Firenze- Ieri nella sede della Città Metropolitana, si è svolto il secondo incontro presso l’Unità di crisi per la vertenza dell'Hotel Villa La Vedetta, con istituzioni, soggetto affidatario, proprietà e Filcams Cgil. Proprietà e gestore non hanno trovato un accordo sulla ricontrattazione del prezzo dell’affitto: la tutela occupazionale è quindi quanto più a rischio e la Filcams Cgil chiede “che ognuno ora faccia la sua parte, con senso di responsabilità, provando a percorrere altre vie nell’ottica di salvaguardare i lavoratori”.
Il tavolo in Città Metropolitana è stato aggiornato al 9 ottobre. L’albergo non riesce più a pagare l’affitto alla proprietà (per via del calo di affari dovuto al Covid), cessa l’attività e licenzia tutti i lavoratori (una quindicina). E’ quanto è accaduto all’hotel 5 stelle Villa La Vedetta di Firenze, situato nelle colline nel viale Michelangelo. Il gestore, Immofin SpA, nell’impossibilità di sostenere la locazione di 44.000 euro al mese alla società Selva Srl proprietaria dell’immobile, ha infatti comunicato ai dipendenti il loro licenziamento a decorrere dal 1° ottobre (si tratta dei primi licenziamenti nel settore alberghiero a Firenze in epoca Covid).
E si annuncia anche a chiusura del Gran Caffè San Marco, il locale storico che abbasserà la saracinesca il 30 settembre mandando a casa 35 dipendenti.
“Purtroppo si sta verificando quanto abbiamo sostenuto sin dai primo giorno di riapertura generalizzata delle attività dopo il lockdown: con i costi di gestione pre-covid e i fatturati post covid è alquanto arduo trovare un nuovo equilibrio per restare sul mercato -commenta Santino Cannamela, Presidente Confesercenti città di Firenze- Qualcosa, non può essere sottaciuto, è stato fatto a livello locale e nazionale per provare a rendere possibile questo nuovo equilibrio, ma, in assenza dei 15 milioni di turisti pre-covid la forbice tra entrate ed uscite è cosi ampia che anche i cosiddetti aiuti di stato lasciano il tempo che trovano. Occorre, adesso che è anche finita la campagna elettorale, una vera e propria accelerata, e probabilmente anche un repentino cambio di direzione nelle politiche da adottarsi nel supporto a questa particolare tipologia di imprese. Intanto basta con gli aiuti a pioggia e di natura assistenziale: occorrono provvedimenti mirati (per esempio sulle città d’arte ad alta densità turistica) e comunque di carattere strutturale (non più bonus)”.
“Leggere della chiusura del Caffè San Marco, un locale storico, fa male. Purtroppo non sarà l'unico, centinaia di imprenditori si stanno preparando a chiudere. E quello che fa più male è il disinteresse delle istituzioni. Solo il 13% delle persone che hanno richiesto un prestito sopra i 25 mila euro è stato accontentato. Agli imprenditori in questo momento manca il credito e sul fronte dei canoni di locazione siamo rimasti al palo. Tra l'altro non è stato previsto nessun tipo di indennizzo nel caso in cui un locale venisse chiuso per coronavirus. E a oggi stanno ancora arrivando le casse integrazioni relative al mese di maggio. La situazione è drammatica e noi siamo abbandonati a noi stessi, al destino. È una roulette russa rimanere aperti”. E' il commento di Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana, che rappresenta mille imprenditori a Firenze e 15 mila in Toscana.