Firenze 27.04.2020.- Dopo un mese di fermo produttivo stabilito dai decreti governativi a seguito dell’emergenza Covid-19, domani riapre lo stabilimento Laika Caravans di San Casciano. La Fiom Cgil e la Fim Cisl territoriali, insieme alla Rsu, si sono mosse per attivare tutti gli strumenti utili ad affrontare il periodo emergenziale della chiusura, cercando le soluzioni meno traumatiche per garantire prima di tutto la salute dei dipendenti e la loro tenuta economica, in modo da non lasciare nessuno indietro e assicurare agli oltre 500 lavoratori continuità di reddito.
"Oggi l’azienda ci ha ufficialmente comunicato di aver effettuato con la Prefettura tutte le procedure che permettono la riattivazione delle attività produttive. Da domani la ripartenza, in piena attuazione del Protocollo del 24 aprile, condiviso dal Governo con Cgil Cisl Uil, relativo alla regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, e del protocollo di sicurezza specifico dello stabilimento di San Casciano, siglato nella mattina di oggi -spiegano Iuri Campofiloni (Fiom Cgil) e Flavia Capilli (Fim Cisl)- Il protocollo aziendale, frutto del lavoro di questi giorni del Comitato di sicurezza, integra il Dpcm e le ordinanze regionali, con le specificità dello stabilimento senza lasciare spazio ad arrangiamenti dell’ultimo minuto.
Tutela la salute e la sicurezza dei dipendenti nello svolgimento pieno delle loro funzioni, e dovrà essere rigorosamente applicato da Laika, che ne ha la responsabilità. Tra i numerosi punti ricordiamo il distanziamento sociale di 2 metri, una turnazione scaglionata che permetta di utilizzare al meglio i parcheggi, dotazioni di tutti i dispositivi anti contagio, mascherine, Dpi e guanti, lavandini mobili con sapone e gel igienizzante, una organizzazione della mensa che consente il consumo dei pasti in sicurezza, con schermi protettivi e sanificazione settimanale, un abbassamento dell’intensità produttiva per garantire il distanziamento sociale nella linea di produzione e altri accorgimenti di prevenzione. Rimangono ovviamente tutte le criticità di un mercato che dovrà riprendere la sua corsa e di una pandemia con cui ancora dovremo convivere; ciò richiederà attenzione e responsabilità se si vorranno evitare nuove curve e picchi che produrrebbero un nuovo e immediato lockdown, anche territoriale, come annunciato ieri dal Presidente Conte".
"In considerazione dell’ordinanza regionale e dei protocolli sulla sicurezza che prevedono l’uso della mascherina negli ambienti di lavoro, in particolare modo in spazi chiusi in presenza di più persone, ed in spazi aperti quando in presenza di più persone non è garantita la distanza interpersonale,ai lavoratori devono essere riconosciute pause compensative -propone Massimo Braccini, segretario generale FIOM Cgil Toscana- L’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie deve essere compensato da specifiche pause in rapporto all’impegno fisico specifico del lavoro svolto, così come vi dovrebbero essere specifiche aree sanificate dove poter riposarsi. La sicurezza sul lavoro al tempo del coronavirus risente dell’applicazione rigida dei protocolli e l’adozione di tutte le misure, da parte degli imprenditori che, secondo la particolarità del lavoro, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica, la salute e la personalità morale dei lavoratori, ben sapendo che in ogni area produttiva o sito produttivo le norme sulla sicurezza devono valere in ugual misura per tutti i lavoratori".
La segreteria regionale toscana del Partito della Rifondazione Comunista ha inviato una lettera a tutte le organizzazioni sindacali della Toscana: "Lo abbiamo fatto ritenendo fondamentale un confronto e un interlocuzione con esse in questa fase di emergenza e in vista della cosiddetta fase due. Se tutto non sarà come prima riteniamo infatti che ci debbano essere idee e progetti nuovi su come concepire il modello sociale e di sviluppo dell’immediato futuro, naturalmente partendo da subito da assicurare la totale sicurezza dei lavoratori una volta avviata (e permangono molte preoccupazioni su un eccessiva accelerazione delle riaperture) la cosiddetta fase due.
Quindi test e tamponi a tutti i lavoratori, controlli affidati a asl ma anche ai rappresentati dei lavoratori stessi, protocolli precisi per tipologia e azienda (e non indicazioni generiche come quelle inserite nelle ordinanze della Regione, che ci risultano nemmeno concordate con le organizzazioni sindacali tosane), ma anche requisizioni pubbliche per produzioni essenziali e indifferibili, una programmazione pubblica sulle priorità di produzione che evidenzi le essenzialità non a casaccio, ma con idee precise su cosa sia necessario e su cosa puntare nel presente e nel futuro: il mercato unico regolatore della società ha drammaticamente fallito – la crisi sanitaria, sociale e economica che stiamo vivendo lo ha reso drammaticamente evidente – ed è necessario avviare un confronto dibattito su un nuovo ruolo non solo del pubblico ma anche dei lavoratori in senso programmatori, anche in Toscana".