Firenze, 25 ottobre 2020- Le nuove disposizioni per il contenimento del Covid-19 causeranno un’ulteriore riduzione di circa 5,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie. L'ennesimo colpo per commercio, turismo e somministrazione, che potrebbe causare la chiusura di altre 20 mila attività, portando da 90 a 110 mila le cessazioni di impresa previste quest'anno; In particolare per la ristorazione, bar e pubblici esercizi è un colpo mortale, un colpo per centinaia di migliaia di imprese, ad alcuni milioni di lavoratori, alla fiducia del paese.
“Questa volta non ci sono alibi, spiega Nico Gronchi, Presidente Confesercenti Toscana- Conosciamo gli effetti devastanti del lockdown sulla platea delle attività che saranno chiuse totalmente o parzialmente per decreto: i 70 giorni di chiusura delle attività del commercio, turismo e servizi della nostra Regione sono costati -1,3 mld di fatturati e un altro colpo, le nostre imprese, non la reggeranno”. “Sono necessarie scelte non dettate solo dall'emergenza o dall'onda emotiva di queste ore, ad esempio su trasporti, scuola ed economia, ma equilibrate e mirate ad evitare un tracollo economico e sociale, mantenendo sotto controllo il sistema sanitario, perché la tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l'economia è la vera sfida.
Come Confesercenti -ha proseguito Gronchi- abbiamo chiesto e chiederemo con forza e in tutte le sedi possibili, che per tutte queste imprese, entro poche ore, arrivino veri e proporzionati contributi di ristoro e dopo, solo dopo, i divieti . Questa volta -ha poi concluso il Presidente di Confesercenti Toscana- per le imprese del commercio, turismo e servizi, già pesantemente provate da mesi difficilissimi, non ci può essere altra versione accettabile: per noi, per i nostri dipendenti, per le nostre famiglie, per le nostre imprese”.
“Un Dpcm che si accanisce ingiustamente contro le imprese anziché prendere provvedimenti incisivi sul buon funzionamento delle strutture e dei servizi pubblici, dal trasporto alla sanità. Il Governo si ostina a considerare gli imprenditori come “untori”, quando invece sono la forza del nostro Paese e, soprattutto, quando potrebbero essere individuati altrove i comportamenti realmente irresponsabili ai fini della lotta alla pandemia”. Non usa mezzi termini la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini nel commentare il nuovo decreto firmato dal premier Conte oggi (domenica 25 ottobre 2020). “Colpisce al cuore la parte sana e pulsante della nostra Italia, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid 19. Che va combattuta con tutte le armi, è vero, ma non sparando agli alleati. I Dpcm sono fuoco amico sulle imprese”, prosegue la presidente di Confcommercio Toscana.
E il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano aggiunge: “chiudere i luoghi della socialità, dello svago culturale, del divertimento, dello sport, del benessere significa imporre agli italiani la rinuncia ad uno stile di vita sano e di qualità. E non mi si venga a dire che si tratta di gestire l’emergenza, perché l’allungamento temporale della pandemia, e la prospettiva che negli anni a venire non sarà la sola, l’ha resa ben più che un’emergenza.
Impone un cambio radicale di prospettiva, anche nella gestione delle imprese, perché dobbiamo imparare a convivere con eventi del genere. Trattenere il fiato, senza sapere neppure quando potremo riprenderlo, non serve. Noi imprenditori in questi mesi siamo arrivati ad indebitarci per mettere in piena sicurezza le nostre aziende ed ora tutto il nostro impegno viene vanificato dal comportamento irresponsabile di pochi e dall’incapacità del governo di gestire la situazione in modo chiaro. Non è giusto.
È un disastro che purtroppo pagheremo tutti, nessuno escluso”.
“A chi invoca misure ancora più restrittive, un ritorno al primo lockdown con la chiusura di tutte le attività non essenziali, io dico che non esistono attività non essenziali”, sottolinea la presidente Lapini, “perché dietro ad ogni singola attività, anche “non essenziale”, c’è la cosa più essenziale al mondo: la dignità di un essere umano, che gli deriva anche dal lavoro che fa e con cui porta a casa i soldi per vivere e mantenere la propria famiglia.
Ci sono persone che hanno studiato, hanno investito risparmi, si sono messe in gioco, hanno dato posti di lavoro. Ci sono cittadini, madri e padri, che ora faticano a vedere un futuro possibile per sé e per la propria famiglia. A tutti i cittadini faccio un appello accorato: siate responsabili nei vostri comportamenti, adottate ogni misura di quelle prescritte per contenere l’epidemia, dall’uso della mascherina al distanziamento a tutto il resto. Questa pandemia non si combatte chiudendo le imprese, ma facendo leva sul senso civico e sulla responsabilità personale”.
Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni ricorda la manifestazione di protesta che mercoledì 28 ottobre si svolgerà a Firenze ed in altre 17 città italiane: una grande manifestazione pacifica, ordinata, silenziosa dei ristoratori e di tutto il mondo della somministrazione. Alle 11,30 si ritroveranno, provenienti da tutte le dieci province toscane, per una iniziativa perfettamente in linea con le attuali disposizioni: stabile, senza cortei, con il corretto distanziamento.
“Saranno apparecchiate 16 tovaglie di 3 metri per 3 a terra (“Perché siamo col sedere per terra!”) e tutt’intorno, nella loro uniforme da lavoro, siederanno gli chef dell’associazione italiana cuochi e tutte le variegate professionalità di un mondo esasperato da provvedimenti senza senso. Come l’ultimo, che definiamo una follia”, dice Marinoni, “i ristoranti e i bar hanno ripreso l’attività il 18 maggio. E la curva dei contagi da allora fino a metà settembre è stata sotto controllo.
Se da metà settembre ha ripreso improvvisamente a correre, cosa c’entrano le nostre attività? Sono altri i provvedimenti da prendere, ma questo governo non ne è capace e prende le scorciatoie. Ma questa volta il paese si ribella. Noi non ci stiamo!”.
“Di fatto non possiamo criticare le misure restrittive appena annunciate dal presidente Conte: non abbiamo sufficienti dati per valutare l’emergenza sanitaria. Occorre che il Governo preveda un sostegno economico alle attività produttive e commerciali in rapporto alla diminuzione del fatturato non solo su base mensile, ma ponderato sulla performance annuale”. Così Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana a conclusione della conferenza stampa del presidente del Consiglio che ha annunciato nuove misure restrittive per combattere l’epidemia in corso.
“Non esiste un settore colpito che non ne esponga un altro dell’indotto ad una flessione di fatturato: non aiuti mirati ad un settore, ma aiuti in base a diminuzione di fatturato” prosegue Cioni. Nello specifico, Cioni chiede “aiuti per gli affitti da giugno a dicembre, proporzionati alla diminuzione di fatturato; facoltà di licenziamento; stop agli acconti di fine novembre per il 2021; tassazione per cassa”. “A gennaio -prosegue il presidente degli artigiani della Città Metropolitana di Firenze - scadranno le moratorie sui mutui.
Non occorre rinviare la scadenza, ma che Governo, ABI e Consorzi Fidi si coordino per definire l’unica azione utile alle imprese: la rinegoziazione di tutti i mutui per diminuire (in base alla diminuzione di fatturato registrata ed attesa da ogni impresa) la rata mensile, allungando la vita del mutuo, senza spese ulteriori e a bassi interessi”. Infine, ma non ultima, “l’immediata disponibilità nelle casse di Ebret dei denari necessari per pagare la cassa integrazione artigiana per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre ancora scoperti” conclude Cioni.
“Un lockdown mascherato. Questo decreto è una vera e propria condanna a morte per tanti ristoranti, pasticcerie, bar e gelaterie. Per colmare l’incapacità evidente del Governo di garantire il rispetto delle normative continuano ad accanirsi contro queste categorie di lavoratori. E’ assurdo”. Confartigianato Imprese Firenze, per voce del suo presidente Alessandro Sorani, attacca così le decisioni annunciate dal premier Conte, in vigore da oggi, che impongono la chiusura dei locali alle 18, concedendo solo l’attività di asporto fino alle 24. “Come ripartiremo dopo questo tracollo non è dato saperlo.
Sono stati annunciati generici indennizzi. Noi chiediamo a partire da ora contributi a fondo perduto sulla base del fatturato dell’anno precedente, il blocco totale delle tasse e delle cartelle esattoriali per il settore, lo stop ai mutui e finanziamenti, supporto per gli affitti e ovviamente la proroga della cassa integrazione a tutela del lavoro”. La ristorazione, continua il presidente Sorani, “si è dimostrata essere un luogo sicuro, forse il posto dove esistono più procedure e controlli a garanzia della salute dei lavoratori e dei clienti.
Questo decreto continua a non voler affrontare il vero problema di questa pandemia, indubbiamente per la scarsa capacità delle istituzioni di farvi fronte: la drammatica situazione del trasporto pubblico locale. E a pagare sono le imprese e i lavoratori”.
"Aderisco con convinzione alla marcia di protesta dei Ristoratori Toscani, che il 4 novembre prossimo partiranno da Firenze a Roma per chiedere al premier Conte di tenere aperti i loro locali". Lo annuncia il Presidente del Gruppo Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella. Sarà una protesta pacifica quella dei Ristoratori Toscani che il 4 novembre, il giorno in cui ricorre l'anniversario dell'alluvione dell'Arno del 1966, dietro l'hashtag #contearriviamo, diventato anche lo slogan dell'iniziativa, inizieranno il 'Cammino degli inessenziali' per arrivare, tutti insieme, a piedi a Roma, davanti a Palazzo Chigi.
Un viaggio di circa dieci giorni che prenderà il via da Ponte Vecchio e richiamerà, nel suo spirito, la manifestazione pacifica portata avanti da Mahatma Gandhi contro la tassa sul sale, passata alla storia come la 'Marcia del sale'. "Decidere di far chiudere i bar e i ristoranti da lunedì è folle - sottolinea Stella -. È chiaro che chi ha pensato questo nuovo DPCM non ha mai lavorato nella sua vita. Le aziende si organizzano, i ristoranti e i bar hanno già acquistato i prodotti e hanno i propri magazzini pieni di merce.
Avere un'attività significa programmare e pianificare. Questo provvedimento è una mazzata pesantissima sull'economia. E se li fanno chiudere, devono dare loro le risorse finanziarie per vivere. Purtroppo, questa è la conferma che siamo in mano a degli incapaci".
“Ancora una volta la società Ikea a Sesto Fiorentino non si smentisce: in piena pandemia, in un momento in cui in tutto il mondo risalgono i contagi e viene raccomandata attenzione cercando di avere meno contatti e avere sempre la distanza sociale, mentre il governo italiano sta per varare un Dpcm con nuove restrizioni per prevenire infezioni, Ikea va controcorrente: in questi giorni ha aumentato il numero massimo di clienti in contemporanea nel negozio portandoli da 1.200 a 1.688, anziché ridurli”, afferma Umberto Marchi della Filcams Cgil di Firenze, ricordando che “questa società anche in primavera è andata controcorrente: all’epoca le Rsu e gli Rls cercarono in tutte le maniere di far capire ai dirigenti le problematiche richiamandoli a un comportamento più attento e responsabile, ma non servì a niente e non si poté fare a meno di far intervenire la medicina del lavoro che, dopo una serie di controlli, stabilì quante persone potevano essere contemporaneamente in negozio”. Aggiunge il sindacalista: “Siamo molto vicini a nuovo lockdown che ci auguriamo non avvenga per non danneggiare ancora di più la nostra economia, per non danneggiare le aziende e i lavoratori che in cassa integrazione ricevono soldi dopo mesi.
In questo quadro, Ikea irresponsabilmente sta facendo come nella primavera scorsa, non ascoltando i delegati sindacali e i rappresentanti alla sicurezza. Fa entrare clienti su clienti e, anche se il negozio è grande, ci sono luoghi di alto concentramento di persone come il mercato posto al piano terra, dove è dura rispettare le distanze previste”. Marchi rivela che “i lavoratori sono molto preoccupati, hanno le mascherine ma le persone all’interno sono davvero troppe per non temere contagi.
Le loro rimostranze non vengono ascoltate. La Rsu ieri ha dovuto aprire uno stato di agitazione richiamando anche il Decreto Legge 81/2008 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, in cui è previsto che il lavoratore che si sente in pericolo si può allontanare dal posto di lavoro”. Conclude Marchi: “Il modo di fare di questa società non è giustificato, i contagi da Covid-19 stanno aumentando anche in Toscana in maniera esponenziale, così come stanno aumentando i decessi.
Si deve lavorare con senso civico e di responsabilità, e per questo invitiamo le autorità, partendo proprio dalla medicina del lavoro, a fare controlli al negozio nel fine settimana, cioè nei giorni di maggior affluenza. Estendiamo l’invito anche alle forze dell’ordine, poiché più del profitto contano le leggi a tutela della salute pubblica”.