Firenze – Nelle premesse c’è scritto che la programmazione deve essere realizzata nel “rispetto dell'identità valoriale e ideale del Paese e dell’Unione Europea, della sensibilità dei telespettatori e della tutela dei minori, della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna”. Deve inoltre essere “caratterizzata da una gamma di contenuti e un'efficienza produttiva in grado di originare presso i cittadini una percezione positiva in relazione al livello dei programmi, alla specificità della missione da svolgere e al costo sostenuto per il canone di abbonamento”. La garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Toscana, Camilla Bianchi, legge il Codice etico della Rai e dopo aver sottoscritto, insieme ai garanti di altre Regioni, l’appello del collega del Lazio, Jacopo Marzetti, perché la presidenza Rai “ci renda edotti del palinsesto e della programmazione del Festival di Sanremo”, chiede alla concessionaria di servizio pubblico di “rispettare il complesso di diritti, doveri e responsabilità che si è assunta”. Al centro dell’intervento della garante la presenza del cantante Junior Cally al prossimo Festival della canzone italiana.
La sua partecipazione ha innescato polemiche per i contenuti e i valori che alcune sue canzoni esprimono e a Grosseto, sua città di nascita, si stanno raccogliendo firme per una petizione contro la scelta artistica della Rai. Il Codice etico, approvato nel 2003, “indica i valori in cui il gruppo Rai si riconosce e applica nell'esercizio delle proprie attività”, cita Bianchi riprendendo una nota diffusa dalla stessa azienda. “La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ricorda – ha trasformato bambini, bambine e adolescenti da oggetto di tutela a soggetti titolari di diritti, ponendo le basi anche per un cambiamento nella relazione tra generazioni.
Questo significa che genitori, comunità e istituzioni devono assumersi responsabilità precise senza rinunciare al ruolo di guida, educazione e formazione dei più giovani”. “Le emergenze dell’infanzia sono molte e serve un punto di equilibrio per indicare a bambine e bambini, ragazze e ragazzi orizzonti possibili e limiti precisi. Ma tutto è vano se non forniamo loro esempi di rispetto tra generi e non ci poniamo come soggetto/agenti di un cambiamento culturale”, ha concluso Bianchi.