Firenze – “Con il piano del paesaggio toscano è stata fatta un’opera monumentale che inciderà nel dibattito culturale futuro, un dato che segnerà questa legislatura” così il presidente della Regione Enrico Rossi prende la parola in aula e inizia la conclusione del dibattito sull’adozione dell’integrazione al Pit con valenza di Piano paesaggistico.
“Vedo questo piano – ha detto Rossi – come una svolta che permette alla Toscana di evitare scempi futuri, di superare incertezze normative, arbitrio e indeterminatezza. È un piano di chiarezza e di semplificazione per la vita dei cittadini”.
“Non voglio sottrarmi dal parlare delle cave. Mai siamo partiti dall’idea di chiuderle – ha precisato il presidente – ma di superare quelle interne al perimetro del parco delle Apuane. Non abbiamo mai pensato di bloccare l’attività economica di estrazione del marmo, ma vogliamo introdurre regole precise e generali, quello sì, per le autorizzazioni, le procedure, con il superamento di situazioni di incertezza e mancanza di vincoli”. Il piano consente “in applicazione della legge Galasso del 1985, e questo è un punto irreversibile, di salvaguardare vette e creste sopra i 1200 metri.
Lo skyline delle Apuane va tutelato”. Un altro obbiettivo da raggiungere, previsto nel piano è quello “che entro il 2020, almeno il 50 per cento dell’estratto sia lavorato in loco. Siamo contro le forme di delocalizzazione”. Il presidente ha ricordato che a Massa e Carrara l’estrazione viene spesso fatta, anche grazie alle nuove tecnologie, in modo speculativo “il marmo viene portato via come il burro, noi vogliamo che rimanga in Toscana. Questo è lavoro. Con questo piano – ha ribadito Rossi – lanciamo una sfida agli industriali.
Questa ricchezza, unica al mondo, deve essere valorizzata sul luogo e creare occupazione. Quella che noi proponiamo è una rivoluzione culturale perché – ha concluso Rossi – la Toscana deve rimanere bella. Con questo piano ci apprestiamo a tutelare e se possibile abbellire la nostra regione, il dolce volto della nostra patria toscana”.
"Ritengo il piano oggi adottato un significativo progetto per il futuro della Toscana, segnale di un diverso sviluppo possibile. Da questo punto di vista, il passo indietro degli emendamenti passati in commissione è servito comunque ad approvare un punto di svolta e andare avanti con maggiore consapevolezza, cultura e regole più chiare relative alle trasformazioni del territorio" questo il commento dell'assessore a urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio Anna Marson, dopo l'adozione in Consiglio regionale del Piano paesaggistico. Il Consiglio regionale toscano, secondo l'assessore, "primo in Italia si è fatto carico di una responsabilità che gli fa onore, nell'adottare un piano paesaggistico copianificato con il Ministero competente in materia di paesaggio, la cui redazione viene attribuita alle Regioni dal Codice nazionale dei beni culturali e del paesaggio. Per quanto riguarda le cave nelle Apuane – dice ancora Marson - lungi dal bloccare tutte le attività, il piano si propone invece di farle evolvere in modo più sostenibile, sia in merito all'occupazione che alla tutela del paesaggio.
Anzi, in questo caso si può dire che tutela dell'occupazione e tutela del paesaggio possono evolvere positivamente soltanto insieme. Statico non è certo il piano – ribadisce l'assessore regionale - ma la posizione di coloro che intendono mantenere le loro rendite di posizione senza confrontarsi con gli interessi collettivi e diffusi, e con le molteplici economie che un territorio può supportare se trattato con maggiore cura".Alla vigilia del voto sul Piano, AVAAZ e le associazioni ambientaliste hanno consegnato una petizione di oltre 87mila firme al Presidente Enrico Rossi (foto) e al Consiglio Regionale, chiedendo loro di fermare la distruzione delle Alpi Apuane. Il commento di Luca Nicotra, rappresentante di AVAAZ in Italia: "Questa è la legge che volevano le aziende del settore lapideo e che è stata servita loro su un piatto d'argento da un Consiglio regionale asservito ai loro interessi.
Si è arrivati al paradosso di avere un Piano di 'tutela' del paesaggio che invece di chiudere le cave nel parco, consente che ne vengano aperte di nuove. La democrazia in Toscana è ostaggio dell'industria mineraria: il Governo ha il dovere di intervenire tramite il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dell’Ambiente, imponendo il ripristino delle tutele previste nel Piano originario”.