Firenze – "La Toscana ha bisogno di ripartire; i suoi esercizi, le sue imprese e attività devono poter riaprire, proseguendo nel controllo della pandemia nei nostri territori". Il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, torna sul tema che domani, mercoledì 29 aprile, dominerà l'apertura dei lavori d'aula, con il "particolare riferimento agli aspetti economici" in aggiornamento sull'emergenza Covid-19. In primo piano, secondo Giani, c'è la capacità di reazione mostrata dalla cosiddetta 'Toscana diffusa' - "Borghi di 2 mila persone hanno reagito meglio e prima alla pandemia" -; tanto da pensare all'opportunità di avviare "una Fase 2 della Toscana” con alcune anticipazioni rispetto al calendario nazionale, ad esempio per la riapertura "di esercizi al dettaglio, bar, ristoranti, alberghi, parrucchieri e attività di cura della persona" prima del 1 giugno. Poichè è evidente che la situazione di ciascuna regione richiede une gestione peculiare e specifica, il presidente del Consiglio regionale auspica infatti "un'autonomia di indicazione e indirizzo regionale sulla Fase 2".
73 milioni di euro in fumo, cioè oltre il 18 per cento del fatturato annuo. Questo sarebbe stato l’effetto del lockdown per le imprese toscane del settore benessere chiuse a causa dell’emergenza Covid 19. Il danno però sarà superiore perché le stime erano calcolate all’imminente mese maggio 2020, adesso con l’annuncio del Governo di una proroga della chiusura fino a giugno è facile comprendere come il danno aumenterà notevolmente. Il quadro è delineato grazie ai dati elaborato da Unioncamere, Istat e Ufficio Studi Confartigianato e gli effetti avranno gravi conseguenze su un settore che - tra acconciatori, estetisti, tatuatori e piercing - conta oltre 11 mila imprese con 35 mila addetti, per un fatturato che supera i 400 milioni di euro; le prime stime fanno sapere di una perdita occupazionale compresa tra il 18 e il 20% dei posti di lavoro.
“Quello che non si capisce – attacca Barbara Catani, Presidente di Confartigianato Benessere Toscana - è che sta proliferando il sommerso e più rinviano l’apertura delle imprese più il sommerso crescerà e sarà un sommerso che non rispetterà nessun protocollo di sicurezza e che non sarà controllato da nessuno. Poi se i dati del contagio riprenderanno a crescere sarà data la colpa alle imprese di altre categorie che hanno aperto e si potrebbe cadere in un altro lock down.
Le imprese del benessere sono già da oggi in grado di lavorare in sicurezza e questo chiediamo. L’attenzione per i protocolli di igiene e sicurezza, verso gli operatori e verso i clienti, fanno parte da tempo della cultura professionale delle nostre categorie e in Toscana, in particolare, i protocolli di sterilizzazione delle attrezzature, di sanificazione delle postazioni di lavoro tra un cliente e l’altro e di sanificazione giornaliera e settimanale degli ambienti di lavoro sono obbligatori per legge da oltre dieci anni”.
Fin da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus, le attività del settore Benessere hanno adottato tutte le cautele possibili per potere offrire ai clienti i servizi nella massima sicurezza. Inoltre, già dal 12 marzo, nel pieno rispetto delle direttive previste dal Governo finalizzate a prevenire al massimo ogni contatto interpersonale, hanno chiuso le loro attività.
“Ancora oggi non abbiamo certezze sui tempi di riapertura delle nostre attività – prosegue Catani – le nostre proposte di nuovi protocolli di Sicurezza Covid-19 sono state ignorate così come non si è voluto tener conto del basso impatto che la riapertura delle nostre imprese avrebbe sulla movimentazione delle persone e sul rischio di assemblaggio. I nostri servizi saranno necessariamente contingentati dal rispetto delle disposizioni di distanziamento sociale, dalla necessità di operare per appuntamento, dalla durata – non breve – connaturata ai trattamenti e dalla loro facile distribuzione nell’intero arco orario giornaliero con conseguente turnazione dei dipendenti.
Non è possibile che non si tenga conto del fatto che dopo due mesi di lockdown la cura della persona e del proprio benessere sia un servizio assimilabile ai servizi essenziali e la possibilità di fruirne in condizioni di sicurezza può essere garantito solo tramite la riapertura delle imprese”.
"Riaprire i parrucchieri e gli estetisti, nel rispetto della distanza di sicurezza e di tutte le norme previste dall'emergenza. Si può fare, si deve fare. Non è comprensibile questa ingiusta discriminazione, nel momento in cui a tutte le altre attività viene concesso di ripartire: si può andare su un bus o al supermercato con decine di persone, e non si può andare dal barbiere o nei centri estetici, dove si entrerebbe invece uno alla volta, su appuntamento e con gli strumenti del mestiere sterilizzati dopo ogni trattamento".
Lo chiede il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia)."Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull'occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49 mila addetti del settore. A giugno potrebbero esserci due ipotesi: da una parte, c'è il rischio che alcune attività non ce la facciano e quindi non riaprano del tutto; dall'altra, invece, chi riapre, riparte con forti difficoltà economiche. E non dimentichiamo il rischio di perdere la clientela, a causa degli abusivi che sono cresciuti in questo periodo, fanno il servizio a domicilio senza che nessuno li controlli".
«La Regione spinga sul Governo per far riaprire i negozi con tutte le regole anti-contagio. Altrimenti, col Dpcm che impone uno stop tanto prolungato, gli esercenti moriranno comunque. Di fame, anziché di covid-19»: suona la carica, il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che non ha incertezze nello schierarsi a fianco di Confcommercio che soprattutto a Lucca ha annunciato azioni di protesta clamorose. «Lo stop prolungato al commercio imposto dal nuovo Dpcm del governo giallorosso è assurdo.
Una volta che ci sono le regole anticontagio e che queste vengono rispettate – osserva Marchetti – non vedo motivi per non lasciar riaprire botteghe e negozi. Vorrà dire che ciascuno si autoregolerà. Siamo adulti, non so se Pd e M5S hanno contezza… non abbiamo bisogno che lo Stato regoli ogni comportamento delle nostre vite: abbiamo capito che il nuovocoronavirus si diffonde con velocità e che è capace di uccidere, anche male per altro. Non penso che ci sia tutta questa fregola di sfidarlo e magari perdere.
Ma con queste limitazioni alle attività il commercio se non muore di covid muore di fame. Dopo quasi due mesi di lockdown queste attività sono già sul lastrico». L’alternativa esiste, certo, ma passa per liquidità che arrivi effettivamente: «Se il governo insiste a tener chiuso ancora in maniera così severa – incalza Marchetti – allora bisogna che metta in campo iniezioni di liquidità ma senza intermediazioni che rendono di fatto i fondi inaccessibili. O si riapre, o si adottano forme di sostegno e di finanziamento modello helicopter money per le attività commerciali erogando il contributo direttamente sul conto corrente dei destinatari come altri paesi fanno e hanno già fatto.
Altrimenti la mortalità d’impresa scolora da rischio a realtà immediata».
"I commercianti ambulanti sono fra le categorie sicuramente più penalizzate dal Coronavirus -afferma Elisa Montemagni, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega- ma, preso atto di ciò, bisogna, quindi, adeguatamente supportarli." "Innanzitutto-prosegue il Consigliere- bisogna permettere lo svolgimento della normale attività di vendita anche a chi non ha un banco di alimentari, fermo restando, come già avviene tuttora, l'osservanza di idonee misure di sicurezza." "Oltre a ciò-precisa l'esponente leghista-bisogna, ad esempio, non conteggiare l'assenza dei commercianti dal posto di lavoro, poichè la cosa è, ovviamente, determinata dal persistere del virus." "Pensiamo, poi-sottolinea la rappresentante del Carroccio-che debba essere rinviata la lotteria dello scontrino ed il relativo invio telematico." "Insomma -conclude Elisa Montemagni- visto che, purtroppo, i mercati anche in condizioni normali stanno perdendo un pò della loro attrattiva, non permettendo particolari introiti, cerchiamo, quindi, di salvaguardare chi, fra mille difficoltà, cerca di portare avanti un'attività che, a prescindere dal Covid-19, deve fare quotidianamente i conti con molte variabili, non ultima quella delle condizioni meteorologiche che possono obbligare gli ambulanti a restare a casa, privandoli così di ogni potenziale incasso."
«Abbiamo realizzato un video dove si possono vedere alcuni luoghi della città completamente deserti come mai prima d’ora era accaduto e infrastrutture completamente ferme. Per quanto ancora dobbiamo vedere piazza dei Miracoli e il nostro litorale senza turisti, l’aeroporto Galilei senza passeggeri in arrivo o partenza o la stazione centrale senza pendolari?». Così il sindaco di Pisa Michele Conti all’indomani dell’annuncio delle misure della fase 2.
Nei giorni scorsi il Comune di Pisa ha girato alcune immagini in città e sul litorale trasformate nel video “Pisa in lockdown”, da Tommaso Casigliani che ha anche realizzato le musiche. «Le nuove misure del Governo - continua Conti - non convincono perché non sembrano contenere un piano organico e una tempistica certa per la riapertura del Paese e delle nostre città. Manca, poi, un vero piano economico di sostegno alle imprese e all’economia reale e ai cittadini.
Voglio sottolineare il grande sforzo che in queste settimane è stato fatto dai sindaci per garantire assistenza e servizi ma dal Governo abbiamo avuto poco o niente per i nostri cittadini. A Pisa sono arrivati appena 471 mila euro, che abbiamo già esaurito, per distribuire Buoni Alimentari. Ma i problemi non sono certo esauriti così. Come Comune stiamo predisponendo un piano da 15 milioni per imprese, professionisti e piccole attività ma siamo consapevoli che da soli non bastiamo». «Capisco che non possiamo abbassare la guardia dal punto di vista sanitario per garantire il massimo della sicurezza per tutti ma c’è una grave crisi economica in corso e una altrettanto grave sociale cui far fronte rapidamente ma il Governo, nonostante tante dirette televisive, sembra assente o non comprendere la portata di quello che sta accadendo sui territori».