Opinione condivisa a Firenze che la sopravvivenza nel traffico cittadino abbia prodotto una enorme presenza di motorini, moto e scooter di ogni tipo.Riceviamo da una nostra fedele lettrice e pubblichiamo un elogio allo scooter che non perde appeal o valore durante il periodo invernale."L’inverno arriva sempre all'improvviso. Ogni anno. Il giorno prima c’erano 20 gradi ed il cielo grigio ed autunnale ed il giorno dopo -2, così, senza avvisare nemmeno con un whatsapp; che poi, se ci pensate, è anche maleducazione. Lo scooterista quella mattina, come tutte le mattine, esce di casa assonnato, si è di solito vestito al buio e nemmeno ha pensato ad aprire la finestra per dare aria alla casa, come farebbe un normale bravo cittadino dotato di quattro ruote.
Perché lo scooterista, si sa, dribbla le macchine, il traffico ed anche i lavori della Tramvia ed arriva in 10 minuti dappertutto. Se ci fate caso, alla domanda: “Quanto ci metti ad arrivare?” lo scooterista risponderà sempre: “10 minuti, tanto ho lo scooter”. E vista questa malsana convinzione che possedere uno scooter equivalga ad avere il superpotere del teletrasporto, lo scooterista si alzerà da letto l’ultimo secondo possibile e partirà sempre in ritardo, non avendo nemmeno il tempo di guardare fuori. Fino a quando non salirà in sella, lo scooterista non si accorgerà di niente, anestetizzato com'è dalla doccia bollente appena fatta e dal letto ancora caldo che ha appena lasciato.
Percorsi 5 metri, però, il suo corpo sarà trafitto da mille lame, come se fosse in una scena dell’Ultimo Samurai ed al primo semaforo lo si potrà osservare saltellante sulla sella, intento a dimenarsi in una improbabile danza, di solito accompagnata da una canzone rock urlata sotto al casco. Questa tecnica, che lo scooterista considera un’idea geniale per apparire affascinante e carico per la giornata appena iniziata, agli occhi dei passanti sembrerà piuttosto quello che è in realtà, un lugubre lamento ed un maldestro tentativo di evitare il congelamento alle estremità del corpo. Durante il percorso rischierà più volte la vita per fare ancora più in fretta e far diventare quei finti dieci minuti dieci minuti reali. E se vi sembrerà di intravedere sotto al casco due occhi pieni di odio, non state tranquilli, perché non ve lo siete immaginato.
E’ proprio così. Il suo è odio puro. Per l’umanità intera: quella che al caldo dell’abitacolo della propria macchina viaggia beata, per quella rinchiusa al caldo delle proprie case ed anche per quella che si muove a piedi, perché in fondo va piano ed il freddo, si sa, è minore. Per tutto il percorso, lo scooterista si chiederà perché ancora non si sia deciso a comprarsi una scatoletta dotata di quattro ruote, visto che “ormai a rate si compra tutto e la tua è solo una fissazione” (come ripete sempre quella buon’anima di sua madre). Prometterà a qualsiasi entità divina possa esistere o non esistere nell'universo che, nel caso in cui arrivi a destinazione senza subire l’amputazione degli arti per assideramento, stavolta se la comprerà davvero una macchina e che quel trabiccolo che gli ha rovinato la vita lo distruggerà con le sue stesse mani.
Ma. Ma quando arriverà al suo appuntamento e scenderà dalla sella, al suo interlocutore che chiederà: “Come hai fatto a prendere il motorino con questo freddo?” automaticamente ritroverà la sua antica fierezza nel rispondere: “Freddo? Non me ne sono nemmeno accorto, perché ci ho messo solo 10 minuti ad arrivare. E tu?” facendogli spegnere immediatamente sulla faccia quel sorrisetto beffardo, provando quella che resterà la sua più grande soddisfazione della giornata.
E rimanderà l’acquisto della macchina al prossimo inverno, guardando con affetto il suo trabiccolo a due ruote parcheggiato accanto e strizzandogli l’occhio come a dirgli: “Scusa, è stata solo la debolezza di un momento. Lo sai che per me esisti solo tu”.Elisa Fosi