario Merlini (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30).
Pubblicato nel 1923, La Coscienza di Zeno è stato un romanzo rivoluzionario. L'autore narra la crisi dell'uomo contemporaneo, procedendo per nuclei tematici che destrutturano la tradizionale trama lineare. Svevo racconta un uomo nuovo per il suo tempo, un antieroe senza volontà alla ricerca delle origini del suo malessere. Lo psicanalista gli ha assegnato il compito di scrivere un diario, un'autobiografia che ripercorra i punti critici della sua vita, per provare a comprendere l'origine della sua malattia. Il protagonista ritorna ossessivamente sul suo passato, cercando di identificare ciò che ha ostacolato la sua realizzazione, seguendo un flusso di coscienza, sempre sul sottile crinale tra sincerità e menzogna, tra razionalità e inconscio. Nel tentativo di raccontarsi svela contraddizioni e lacerazioni profonde.
Proprio queste crepe e aporie del vissuto, le contraddizioni della società, sono da sempre alla base delle drammaturgie collettive originali che un gruppo under 35 di attori diplomati all'Accademia dei Filodrammatici di Milano, riunito dal 2010 nella compagnia Oyes, sviluppa senza perdere il confronto con la tradizione e i grandi autori classici e contemporanei.
Nella visione di Oyes, Zeno Cosini è il paradigma di un'umanità superata, di un tempo che sta per scadere ma che non vuole scomparire. Il protagonista si muove senza baricentro, faticando a leggere la realtà che lo circonda, ormai privo di certezze su cui poggiarsi. La sua pubblica autoanalisi vede sfilare i personaggi della sua vita – il padre, la moglie, il socio, l'amante –, come fantasmi della coscienza, aggrappati e rinchiusi in un secolo ormai passato, in un surreale gioco in cui i piani si confondono.
Sul palco, gli attori – Livia Castiglioni, Daniele Crasti, Francesca Gemma, Francesco Meola, Dario Merlini, Fabio Zulli – si muovono in un luogo apparentemente realistico, con solo alcuni elementi stranianti a simboleggiare l'inconscio, e la tormentata narrazione di Zeno ripercorre i punti critici della sua esistenza divenendo un tragicomico cimitero di buoni propositi. La sua autoanalisi procede per bruschi arresti e accelerazioni improvvise, dilatando e restringendo il tempo, seguendo il flusso di coscienza e la libera associazione di idee, sempre sul sottile crinale tra vero e falso, tra cosciente e irrazionale, tra memoria e creazione artistica.