FIRENZE - Jeff Koons, icona del panorama artistico contemporaneo, espone a Firenze in una mostra-evento, in concomitanza con la Biennale Internazionale d’Antiquariato, della quale è l’ospite d’onore, a simboleggiare il dialogo della città di Firenze con tutte le epoche artistiche. Per tre mesi, la piazza pubblica rinascimentale per eccellenza, Piazza della Signoria, si apre a un progetto culturale d’incontro fra l’arte classica e quella contemporanea, per rivivere nel presente quelle che furono le grandezze del passato, quando, fra il Quattrocento e il Cinquecento, la città di Firenze fu la capitale morale d’Europa, e dell’intero mondo conosciuto.
Un ruolo che, se appare difficile da riconquistare per intero, lo si può comunque condividere con altre città del mondo, e il capoluogo toscano è adesso idealmente collegata con Bilbao (la cui sede del Guggenheim ospita l’altra mostra europea di Jeff Koons), e New York, città dove l’artista risiede e lavora.
Parlare di mostra-evento può far pensare a mere esigenze di vetrina, a uno scintillio di luci senza una reale concretezza artistica. Molto spesso è così, ma non quando si parla di Koons, un artista che, seppur inserito nel mercato del collezionismo mondiale, non per questo ha rinunciato a un suo personale pensiero artistico.
Questo americano di Pittsburgh, fa dell’immagine il suo credo artistico, al punto da innalzarla sull’altare dell’arte e staccarla dalla realtà. Un’acriticità, questa, che nulla toglie alla sua statura artistica, anzi ne fa un esponente dell’arte pura, ponendolo al fianco di scultori quali Benvenuto Cellini, Gian Lorenzo Bernini e Lorenzo Bartolini, non tanto per stile, quanto per concettualità. Nonostante sia sovente etichettato come artista dell’effimero, legato al mercato, Jeff Koons è qualcosa di più; dietro l’apparente, mera ricerca del banale, emerge un attento e innovativo cantore, non privo di colorata poesia, di una società in costante evoluzione, e caratterizzato da un’innovativa tecnica compositiva.
“Acritico” per vocazione, Koons è scultore della spiritualità dell’essere umano, direttamente richiamandosi alla purezza classica della statuaria greca, dall’erotismo più casto e intellettuale. Su quest’ultima scia, si collocano le opere mature della serie Gazing Balls, calchi in gesso di celebri sculture del periodo greco-romano, alle quali Koons ha aggiunto, in posizione di precario equilibrio, una sfera di vetro blu, simbolo di perfezione ed eternità. A questa serie appartiene la seconda delle opere in mostra, quel Fauno Barberini già copia d’età imperiale di un bronzo ellenistico.
Dalla rilettura di Koons scaturisce un meraviglioso gioco di forme ed equilibrio, filosofico richiamo al Neo-platonismo rinascimentale, secondo cui la realtà è un universo ordinato, ogni parte del quale è in armonia con le altre, ed ha forma di sfera. Inoltre, afferma Marsilio Ficino, l’uomo è composto di anima e di corpo, spirito e materia. Elementi che si percepiscono nella scultura di Koons, in particolare l’anima, evocata dalle superfici specchianti della sfera blu, che assorbe l’osservatore e ogni elemento che a lui sta attorno, in un ideale abbraccio cosmico, simbolo dell’armonia del tutto, cui appunto tende la spiritualità dell’uomo.
Una scultura che, nonostante la concezione contemporanea, si inserisce con delicato equilibrio tra le opere e gli affreschi dell’antica Sala del Giglio.
Parimente affascinante, Pluto and Proserpina (2010-13), realizzata in acciaio inox lucidato a specchio, e ispirata al berniniano Ratto di Proserpina (1622), che rilegge un episodio della mitologia greca. Sistemata nell’arengario di Palazzo Vecchio, fra le copie del David e della Giuditta, è la prima scultura originale a essere ospitata dopo secoli in Piazza della Signoria. Ispirandosi al mito greco, Koons ha inteso inneggiare all’immortalità dell’arte, alla continua rinascita e ridefinizione della bellezza e dell’amore, simboleggiati dall’unione, seppur drammatica, di Plutone e Proserpina. A significare come l’arte antica possa essere un’importante fonte d’ispirazione per quella contemporanea, all’interno di un compromesso fra dimensione umana e progresso tecnologico. Un approccio che fa di Koons il profeta di un umanesimo artistico contemporaneo, e per il quale la tecnologia è soltanto un mezzo, e non un fine.
Niccolò Lucarelli