La seconda edizione di Firenze Libro Aperto vede la vice presidente della Regione Toscana aggirarsi tra gli stand in cerca di letture da acquistare. Della rassegna, con relativo programma, ci siamo occupati nelle scorse ore, e trovate tutto su Nove da Firenze, ma l'aspetto più privato ed intimo di questa fiera fiorentina? Dentro un libro c'è una storia, dietro c'è un mondo, a volte famiglie intere che vivono di cultura: di parole e disegni.La Regione Toscana apre i suoi spazi fieristici dedicati alla promozione del libro e della lettura attraverso diciassette buone pratiche rivolte a bambini, ragazzi e giovani adulti.
A fare gli onori di casa la vicepresidente e assessore alla Cultura Monica Barni che ha accolto i piccoli lettori nello spazio dominato dal Gatto e la Volpe, i personaggi del Pinocchio di Collodi che hanno contraddistinto lo spazio della Toscana anche al Salone del libro di Torino.
La vice presidente Monica Barni spiega "Il nostro Paese soffre di un grandissimo difetto di lettura e quindi ci stiamo alleando con tutti i soggetti della filiera per cercare di invertire la tendenza negativa. Abituare i bambini alla lettura deve essere lo sforzo di tutti, soprattutto con la lettura ad alta voce. La lettura deve diventare una abitudine, ad iniziare dall'ascolto" e fin dalle prime ore a richiamare maggiore attenzione sono proprio gli editori rivolti ai più piccoli.I libri però sono un'azienda.
Paolo Cammilli, ideatore del Festival ha sottolineato "I giovani oggi sono sui Social e puntiamo soprattutto a loro con un programma ricco di ospiti e con le case editrici che vuole andare nella direzione dell'appuntamento di Torino. I fiorentini sono nuovi a questo tipo di appuntamento e non hanno ancora compreso la formula del festival che apre le porte l'intera giornata. mentre molti vengono per i singoli eventi come solitamente si fa alle presentazioni dei libri, senza poi guardarsi attorno".Ma per far crescere la piccola editoria? "I prezzi per gli espositori sono molto contenuti, e non ci sono costi per le presentazioni che solitamente sono a pagamento.
Gli editori non vogliono rischiare di perdere soldi, ma da Firenze è possibile uscire con un attivo in cassa. I lettori ci sono sempre, la differenza la fa il numero delle proposte".E da questo punto di vista proviamo a sondare il terreno. Tra i corridoi del Padiglione Spadolini alla Fortezza da Basso si muovono scrittori che hanno pubblicato in proprio con aneddoti tragicomici legati al rapporto con l'editore: si va dagli accordi verbali mai rispettati a veri e propri contratti di fuoco dai quali risulta difficile uscire, ad esempio perché il vincolo tra l'opera il suo autore e l'editore non ha una data di scadenza. Il problema è l'investimento iniziale.
In pochi sono disposti al "rischio di impresa" e per questo si preferisce recuperare opere che hanno perso i diritti oppure proporre ad aspiranti scrittori non un lavoro, ma una opportunità del tipo "A te piace scrivere. Io ho i mezzi per pubblicare e distribuire il tuo lavoro. Ci veniamo incontro e ciascuno ci guadagna" salvo poi, in alcuni casi, ritrovarsi l'onere di dover pagare le copie usate alle prime presentazioni, forse le uniche, del proprio libro. Gli editori piccoli piacciono molto però, nonostante tutto.
"Gli scrittori vogliono sentirsi apprezzati, cercano approvazione" ci spiega un editore in fiera. Ed ancora "Poter trovare non il solito front-office che invita ad inviare il file, ma l'editore che legge e poi commenta il lavoro è gratificante. Porta via tempo, ma sarebbe anche il lavoro vero". Ma le dicerie sugli editori sono fondate? "Purtroppo la correzione dei testi costa, l'impaginazione, la carta, la stampa... l'investimento non è uno scherzo e di materiale ce ne sarebbe tanto.
Accanto a prodotti sicuri si riescono a fare degli esperimenti, ma deve proprio valerne la pena". Fatto il libro, cosa accade? "Molto spesso per stare dietro alle presentazioni serve una struttura di supporto. Occorre diffidare da chi promette di avere grandi conoscenze, ma poi non ha personale da dedicare alla causa". Chi espone fa una specie di check con gli editori "Occorre capire bene come sono disposti a supportarti in fiera. Può accadere che l'editore accetti di partecipare e mandi un nome importante ed allora ti sfreghi le mani, perché te la giochi: ma poi potrebbero mancarti le copie da fare autografare". Capita? "Capita.
Ed a quel punto non puoi invitare i presenti a fare l'ordine in negozio o proporre al personaggio di turno di inviargli le copie da firmare per poi farsele inviare nuovamente in libreria. Alla fine la faccia ce l'ha messa il rivenditore sul territorio". I prezzi dei libri sono troppo alti. "Occorre scegliere e farsi consigliare nella scelta" è la risposta degli addetti ai lavori, ovviamente di parte. Ma c'è un fondo di verità? "C'è chi ha saputo specializzarsi facendo una selezione attenta - è l'approfondimento sul tema - anche in base al proprio target.
Con gli spazi ridotti che hanno le librerie di ultima generazione, sarebbe impossibile avere tutto. In alcuni casi si è persa la professionalità, fare il commesso in una libreria richiede una sorta di vocazione: i libri devi annusarli". Già, ma oggi con internet tutto è sullo scaffale. Questo è un tasto delicato. C'è chi si promuove sui social network e chi fornisce servizi di "intermediazione libraria" mettendosi a disposizione per gli ordini con la libreria che diventa un fermo-posta.
Accadeva così durante il boom degli anni '80 per l'acquisto dei libri scolastici, che sarebbero poi stati gestiti anche dalle grandi catene di distribuzione, non solo librarie ma persino alimentari e di generi vari.
Non solo scrittori. Tra gli stand a muoversi sono anche gli illustratori muniti di portfolio. "Purtroppo in molti casi troviamo semplici addetti alla vendita - raccontano - e non coloro che hanno potere decisione o che possano scegliere i collaboratori".Quindi.. "Sarebbe bello se ci fossero luoghi in cui potersi presentare, presentare il proprio lavoro".Ed in cosa consiste la proposta? C'è chi si occupa di lettura per l'infanzia, chi di illustrazioni per ragazzi e chi fa le copertine.
La preparazione scolastica è artistica allo stato puro, in alcuni casi corredata dalla frequentazione di scuole del fumetto dove sono state apprese le tecniche di grafica digitale. "Noi ci mettiamo tutto l'impegno possibile - racconta una giovane illustratrice di 25 anni - poi sta all'editore accordare la propria fiducia. Certo è vero che si trova di tutto...". Qualche esempio? "C'è chi chiede di pagare per lavorare, perché in fin dei conti il libro è considerato come una vetrina.
Tu investi su te stesso, l'editore promette che ti aiuterà a metterti in mostra attraverso la promozione".Ma la promozione poi funziona? "Ci sono tanti compagni di studio che si presentano ad ogni fiera, come Bologna ad esempio, e portano soggetti, bozzetti, storie intere. Qualcuno riesce a farcela, ed a farsi pubblicare. Puoi rischiare di stare fermo per mesi ed allora ti dai da fare sui social". Quali? Instagram su tutti, ma anche portali come Carbonmade.Molti illustratori scalano le classifiche di visualizzazione di You Tube ed arrivano a sfondare nel marketing pubblicitario, prima ancora che nell'editoria.