Firenze, 9 aprile 2021- Il Prefetto di Firenze, Alessandra Guidi, nel “Giorno della Memoria” dedicato alle vittime del terrorismo, 43° anniversario dell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, sottolinea la necessità di ricordare le vite spezzate dalla violenza del fanatismo politico, minaccia alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile.
Una lunga scia di sangue che ha attraversato oltre 40 anni della nostra storia. Centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, personaggi politici e semplici cittadini sono morti a causa della follia eversiva di feroci assassini. L'ultimo un agente della Polizia Ferroviaria: Emanuele Petri, assassinato da un appartenente alle nuove Brigate Rosse su un treno ad Arezzo, nel 2003.
La memoria dei servitori delle Istituzioni e dei cittadini impegnati nella vita sociale, rinnova e rafforza il sentimento di solidarietà con i familiari, e l’impegno verso gli interessi della collettività. Questo sentimento è particolarmente vivo nella città di Firenze, in un recente passato colpita dalla violenza finalizzata a destabilizzare l’assetto costituzionale, con l’assassinio dell’ex sindaco Lando Conti del 10 febbraio 1986 e con la strage di via dei Georgofili nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993.
“Ricordare è un dovere -ha detto il Prefetto-. È giusto riconoscere il coraggio di chi ha continuato a difendere i valori della libertà, il diritto e la legalità, le istituzioni che presidiano la dialettica democratica. La storia ci ha dimostrato che l'unità e la coesione sociale sono gli strumenti più efficaci di fronte alla violenza eversiva. Le istituzioni pubbliche hanno perciò il dovere di spingere lo sguardo nel profondo della storia, sciogliere gli eventuali interrogativi ancora presenti, per rafforzare il futuro della nostra comunità”.
In occasione della “Giornata della Memoria” delle vittime del terrorismo e delle stragi, la Sottosegreteria ai Rapporti con il Parlamento, la Senatrice Caterina Bini, ha deposto una corona d’alloro presso il Monumento “Memoria Storica per Aldo Moro” a Pistoia. Alla cerimonia hanno preso parte il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani; il Vicesindaco del Comune di Pistoia, Anna Maria Celesti; Gabriele Giacomelli, in rappresentanza della provincia di Pistoia e il presidente del Centro Studi “G. Donati”, Francesco Niccolai.
La Sottosegretaria ha affidato ad un post su Facebook la sua riflessione: “Il 9 Maggio 1978 veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro. Subì un agguato, venne imprigionato e infine ucciso per mano delle Brigate Rosse, una delle potenti e sanguinarie organizzazioni terroristiche italiane.
Sono trascorsi 43 anni e oggi ricorre il “Giorno della Memoria” delle vittime del terrorismo e delle stragi. Negli anni di piombo hanno perso la vita oltre 400 persone tra magistrati, uomini politici, docenti, operai, sindacalisti, studenti, giornalisti. Uomini che, giurando fedeltà alla Repubblica, hanno subìto violenze inaudite e pagato il prezzo più alto: la vita.
Abbiamo il dovere di non dimenticare simili stragi ma soprattutto non dobbiamo stare in silenzio. Prendo in prestito le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "la completa verità sugli anni di piombo è un'esigenza fondamentale per la Repubblica".”
L'Amministrazione Comunale di Livorno, da quest'anno, aderisce al Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi. Stamani, nella Sala del Consiglio comunale, il Comune di Livorno ha reso omaggio alla memoria dei due cittadini livornesi vittime della strage di Bologna il 2 agosto 1980: Lina Ferretti Mannocci, che perse la vita nell'attentato, e il marito Rolando Mannocci, ferito gravemente e rimasto invalido, perito successivamente, e inserito quindi ufficialmente nella lista dei deceduti a causa della strage.
Il sindaco Luca Salvetti, durante una cerimonia presieduta dal presidente del Consiglio Comunale Pietro Caruso, ha consegnato una pergamena ai figli della coppia, Paola e Maurizio Mannocci, alla presenza del prefetto Paolo D'Attilio, delle autorità cittadine e dei capigruppo consiliari.
Questa la sintesi dell'intervento del sindaco Luca Salvetti: "Una semplice ricerca su internet ci consente di capire, attraverso dei numeri angoscianti, quanto in un determinato periodo storico del nostro paese il terrorismo divenne un elemento deflagrante della vita sociale italiana. Dal 1969 al 1984 centinaia di morti, dolore e sgomento, persone strappate all’affetto dei propri cari che negli anni successivi qualcuno a voluto e provato a distinguere, magari per la matrice politica e ideologica di chi le ha uccise, ma che noi abbiamo il dovere di ricordare tutti allo stesso modo in quanto vittime di un mondo deviato e barbaro.
Noi sappiamo che proprio nel momento più cruento ci furono persone che non si arresero ai diktat della paura e alla logica del terrorismo. Impegnarono le loro energie migliori per costruire un futuro promettente per loro e per tutti noi. Gli esempi furono tantissimi nel mondo della politica, della società civile ma coloro in tante fasi hanno rappresentato un elemento di riferimento sono stati i familiari attraverso l’impegno per alimentare il ricordo e la memoria.
A me sorprende francamente che nel nostro paese solo nel 2007 si sia arrivati ad individuare il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e stupisce che solo oggi a Livorno si proceda quel giorno a viverlo nel pieno del suo significato con una iniziativa istituzionale.Dobbiamo recuperare il tempo perduto e dobbiamo farlo nel rispetto di chi ha perso la vita in quella stagione drammatica.
Tra questi, nella terribile strage di bologna del il 2 agosto 1980 ci sono anche due livornesi, Lina Ferretti Mannocci, che perse la vita nell'attentato, e il marito Rolando Mannocci, ferito gravemente e rimasto invalido, perito successivamente, e inserito quindi ufficialmente nella lista dei deceduti a causa della strage. La donna rimase schiacciata tra le macerie e morì poco dopo, mentre le prime squadre di soccorso cercavano di prestarle aiuto. Il marito fu tratto in salvo dalle squadre di soccorso che dovettero lavorare diverso tempo prima di liberarlo dalle macerie.
Mannocci fu trasportato prima all'ospedale Bellaria, poi al Maggiore e quindi al centro traumatologico. Mannocci fu investito dall'esplosione alle spalle, dove riportò le ustioni più profonde, mentre un braccio e soprattutto una mano (si parlava della necessità di un intervento di amputazione) rimasero colpiti dal crollo. La coppia, che abitava a Livorno in via Pannocchia, nella zona della stazione, era partita la mattina presto alla volta di Bologna dove, alle 11.30, avrebbe dovuto prendere la coincidenza per raggiungere Bolzano.
I due si trovavano proprio nella sala d'attesa dove era stato collocato l'esplosivo.Nei giorni successivi all’attentato la nostra città partecipò intensamente al dolore con l’allora sindaco Nannipieri, che inviò al sindaco di Bologna, Renato Zangheri, un telegramma di commossa partecipazione dei livornesi. Nannipieri inviò anche un telegramma a nome della città anche ai figli della coppia. Un telegramma fu inviato anche dal presidente della Provincia Emanuele Cocchella,
Già dalla domenica, avuta certezza che si trattava di un attentato terroristico, si riunirono sia la Giunta comunale che il Comitato cittadino antifascista. E mentre i sindacati decidevano due ore di sciopero generale per la mattina del lunedì 4, dalle segreterie dei partiti partivano documenti di condanna.
Il comitato permanente antifascista, con l'appoggio del sindacato confederale e dei partiti democratici, indisse per la sera dalla domenica una manifestazione popolare in piazza della Repubblica per esprimere solidarietà alle vittime, per manifestare il più fermo impegno contro le forze dell'eversione fascista, e per difendere e rafforzare le istituzioni democratiche.
Manifesti furono fatti affiggere sia dal Comune che dalla Provincia.Lunedì 4 agosto 1980 alle 10 tutti i negozi abbassarono le saracinesche, gli operai nelle fabbriche sospesero il lavoro, i mezzi pubblici rimasero fermi per un'ora.
La città di Livorno fu rappresentata ai funerali, svoltisi a Bologna nel pomeriggio di mercoledì 6 agosto, dai gonfaloni del Comune e della Provincia.
Per partecipare alle esequie furono allestiti dei pullman. Noi adesso abbiamo deciso di tornare a ricordare quei momenti ed abbiamo invitato i figli della coppia, Paola e Maurizio Mannocci, per rappresentare le vittime di tutte le stragi di terrorismo".