FIRENZE- "Non si dispiaccia la ministra Lorenzin, ma la legge sull'intramoenia va abolita e io mi adopererò in tal senso, disponibile peraltro ad ogni confronto in tutte le sedi opportune". l presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, replica così alle dichiarazioni della responsabile del dicastero della salute. "Nella mia regione, come del resto in altre, molto è stato fatto – continua – per ridurre i disagi dei cittadini e per garantirne l'uguaglianza nell'accesso alle prestazioni sanitarie.
Ora, però, è giunto il momento di intervenire con un nuovo strumento legislativo, che sia in grado di ridurre il lucro e il profitto privato quando si esercita in una struttura pubblica". "Quanto alla mia assenza dall'incontro di oggi a Roma – precisa Rossi – sono certo che la ministra ne comprenderà le ragioni. Stamani un aereo dell'Aeronautica militare ha riportato in Italia, all'aeroporto di Pisa, le quattro salme delle studentesse Erasmus decedute nel tragico incidente in Catalogna.
Era mio dovere istituzionale accoglierle, insieme alle altre autorità di governo presenti".
“Rossi che si fa promotore di una legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’attività intramoenia nel servizio sanitario regionale è un Rossi pentito e diverso da quello che per molti anni, da Assessore alla sanità, l’ha sostenuta convintamente insieme al suo partito. Ci sembra più una strizzata d’occhio a chi dovrebbe sostenerlo nella sua candidatura a segretario che una reale intenzione di incidere nella vita dei cittadini.” Affermano i consiglieri Sarti e Fattori di Si Toscana a Sinistra “Senza nemmeno l’imbarazzo di dover cambiare idea gli concediamo comunque il beneficio del dubbio e lo sfidiamo sul suo stesso terreno: abbiamo presentato in Consiglio una mozione che impegna Rossi e la sua Giunta a dotarsi, sin da subito, di norme che riducano drasticamente l’utilizzo della attività di libera professione in intramoenia nelle Aziende sanitarie della nostra Regione, a cominciare da un blocco automatico nei settori dove ci siano lunghe liste di attesa.
Succede già in Emilia Romagna, perché aspettare?” “L’attività intramuraria si è rivelata fonte di grande diseguaglianza, portando ad una discriminazione di trattamento tra chi può pagarsi visite specialistiche, prestazioni diagnostiche e interventi chirurgici in intramoenia con tempi di attesa brevissimi e cittadini che non potendoselo permettere devono sottostare a lunghissime liste di attesa. A causa delle sue interferenze nel canale istituzionale che riguarda l’organizzazione dei servizi, i tempi di attesa e la trasparenza delle prenotazioni, la libera professione è diventata anche un’area a rischio di grave corruzione in sanità.
In Toscana incide complessivamente per il 10% dell’attività, con i cittadini che pagano 130 milioni di euro per usufruirne”. “Pensiamo allora ad organizzare il sistema in maniera tale da cancellarne il bisogno, cominciamo a rendere operativi i macchinari per più tempo, incentiviamo e rimpolpiamo il personale sanitario, diamo anche indicazioni chiare ai Centri Unici di Prenotazione, i quali troppo spesso indicano agli utenti la libera professione come l’alternativa più comoda.
Per la conclusione dell’iter di raccolta delle 500.000 firme, della presentazione e dell’approvazione di una proposta di legge di iniziativa popolare ci vogliono mesi e mesi, per provvedimenti come questi basta una seduta di Giunta. “