La maledizione del dischetto colpisce ancora, e boccia ancora la Fiorentina. Terzo errore di fila, e questa volta mette perfino tutti d’accordo, ed evita le solite incartate e incancrenite discussioni: quando Aureliano di Bologna – forse il peggiore in campo, poi vedremo perché – trotterella con fare irritante verso lo schermo Var per non aver visto in diretta il cazzottone di Sommer in faccia a Nzola (solo giallo per un fallo del genere, intenzionale e diretto sul muso?), il pallone è già tra le mani del rigorista titolare.
Nico Gonzalez, accolto tra vere ovazioni, è rientrato da una dozzina di minuti al posto del “solito” Ikoné, impalpabile come sempre ma ormai forte della pagnotta che gli ha assicurato il Verbo del Frigo Pieno. Dodici minuti in cui Nico – e forse c’era da aspettarselo – non combina poi gran che, salvo beccarsi un fallaccio a mezzo campo giudicato veniale dal solito Aureliano: ma ecco l’occasione, e il Franchi freme. Rigore, con lo specialista, non i vari supercontestati Grandi Fallitori (nel vocabolario c’è).
Fischio, saltino… e lo sgorbio di un tiretto che è poco più di un appoggio al portiere. Palla bloccata a terra, il colmo.
La maledizione del dischetto tuttavia non è il solo male della Fiorentina sconfitta al Franchi dall’Inter. Certo, c’è da recriminare. Sommer ha tolto di porta soltanto lui sa come un pallone velenoso di Bonaventura, ma d’altra parte nel primo tempo anche Terracciano aveva compiuto un paio di miracoli, senza contare l’altrettanto prodigiosa chiusura di Faraoni su Carlos Aberto in spaccata, peccato che da quell’angolo nasca il gol. Già, il gol: Lautaro è lesto e rapinoso, ma è evidentissima la spinta a Parisi, che né Aureliano né il Var dimostrano di voler vedere (però, domanda: era giusta quella marcatura?), come non vedranno un contatto piuttosto netto di Bastoni su Ranieri nell’altra area.
C’è da recriminare perché Sottil non regge il provino del prepartita, e così Italiano è costretto a inventarsi ancora qualcosa: Bonaventura esterno alto a sinistra, Nzola in campo subito, il modulo appare qualcosa come un 4-2-1-3 con Beltran che frulla alle spalle dell’angolano, frulla tanto ma in verità senza combinare mai gran che, anzi finisce con il regalare diversi palloni ai nerazzurri stavolta in pisserissimo arancioncino. Ecco, appunto: del regalar palloni.
Ok, la coperta è corta e s’è vieppiù accorciata: e oltretutto si vede bene che Arthur non gira come dovrebbe e vorrebbe, quel fastidio al ginocchio evidentemente lo condiziona; si vede poi che Minot Lopez soffre l’assenza abbastanza prolungata dal campo, così l’avverti avulso e spesso affogato in una rete di maglie avverse – ma c’è da dire che ormai alla Fiorentina le misure gliele hanno prese in tanti, e sempre più spesso si nota la seconda punta sulle tracce del costruttore di gioco, a impedirgli il mestiere.
Si vede che Barak quando entra non ha più piglio e fluidità, e anche il povero infaticabile Duncan comincia a perderne. Ma, primo: impostare il match contro questa Inter sul fraseggio e sul palleggio è un suicidio, la superiorità in tecnica individuale e poi in rapidità di movimento e sicurezza di controllo è quanto meno disarmante, la Viola sbatte capocciate su capocciate nel confuso, arruffone, spuntato tentare di aggredire l’area: quando ci riesce, ecco Nzola che arresta, si gira e prova un diretto murato anziché appoggiare a Bonaventura solissimo a un metro dall’area piccola di fronte a Sommer.
Ma, secondo: velocisti non ce n’è, e allora. E allora rete di piccoli passaggi, collezioni di imprecisioni e idee scarse. Così il possesso palla potrà essere sembrato anche un arrembaggio, a Italiano – l’ha detto nel post – è parso perfino “una grande partita”, ma sinceramente da sotto la tettoia è parso tutt’altro. A voler essere cattivi, la fotografia di quanto sopra è un malinconico scuoter di teste per uno schema totalmente sbagliato su una buona punizione poco distante dall’area, sul finire della prima frazione: per il non capirsi, come se si parlassero lingue calcisticamente differenti, peggio che nella confusione biblica di Babele parte un crossetto stortignaccolo che finisce in fallo laterale.
Approfondimenti
Ma parliamoci chiaro: se i migliori in campo risultano ancora una volta Ranieri e poi Faraoni (e un gradino sotto Bonaventura, serissimo professionista malgrado le voci sul rinnovo che non arriva), e se negli ultimi disperati assalti Italiano manda dentro Milenkovic a fare il centravanti (ma dai 7 calci d’angolo non esce proprio nulla, che si debba rimpiangere il mancino di Biraghi?), qualcosa vorrà dire. Che c’è bisogno di mettere mano a rimpinguare e rinfrescare la rosa, qualche uscita che non può essere solo Brekalo per accontentare il popolo, qualche ingresso che non può essere solo Faraoni perché c’è evidente bisogno di ben altro.
Tipo: Ikoné rinfrancato dal rinnovo del valsente, per quanto comunque poco incisivo, a Lecce venerdì sera non ci sarà nemmeno lui, il giallo con l’Inter vuol dire un turno a casa. Quindi niente Ikoné e Sottil, Nico in condizioni così così, e il resto che s’è detto, con il centrocampo contato e comunque, e comunque… Se poi il Verbo del Frigo Pieno minaccia di avventarsi sul povero tifoso che gli chiede di spendere, il quadro c’è tutto. Come è chiaro che comincia a essere un pizzichino tardi, sul mercato.
E là davanti continua il digiuno. Il Grande Saggio Sotto La Tettoia continuerà a dire che era meglio Cabral. Sentite me, aridatece Kokorin.
Fiorentina (4-2-3-1) - Terracciano; Faraoni, Martinez Quarta, Ranieri, Parisi (89’ Milenkovic); Arthur (46’ Maxime Lopez), Duncan (83’ Mandragora), Ikoné (60’ Nico Gonzalez), Bonaventura, Nzola; Beltran (83’ Barak). All. Italiano
Inter (3-5-2) - Sommer; Pavard (83’ Bisseck), De Vrij, Bastoni (60’ Acerbi); Darmian (60’ Dumfries), Frattesi, Asllani, Mkhitaryan, Carlos Augusto; Lautaro (77’ Sanchez), Thuram (60’ Arnautovic). All. Inzaghi
Arbitro: Aureliano di Bologna (Var Marini-Doveri)
Marcatore: 15’ Lautaro MartinezNote: ammoniti 42’ Bastoni, 45’+1 Ikoné, 75’ Sommer, 82’ Pavard, 90’+1 Mandragora; angoli 7-6 Fiorentina; recupero 2’, 5’. Spettatori 35.084