Dire che l’ immagine della giustizia e delle carceri italiane sia catastrofica è un eufemismo. Solo qualche giorno fa a sparare a zero contro un sistema inefficiente ci ha pensato la Corte di Strasburgo che ha accusato il sistema carcerario italiano di essere disumano in occasione della vicenda dell’istituto di Sassari. A rincarare la dose l’ispezione ONU guidata dal norvegese Mads Andenas, al termine della quale è stato stilato un memorandum allarmistico che denuncia il disastro del nostro universo penitenziario sia dal punto di vista del trattamento che della certezza della pena.
Ma qualche eccellenza esiste e l’autorevole stampa estera è disposta a segnalarlo. Parliamo di Gorgona, carcere dell’omonima isola toscana a cui il prestigioso quotidiano tedesco Die Welt ha dedicato un lungo reportage.Un elogio, questo del Die Welt, che non sorprende Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana: “Il modello Gorgona è un esempio di come l’esperienza del carcere possa finalmente rispettare i principi di Beccaria, ovvero che il primo obiettivo deve essere il recupero. Dopo tante critiche internazionali, la Toscana dimostra che c’è un’altra via e che in questo Stato e imprenditoria possono collaborare con successo”
Nel suo ampio speciale, l’inviato Georges Desrues definisce “pregevole” l’iniziativa che ha reso unica questa realtà e che racconta con dovizia di particolari: “Gorgona è un’isola che si trova a più di 30 km dalla terra ferma, in provincia di Livorno, nell’arcipelago toscano cui appartengono anche le isola d’Elba e di Montecristo. L’isola è famosa per ospitare anche un carcere molto particolare, in cui detenuti, grazie alle pregevoli iniziative del direttore Carlo Mazerbo, si dedicano principalmente ad attività sociali e utili per il loro sostentamento ma, allo stesso tempo, per il benessere dell’isola.
Oltre agli allevamenti di animali da cortile e alla coltivazione di diverse specie di piante, frutti e verdure, dall’anno scorso è partito un nuovo progetto, quella della produzione di vino proprio. Il direttore ha così contattato alcuni maestri vignaioli toscani, tra cui anche la famiglia dei Marchesi de’ Frescobaldi. Lamberto Frescobaldi, la cui famiglia produce vino da almeno 30 generazioni, ha partecipato con grande entusiasmo a questo nuovo progetto. Sono tuttora una settantina i detenuti – prosegue Desrues - che curano il vigneto e si occupano della produzione del vino “Frescobaldi per Gorgona”.
La famiglia ha messo a disposizione anche tutte le apparecchiature e le strutture necessarie per la vinificazione. L’anno scorso è stato imbottigliato il primo esemplare di questo vino, per un totale di ben 2.700 bottiglie che contenevano questo cuvée derivato da uve di Vermentino e Ansonica, tipiche della regione e adatte al clima e alla natura del terreno dell’isola. Il risultato è un tipico bianco mediterraneo, dal bel color paglierino e molto ben strutturato, fresco e sufficientemente acido, con note molto forti di frutti esotici, camomilla e nocciola e con retrogusto persistente.
Presto il vigneto verrà esteso, verranno aggiunte nuovi viti e, in programma, ci sono anche varietà di uve rosse. Il vino – conclude il Die Welt - va così ad aggiungersi ai tanti prodotti confezionati dai detenuti del carcere di Gorgona: olio d’oliva, miele, formaggio bovino, caprino e pecorino, latte, frutta e verdura. Tutto biologico e fatto a mano.” (http://www.welt.de/print/wams/lifestyle/article130093079/Eine-Traube-von-Haeftlingen.html)