Perché mai un appassionato studioso della società on line dovrebbe intitolare il suo libro “Difendersi da Internet”? Proprio perché un esperto conoscitore della rete può ben inquadrare il potere straordinario che -nel bene e nel male- il web può dispiegare. E' il caso di Deborah Bianchi, avvocatessa pistoiese che da anni si occupa di diritto applicato alle nuove tecnologie. Autrice di rubriche telematiche e pubblicazioni di diritto dell'Internet, è relatrice in corsi e convegni e collabora con le riviste del Sole 24 Ore. Nel suo ultimo libro presenta i nuovi scenari della responsabilità in rete, dalla privacy al diritto all'oblio.
Temi fondamentali per un paese come l'Italia, la cui complessiva arretratezza culturale ha frenato per anni l'accesso di massa ai prodigi di Internet, mentre oggi che la maggioranza degli italiani è on line, produce un approccio superficiale al web, con conseguenti rischi di un uso non consapevole della rete. Sembra paradossale, ma il passaggio nel giro di pochi anni dal rifiuto snobbistico dell'informatica proclamato dalla classe dirigente nazionale, all'abuso di applicativi poco conosciuti, espone la società italiana a rischi su cui i più hanno scarsa consapevolezza. Anche se si tratta di persone con ruolo e notorietà pubblica.
Il danno alla persona nell'ambiente digitale è un fenomeno complesso -anche di natura psicologica- che si aggrava in funzione della qualifica della persona offesa, della diffusione del sito web, delle difficoltà per rimuovere il contenuto lesivo. Ma on line si può offendere anche la reputazione di un'impresa, o di un ente pubblico, dissipando l'investimento economico e sociale profuso per costituirli. E' grazie all'opera di esperti come la Bianchi se anche in Italia sta arrivando alla consapevolezza dei diritti individuali e collettivi violabili on line.
Il volume dell'avvocatessa toscana vuole essere proprio uno strumento per tutti gli operatori del diritto che si cimentano nella tutela della persona fisica e giuridica nell'ambiente digitale. Nell'assunto che l'Internet è un luogo e non un tradizionale mezzo di comunicazione, come la stampa e radio, o TV. E' quindi necessaria una conversione dei diritti costituzionali e delle loro tutele alla peculiare realtà virtuale generata dalla rivoluzione digitale.
Approfondimenti
Nei nuovi scenari della responsabilità nell'Internet fanno capolino fattispecie quali il danno da digital divide, per garantire al cittadino un accesso sia pur minimo al mondo digitale. I fornitori del servizio, se non in grado di garantire la regolarità dell'accesso on line, provocano un danno quantificabile ai soggetti impediti all'esercizio di questo nuovo diritto di cittadinanza digitale. Della stessa tipologia fanno parte il danno da violazione dell'identità digitale nei social network, nella stampa telematica e sui motori di ricerca, in particolare per quanto concerne il diritto all'oblio di fatti ed eventi documentati on line, che non devono perseguitare i soggetti citati a tempo indeterminato.
Cade così il dogma della non responsabilità dei provider e dei fornitori dei servizi on line, pionieri della società digitale, tuttavia oggi affermatisi come imprese tra le più dinamiche e redditizie della nuova economia, e di conseguenza finalmente assoggettabili alle loro responsabilità giuridiche conseguenti dalla loro attività di impresa. Nel libro la Bianchi approfondisce il tema della neutralità della rete, in rapporto con la ridondanza dei contenuti generati dagli utenti e a quello della pubblicità on line, due fenomeni che hanno forgiato il nuovo mondo digitale e su cui si fonda tutta l'economia della rete. Sulla casistica sviluppatasi negli ultimi anni la Corte di Giustizia Europea si è già pronunciata, elaborando un concetto-guida ineludibile.