Un quadro finanziario sostanzialmente stabile, con risorse in bilancio di circa 3 miliardi e 750 milioni nel triennio: 1,35 miliardi nel 2019, 1,2 miliardi nel 2020 e 2021. Cinque settori di intervento: il rilancio degli investimenti pubblici per infrastrutture, sanità e difesa del suolo; il sostegno agli investimenti privati per l’innovazione e l’economia circolare; la formazione per una migliore qualità del lavoro e per superare il mismatch tra domanda ed offerta; l’attivazione di varie misure per favorire l’accesso al credito delle Pmi (Garanzia Toscana); rafforzamento della competitività sui mercati internazionali (il marchio Toscana).
È lungo queste linee che si muove il Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2020, illustrato dal presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd).
Nel Documento, dichiara Bugliani, si rileva il raffreddamento del ciclo economico globale. Le stime del PIL toscano sono +0,4 per cento nel 2019, +0,6 per cento nel 2020 e +0,8 per cento nel 2021. Preoccupa in modo particolare il crollo degli investimenti che, anche per la Toscana, cumulando i valori degli ultimi dieci anni, fa mancare qualcosa come almeno 50 miliardi di euro nello stock di capitale. La battuta di arresto degli investimenti privati e pubblici è pari a -0,6 per cento nel 2019.
A fronte di questi scenari, continua il presidente della prima commissione, la Regione ha sottoscritto una larga intesa con le forze sociali per lo sviluppo della Toscana, favorendo in particolare l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e puntando sulle politiche dei fattori produttivi che insistono nel territorio. Inoltre, la Regione intende perseguire l’obiettivo prioritario di una riduzione drastica delle emissioni puntando su una Toscana ‘Carbon Neutral’ al 2050 e, più in generale, procedere all’attivazione di processi di economia circolare.
C’è da registrare, continua Bugliani, un leggero aumento delle entrate sanitarie (+ 1,3 per cento), una riduzione fisiologica dei finanziamenti comunitari per la conclusione del ciclo di programmazione, la stabilità nelle entrate tributarie proprie. La riduzione dello stock del debito, sceso fino a 38 milioni, sarà seguita da un aumento previsto di 131 milioni nel 2019, di 115 milioni e di 107 milioni nel 2020 e 2021 per finanziare gli investimenti.
La Conferenza delle Regioni, nel proprio parere sul Def 2019, ha invitato il Governo a spingere sugli investimenti e ad anticipare l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, che adesso è possibile solo dal 2021. Un nuovo patto per la salute, la certezza delle risorse per il fondo nazionale trasporti e il recupero del mancato introito per la ‘rottamazione’ delle cartelle inferiori ai mille euro, sono gli altri temi sollevati da quel parere. Sarà con la nota di aggiornamento, che la Giunta regionale proporrà al Consiglio entro il mese di ottobre, che gli obiettivi programmatici dei 24 progetti in cui il DEFR è articolato saranno meglio specificati.
“La Toscana non cresce, la debolezza della nostra economia è certa, basta con l’indebitamente anche a copertura di investimenti. La strada da seguire è quella dell’autonomia”. Il consigliere della Lega, Marco Casucci,apre il dibattito sul Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2020 e parla di “atto meramente formale. Sarà tutto più chiaro quando saranno note le scelte del Governo nazionale”, dichiara. Ma se anche il ragionamento è solo di tipo tecnico, Casucci solleva “scelte di merito”: a suo giudizio, “le previsioni economiche per il triennio sono già vecchie, segnate sulla base di uno studio Irpet di aprile scorso. È una colossale presa in giro”, dice. Una novità significativa all’interno del Defr, Casucci la trova: “Finalmente esiste la parola stagnazione, ma ancora non è chiaro cosa intende fare la Regione per aumentare i consumi interni”, conclude.
Diametralmente opposta la posizione di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra): “L’indebitamento per investimenti è la leva per il rilancio. Così come lo è la spesa pubblica virtuosa. In una situazione di stagnazione che non riguarda solo la Toscana, ma l’Italia tutta e anche una parte di Europa, è sbagliato insistere sull’austerity”. D’accordo che la discussione sul Defr 2020 sia solo un “passaggio tecnicamente necessario”, Fattori ritiene che il dibattito vero si potrà fare dopo le scelte nazionali: “Nella nota di aggiornamento vedremo in concreto le novità che la Giunta intende introdurre e capire di cosa esattamente stiamo parlando anche sul fronte delle scelte”, dice riferendosi al capitolo infrastrutture. “Alcune possono essere giuste”, commenta.
Il capogruppo del Partito democratico Leonardo Marras chiede alle opposizioni di ritirare gli atti collegati al Defr (ordini del giorno e risoluzioni): “Rinviamo il momento dell’analisi e della discussione a quando ci saranno i numeri del Governo, diversamente anche proposte interessanti non avrebbero il giusto merito. Non è adeguato e opportuno affrontarli ora”, dichiara. Poi, rivolto alla Lega, riguardo alla proposta di risoluzione per il regionalismo differenziato che il gruppo di opposizione intende portare al voto, avanza una richiesta: cassare la parte in cui vengono elencate le spese delle Regioni a statuto ordinario per la solidarietà al resto del Paese, così come calcolate dall’ufficio studi della Cgia di Mestre.
“Stralciare questa parte sarebbe condizione per il voto favorevole della maggioranza”, dice Marras, che ribadisce: “La nostra proposta di regionalismo è chiara: siamo per un’autonomia collaborativa”, spiega riferendosi a “materie davvero importanti”. “L’unità nazionale è garantita se c’è solidarietà nazionale”.
Non crede a un passaggio meramente formale Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia): “Il Defr 2020 è un atto politico importante. Oggi possiamo dare indirizzi alla Giunta che può decidere di accoglierli o meno in sede di aggiornamento” e per andare incontro al capogruppo Marras, propone di sostituire la parola “impegni” con “inviti” in tutti gli atti collegati. “La vera partita – ribadisce – il Consiglio la gioca proprio oggi. Gli atti delle minoranze, non chiedono risorse precise, tracciano linee. Anche per questo è opportuna la discussione in questa fase”. Il commento politico sul Documento, Marcheschi lo riserva a chiusura di intervento: “Completa continuità con i precedenti, nessun colpo di reni, nessuna valorizzazione delle eccellenze toscane che per fortuna ancora abbiamo”. Per il consigliere nel Defr c’è “poca visone e poco coraggio”.
Nel corso del dibattito sul Documento di economia e finanza 2020, la consigliera Monica Pecori (Gruppo misto/Tpt) ha espresso perplessità e richieste di chiarimento su una serie di progetti: dalle politiche per il mare ai cambiamenti climatici, dall’innovazione alla sanità, dalla sicurezza sul lavoro agli atti di violenza sugli operatori sanitari, “dovuti forse anche ad attese insostenibili”. In particolare, sul presidio ospedaliero di Livorno, “non trovo nel Documento alcun riferimento ai 195milioni disponibili”, ha affermato.
Massimo Baldi (Pd), parlando di “atto formale dovuto”, inserito in una crisi economica che dipende da tanti fattori, anche di caratura nazionale e internazionale, ha sottolineato che “la Toscana ha il suo Defr e, di fronte a uno Stato che si indebita e non fa crescere l’economia, noi rispondiamo ai cittadini puntando su occupazione, diritto allo studio, formazione, per dar vita ad una regione dove si viva meglio”.
Serena Spinelli (Gruppo misto/Art.1-Mdp), di fronte “a proposte di risoluzione generiche e frammentarie”, parlando di “atto dal valore tecnico che verrà approfondito ad ottobre”, ha invitato la Regione “a farsi portatrice di istanze nazionali”: “il problema del reddito investe tutto il paese, non solo chi non ha lavoro, ma anche i lavoratori poveri”; da qui il giudizio sulle misure sul reddito, che “se connesse al tema del lavoro coatto non danno alcuna risposta”.
Per Giacomo Giannarelli (M5s) il giudizio sul Defr è “completamente negativo, per l’inadeguatezza e l’inefficacia delle misure”, dalla sanità alla formazione, dai cambiamenti climatici all’economia circolare e all’edilizia abitativa. “Il Documento non ha efficacia né per i cittadini né per le imprese toscane”, ha aggiunto il consigliere.
Parere negativo anche per Irene Galletti (M5s) che, soffermandosi in particolare su alcuni aspetti: cultura, scuola e agricoltura, ha invitato a “cambiare strategia”. “Parliamo sempre degli stessi concetti, senza mirare agli obiettivi”, ha osservato la consigliera. Due esempi: le Fondazioni culturali drenano molte risorse e occorre invece guardare ai risultati che producono; in Toscana l’abbandono scolastico riguarda uno studente su dieci.
Secondo Andrea Quartini (M5s), “anche se il Defr verrà definito dopo la legge di stabilità, è più che legittimo dare indicazioni alla Giunta”. E confermando la propria opposizione alla proposta di risoluzione presentata dalla Lega, “che propone un regionalismo differenziato in maniera provocatoria”, si è chiesto come mai “nessuno voglia riconoscere quanto fatto dal Governo per la Toscana, ovvero i 270milioni di euro per l’edilizia sanitaria e lo stesso reddito di cittadinanza, che in Toscana ha molte carte in più che nel resto d’Italia”.
Il dibattito si è chiuso con il voto sugli ordini del giorno presentati dal consigliere Paolo Marcheschi (FdI), non approvati dall’Aula di palazzo del Pegaso: atti di indirizzo che puntavano a correggere il documento economico finanziario della Regione sulle grandi infrastrutture regionali e nazionali, accessibilità e mobilità integrata (tra cui un odg su interventi sui cantieri e per la sicurezza sul raccordo autostradale dell’Autopalio Firenze-Siena), sul contrasto ai cambiamenti e sull’economia circolare (tra cui la proposta di maggiori esenzioni per auto elettriche o a doppia alimentazione), su interventi per lo sviluppo della Piana Fiorentina (sistema tramviario).
Mercoledì 31 luglio i lavori del Consiglio regionale riprenderanno alle 9.30, con il voto sulle proposte di risoluzione collegate al Documento (presentate da M5S e Lega) e con il voto finale per appello nominale sul Documento di economia e finanza regionale.