Il Museo degli Innocenti di Firenze, in occasione delle celebrazioni del Seicentenario dell’Istituto degli Innocenti, ospita nel Salone Borghini, dal 31 maggio al 10 settembre 2019, la mostra Hallelujah Toscana, fotografie di Marco Paoli, a cura di Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento, accompagnate, nel percorso espositivo, dalle poesie di Alba Donati. Catalogo edito da Contrasto con un testo introduttivo di Michael Cunningham.
La mostra è realizzata con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di “Toscanaincontemporanea2018” / Giovani Sì e della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
"Il turismo di massa - sono parole di Risaliti - erode la realtà di un luogo di conclamata bellezza come la Toscana riducendo a merce ogni spazio e pure il tempo della contemplazione. La fotografia è la sua arma migliore. Onnivora, ubiqua, la macchina fotografica non si lascia sfuggire quasi nulla. È un desiderante cannibalesco. Così, l’occhio è attirato in un percorso prestabilito, dove ciascun dato è catturato ed esibito come preda e oggetto da museo, in uno scambio vizioso tra arte e merce.
Tutto è arte e tutto è merce. Nella Toscana del global tour c’è spazio solo per riprodurre e godersi l’esotismo del pittoresco in un ingestibile pellegrinaggio verso il capolavoro. E così la regione intera, ogni suo prezioso bene (arte-storia-tradizioni) si consuma nel tempo breve di un selfie scattato per condividere un sogno di bellezza fantasticato nella culla del rinascimento. Null’altro che immagine pellicolare. Persino il sacro è de-sacralizzato dalla fotografia di massa, con la pornografia del digitale.
Un fotografo, Marco Paoli, usa l’occhio in controtendenza cercando di individuare scenari abbandonati per produrre narrazioni decifrabili attraverso lo shock rivelatore di un’altra bellezza. Paoli è riuscito a scovare luoghi di poesia ancora incastrati nel territorio toscano come smeraldi in una caverna senza luce, e lo ha fatto in consonanza con chi di poesia vive e con la poesia illumina ogni giorno la caverna in cui viviamo. Alba Donati i cui versi sono come “un ago che ci ricuce al nulla”, oracoli e ballate a cui prestare ascolto per raggiungere luoghi “in cui i vivi e i morti sono ugualmente presenti”.