Oggi lunedì 30 dicembre alle ore 21, al Cinema La Compagnia, via Cavour 50 rosso, Firenze, verrà proiettato il film del regista Giambattista Assanti, “Il giovane Pertini”, dedicato al periodo della lunga carcerazione del futuro Presidente della Repubblica, della sua battaglia antifascista e della Resistenza.
Gli attori principali sono Gabriele Greco (il giovane Pertini), Dominique Sanda (la madre di Pertini), Massimo Dapporto (Pertini anziano), Gaia Bottazzi (la giovane fidanzata Camilla) ma vi recitano anche Cesare Bocci, lo storico Stefano Caretti coautore della sceneggiatura, Ivana Monti e l’ex ministro Valdo Spini. Produttore: Paolo Rossi Pisu, Genoma Films.
Ivana Monti interpreta il ruolo di Amelia Rosselli Pincherle, la madre dei fratelli Rosselli, a colloquio con Valdo Spini che interpreta quello di un dirigente di Giustizia e Libertà. Cesare Bocci, invece Adriano Olivetti.
Presenteranno la proiezione, il regista Giambattista Assanti, lo stesso Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo Rosselli e l’attrice Ivana Monti. Sarà presente Stefania Ippoliti Presidente dell’Associazione Italiana Film Commission.
LA STORIA. Sandro Pertini trascorse quattordici anni ininterrotti tra carcere e confino, dal momento del suo arresto nel 1929, quando era tornato in Italia dalla Francia sotto falso nome, al suo rilascio nell’isola di Ventotene, dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943. Fu privato della libertà a trentatré anni, la riacquistò a quarantasette. Gli anni più fecondi della vita di un uomo. Mai perse la sua fede nella libertà, nella democrazia, nel socialismo, giungendo fino a sconfessare la domanda di grazia che sua madre; Maria Muzio, sapendolo in pericolo di vita perché colpito da tubercolosi, aveva indirizzato al duce Benito Mussolini.
Apparteneva per di più a quel Partito Socialista che era il principale sconfitto dall’avvento del fascismo e gli si era avvicinato non nel momento del suo fulgore, ma quando veniva estirpato con la violenza dalla società italiana. Portato di fronte al Tribunale Speciale del regime, era stato il solo che al momento della condanna aveva gridato “Viva il socialismo” mentre gli altri condannati gridavano in genere “Viva il comunismo” o “viva l’anarchia.”
Dopo l’armistizio dell’otto settembre, Pertini fu uno dei capi della Resistenza ai tedeschi e ai fascisti della Repubblica Sociale. Catturato a Roma e nuovamente imprigionato a Regina Coeli, venne condannato a morte insieme all’altro socialista Giuseppe Saragat, anche lui futuro presidente della Repubblica. Il Psi riuscì a farli evadere con ordini di scarcerazioni falsi, grazie all’azione di Giuliano Vassalli e alla collaborazione del medico del carcere Alfredo Monaco e di sua moglie Marcella. Se non fossero riusciti ad evadere, i due esponenti socialisti sarebbero certamente finiti alle Fosse Ardeatine.
Questo patrimonio di sacrifici, di fede e di coraggio, unito ad una personalità vigorosa e diretta, una capacità di comunicazione straordinariamente moderna, valse a Pertini quel grande rispetto e considerazione che egli poté mettere a frutto quando, dal 1978 al 1985, tra gli ottantuno e gli ottantotto anni di età, ricoprì l’altissimo incarico di Presidente della Repubblica in un periodo difficilissimo della Storia d’Italia.
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