Una foto della collezione di Carlo Alberto Manetti ci aiuta a tornare indietro nel tempo. L'anno in cui Firenze spolvera le sue foto di capitale è anche il momento storico in cui si torna prepotentemente a parlare di cultura e di contenitori urbani da destinare alla promozione dell'arte e dell'eccellenza. Siamo circondati di spazi vuoti che a giorni alterni devono essere "Riscoperti" oppure "Ripensati" sicuramente "Recuperati" e soprattutto "Restituiti" alla città. Mentre in Palazzo Vecchio il sindaco Dario Nardella presenta il piano urbanistico pieno di "ex" strutture, sulle foto di Firenze 1865-2015 riemerge una città dinamica, culturalmente attiva, spudoratamente contemporanea.
Firenze aveva tutto, tra l'attuale viale Giovine Italia e Borgo La Croce, c'era uno spazio polifunzionale unico al mondo nel quale i fiorentini si incontravano per giocare, discutere, assistere a spettacoli teatrali scoprendo le prime forme musicali complessistiche e successivamente il cinematografo. Conservare e tramandare le immagini storiche di Firenze è l'intento perseguito con grande passione da Gianni Greco, creatore di Vecchia Firenze Mia, pagina Facebook dalla quale abbiamo tratto alcune immagini, ed invitiamo i nostri lettori a sfogliare gli album virtuali contenuti nell'archivio Greco.
Si tratta di un progetto di recupero e catalogazione digitale che ha suscitato molto interesse nei frequentatori del social network più amato."Abbiamo in archivio una strepitosa veduta dell'ingresso del Teatro Alhambra, realtà perduta per far spazio a brutte costruzioni all'inizio degli Anni '60 - spiega Gianni Greco ai suoi lettori affascinati dallo scoprire come si presentasse Firenze tra la fine dell'800 ed i primi del '900 - Alhambra era sicuramente un corpo estraneo per Firenze, ma mai quanto la sede de La Nazione che è sorta sulla sua sconsiderata demolizione.
Il fantasioso bar del Teatro Giardino era Firenze, progettato dall'architetto Coppedè, conteneva 10.000 persone. Anche se ridondante e sicuramente troppo esotico per armonizzarsi con le architetture di Firenze, l'Alhambra era qualcosa da preservare". Sono molti i commenti dei fiorentini che si sono tramandati i ricordi di famiglia ed oggi scrivono "Se volessimo fare qualcosa di simile oggi, ci costerebbe un capitale". Oppure una capitale.Sulla cantonata che guardava e guarda ancora la Porta alla Croce, piazza Beccaria, c'era e c'è la Gelateria Veneta che poi avrebbe aggiunto negli anni l'epiteto "Antica".
Il titolare ci accoglie tra quelle foto d'epoca di cui è geloso ed appassionato custode "Peccato non ci sia più mio padre, lui avrebbe potuto raccontarci aneddoti interessanti, ma conservo le sue foto ed i suoi ricordi. Mio nonno prima e poi mio padre hanno seguito l'evoluzione urbanistica di questo spicchio di Firenze, hanno visto nascere il Cinema Alhambra, dove oggi si trova l'Astra 2, il quale già rendeva omaggio all'ex Teatro che occupava lo spazio compreso tra il viale ed il centro storico in un vasto giardino con costruzioni fantastiche.
Non è rimasto niente di allora, forse l'ingresso di Borgo La Croce nel cortile con gli archi monumentali. Oggi gli spazi aperti sono dopo le uscite di sicurezza dell'Astra 2 che diventano il giardino de La Nazione". Astra 2 che ad oggi appare un Cinema spoglio di locandine e dal futuro non ben definito.Dalle foto si vede un Bar che occupava tutto l'angolo della piazza "Mio nonno aveva anche il Bar accanto alla Gelateria, era molto grande e c'era una bella sala per il biliardo.
La potete vedere ancora riguardando "I Vitelloni" di Federico Fellini. Per alcuni giorni la troupe affittò il locale e mio nonno vide esterrefatto l'allestimento del set e la disposizione delle luci che, non essendo smontabili come oggi, furono letteralmente attaccate alle pareti stravolgendo tutto". Una pellicola che prende posto sul podio del Cinema italiano. Leone d'argento a Venezia, Alberto Sordi vinse il nastro d'argento come attore non protagonista, Fellini per la regia. Era una Firenze proiettata verso il 2015, a pochi passi dallo spazio aperto dell'Alhambra, sul lato opposto del viale, sorgeva ad inizio secolo la Casa della Gioventù Italiana del Littorio opera di Aurelio Cetica del 1938, dopo la Guerra fu usata come Palestra olimpionica e Cinema Cristallo. Il progetto di Italo Gamberini per l'Archivio di Stato, opera avveniristica e audace per l'epoca, cancellerà per sempre, non senza polemiche antecedenti e posteriori, una parte di Firenze che oggi Firenze brama, alla quale Firenze ambisce, nel ripensare le sue scatole vuote da restituire alla città.L'architetto Giuseppe Poggi, celebrato al piazzale Michelangelo con un poetico "Voltatevi attorno, questa è la sua opera" disegna la Firenze capitale e nel realizzare i viali avrebbe voluto una visuale aperta da piazza Beccaria al lungarno, così da poter ammirare all'orizzonte San Miniato al Monte.
Questo non avvenne.Nella Firenze che ha saputo rinunciare a ciò che non ha più ritrovato, autocelebrandosi dopo 150 anni, e che che appare come un prestigioso "vuoto a rendere" ci resta, se non altro, l'immaginazione.