Dazi: il 37% del vino toscano venduto negli Stati Uniti

Persino Meloni non esclude contromisure. Nel 2025 il trend sarà l’esplorazione di aree emergenti?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 Aprile 2025 15:08
Dazi: il 37% del vino toscano venduto negli Stati Uniti

Firenze, 3 aprile 2025- Mentre il Vinitaly ha prontamente reagito ai dazi di Trump con la buona notizia di oltre 3.000 buyer provenienti dagli Usa, l’Osservatorio EFI (Edoardo Freddi International) che analizza ogni anno i dati relativi all’export dei vini italiani all’estero ha registrato nel 2024 un boom dell’esportazione di nostri prodotti negli States: il più esportato in assoluto è il Pinot Grigio che, rispetto al 2023, ha totalizzato un +5% nelle vendite; al secondo posto e sempre più apprezzato il Prosecco (+68% 2024 vs 2023).

Sul gradino più basso del podio secondo l’Osservatorio EFI troviamo un rosso DOCG come il Brunello di Montalcino che però è quello che ha fatto registrare la crescita maggiore rispetto a un anno fa (+80%). Tutte le percentuali si riferiscono ai dati export a valore dal 1^ gennaio al 31 dicembre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Poche ore fa il Tycoon ha annunciato l’imposizione del 20% di dazi nei confronti dell’UE.

Ma per l’imprenditore Edoardo Freddi "Non c’è motivo di farsi prendere dal panico: la situazione avrebbe potuto essere molto peggiore. I nuovi dazi non rappresentano un ostacolo insormontabile per l’export italiano di vino negli Stati Uniti, un mercato che continua a mostrare una domanda stabile e un’economia solida. Il cambio favorevole, inoltre, contribuisce a mitigare eventuali impatti negativi sui prezzi finali per il consumatore americano.

È fondamentale evitare reazioni impulsive, come l’introduzione di contromisure tariffarie, che potrebbero alimentare tensioni commerciali e penalizzare ulteriormente il settore. La strada migliore è quella del dialogo e della negoziazione, lavorando affinché si trovi un equilibrio che tuteli entrambe le parti. Il mercato americano rimane centrale per il vino italiano e sono necessari un approccio strategico e una visione di lungo periodo per continuare a crescere e rafforzare la nostra presenza”, ha dichiarato Freddi, principale esportatore di vini italiani.

Essi sono garanzia di qualità e nuove cantine si affacciano al mondo dell’esportazione.

Gli USA si sono confermati anche nello scorso anno il principale mercato di sbocco per i manufatti toscani: nel 2024 il valore delle merci vendute nel mercato statunitense ha superato i 10 miliardi di euro, quasi il 17% del totale venduto nel mondo (+12% sul 2023).

Ma anche le importazioni statunitensi sono strategiche per l’economia toscana: compriamo merci per circa 7 miliardi di euro (il 19% del totale); nel 2023 era inferiore ai 4 miliardi di euro.

Approfondimenti

I dati del Centro Studi di Confindustria Toscana spiegano che il 37% di tutto l’export manifatturiero in USA sono prodotti farmaceutici, il 16% macchinari e il 15% articoli del sistema moda. Rilevanti sono anche le vendite dell’industria alimentare e delle bevande che in valore assoluto si fermano a poco più di un miliardo di euro ma rappresentano il 30% dei prodotti del comparto venduti dalla Toscana nel mondo (33% delle bevande).

A partire dal terzo trimestre 2024 l’export verso il mercato USA ha registrato alcune flessioni (-15% nel terzo trimestre e -2,5% nel quarto rispetto al corrispondente periodo del 2023) soprattutto per il contenimento delle vendite di prodotti farmaceutici. Tuttavia, il dato 2024 rimane superiore a quello del 2023.

Per quanto riguarda le importazioni i comparti più rilevanti risultano essere la meccanica e la farmaceutica che da soli coprono circa l’85% delle importazioni complessive da questo paese. Oltre il 70% dei farmaci che la Toscana acquista nel resto del mondo provengono dagli USA.

Depurato dal comparto farmaceutico il dato dei volumi di export e import cambia sensibilmente, ma tuttavia gli Stati Uniti rimangono al secondo posto per export di manufatti toscani, mentre scendono di posizione per le importazioni (5° posizione dopo Spagna, Francia, Germania e Cina).

Qual è la reazione a caldo dopo l’annuncio sui dazi del Presidente Trump?

“Siamo fortemente preoccupati ed è chiaro che lo scenario mondiale ridefinito ieri sera chiama a decisioni urgenti anche a livello territoriale, perché la sfida sarà continuare a rendere attrattivo il territorio toscano per tutte le nostre eccellenze”, ad affermarlo è il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi “E’ chiaro che anche a livello toscano serve attuare subito quei provvedimenti necessaria ad aumentare il tasso di industria del nostro territorio e a facilitare la presenza di quelle già esistenti”, prosegue il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi.

“Abbiamo quindi alcune priorità che non possiamo più rimandare – continua Bigazzi – e queste sono: la sicurezza per gli approvvigionamenti energetici, la messa in sicurezza del territorio; ed una politica industriale a largo spettro che da un lato sia di sostegno agli investimenti, ma che attui anche politiche industriali ‘a costo zero’ come alcune misure di semplificazione, che potrebbero essere introdotte velocemente e che per le imprese sarebbero fondamentali”.

“Dobbiamo liberare le aziende da quante più incombenze possibili – conclude Bigazzi -. Fare impresa nel nostro territorio deve diventare semplice”.

"Il vino toscano ha una forte vocazione all'export e continuerà a essere un punto di riferimento sui mercati internazionali, nonostante le nuove barriere tariffarie imposte dagli Stati Uniti. Tuttavia, l'introduzione dei dazi americani avrà un impatto significativo su un settore strategico per l'economia e per l'occupazione regionale: infatti attualmente, circa il 37% delle vendite totali di vino toscano avviene nel mercato americano, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro" A dirlo è Francesco Colpizzi, presidente della federazione vitivinicola regionale toscana, in seguito all'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dell'introduzione di dazi del 20% sui prodotti provenienti dall'Unione Europea."Non vogliamo creare allarmismi, ma è innegabile che questi dazi penalizzeranno le nostre esportazioni.

I grandi vini toscani di fascia alta subiranno un impatto più contenuto, poiché rientrano nel segmento del lusso e i loro acquirenti sono meno sensibili alle variazioni di prezzo. Maggiori difficoltà, invece, si prevedono per i vini di fascia media, che hanno comunque un eccellente qualità ma un prezzo competitivo""Con questi dazi l'Italia non perde competitività rispetto agli altri paesi produttori di vino europei – continua Colpizzi – perché i dazi sono stati attribuiti a tutti i paesi europei in modo uguale, ma piuttosto rischia di perdere competitività con paesi come Argentina e Cile, che hanno dazi minori e costi della produzione molto inferiori ai nostri.

Non credo invece che possa esserci uno spostamento di consumi interni al mercato americano verso prodotti lesivi della proprietà intellettuale che richiamano nel nome prodotti italiani ma non sono italiani, i cosiddetti Italian Sounding. Infatti, ci sono già centinaia di vini di questo tipo ma si tratta di prodotti di scarsa qualità. La nostra forza è che possiamo puntare su dei nomi di denominazione di origine molto importanti, e siamo in grado di consolidare attraverso la nostra qualità i rapporti commerciali con gli Stati Uniti d'America".

"Come Confagricoltura Toscana ci impegneremo a individuare soluzioni e rimedi – conclude Colpizzi – tenendo conto che ora occorre molta razionalità e che l'Unione Europea, al netto delle dichiarazioni, non deve rispondere con ripicche e ritorsioni inutili ma concentrarsi su un negoziato efficace. Nel frattempo, il nostro governo dovrà sostenere le imprese vitivinicole con strumenti di finanza agevolata per l'internazionalizzazione, per rafforzare la presenza sui mercati internazionali, esplorando, nuove opportunità di crescita e consolidamento, anche attraverso gli enti di emanazione del Ministero degli Esteri ".

“L’introduzione dei dazi su vino, olio, formaggi ed in generale su tutto il paniere agroalimentare avrà inevitabili contraccolpi sia per le imprese esportatrici sia per i consumatori su cui ricadranno gli aumenti. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La logica dei dazi e controdazi ha dimostrato nel tempo di essere miope e controproducente per tutti: rischia di rallentare la crescita, aumentare l’inflazione e generare un clima di instabilità e sfiducia. E’ una guerra commerciale inutile e dannosa. Questo però, per l’Europa, deve essere il tempo della prudenza e della diplomazia evitando reazioni smisurate o di pancia. Se c’è un margine per trattare, l’UE deve farlo”.

Dichiara Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio Chianti Classico: “Siamo certamente preoccupati delle ripercussioni che il 20% di dazi potrà avere sui nostri vini e adesso confidiamo nella diplomazia italiana ed europea affinché questa scelta dell’Amministrazione Trump sia rivista quanto prima. Adesso noi produttori dovremo lavorare per condividere questo gravoso impegno economico con il trade statunitense che riteniamo sia altrettanto colpito da questa imposizione tariffaria. Lavoreremo insieme convinti che il consumatore americano che da sempre ama e consuma Chianti Classico resterà fedele ai vini di qualità, al Gallo Nero, al nostro territorio che si rispecchia in ogni nostra bottiglia.”

“Prendiamo atto con rammarico della decisione del presidente degli Stati Uniti sui dazi, ma non possiamo permetterci di restare fermi. È il momento di rafforzare la nostra presenza in nuovi mercati, a partire dal Sud America, dove l’accordo con il Mercosur può aprire grandi opportunità per il nostro vino. Allo stesso tempo, dobbiamo investire in Asia e iniziare a promuoverci in Africa e India per diversificare le nostre esportazioni e ridurre la dipendenza dagli USA” A dirlo è Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti.“L’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur - dice Busi - deve diventare una priorità assoluta.

L’Europa ora deve essere rapida nel rendere operativo questo trattato, perché è un modo per dare prospettive nuove alle aziende europee e nel caso del Chianti anche a tutto ciò che la presenza delle nostre aziende rappresenta: cultura, cura dell’ambiente, valorizzazione delle aree interne. Mercati come Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay rappresentano un’opportunità concreta per il nostro export.”Ma il Sud America non è l’unica direzione su cui puntare. “Anche l’Asia offre prospettive enormi per il vino italiano.

Dobbiamo investire su Cina, Giappone, Vietnam e Thailandia, mercati con un crescente interesse per i nostri prodotti. Allo stesso tempo /dobbiamo iniziare a farci conoscere in Africa e India, aree in cui il consumo di vino sta crescendo e dove possiamo costruire nuove opportunità commerciali.”L’appello di Busi è chiaro: “Le istituzioni europee devono muoversi con decisione per aprire nuove vie all’export del vino italiano. Se i dazi USA impongono un cambio di rotta, allora dobbiamo sfruttare al meglio le alternative a nostra disposizione.”

“L’annuncio dei dazi americani al 20% su tutte le produzioni europee vini compresi andrà inevitabilmente a colpire duramente anche la nostra denominazione, che vede negli Stati Uniti il suo principale mercato di sbocco dove destiniamo oltre il 30% delle nostre esportazioni. Queste tariffe di fatto riguardano tutte le principali economie del mondo che alimentano una guerra commerciale dove ne usciremo tutti sconfitti e più poveri. Per questo il danno rischia di oltrepassare i confini statunitensi”. Così il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci commenta i dazi reciproci annunciati ieri sera dal presidente Trump.

“Queste misure avranno un effetto ad ampio spettro dove non solo il vino rischia di diventare un bene voluttuario sempre più inaccessibile per i consumatori ma allo stesso tempo andranno a colpire settori cruciali anche per la nostra economia locale come l’enoturismo. Ci appelliamo – conclude Bindocci – alle istituzioni e alle diplomazie europee affinché riescano a trovare un accordo con gli Usa per scongiurare una penalizzazione che colpirebbe in maniera inesorabile tutte le imprese”.

“L’imposizione di dazi sui prodotti agroalimentari europei, in particolare sul vino, da parte dell’amministrazione Usa rappresenta un grave danno per l’economia toscana. La nostra regione ha sempre avuto un forte legame commerciale con gli Stati Uniti: colpire il settore vitivinicolo significa mettere in difficoltà non solo le imprese, ma anche l’intera filiera produttiva e distributiva che in Toscana dà lavoro a decine di migliaia di persone” Così Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Toscana, commenta le decisioni del presidente Usa Donald Trump riguardo ai dazi sui prodotti agroalimentari europei.

Il protezionismo - dice Baragli - non giova a nessuno e rischia di compromettere relazioni economiche consolidate, con ripercussioni negative su entrambe le sponde dell’Atlantico. Confidiamo in un’azione diplomatica efficace da parte dell’Italia e dell’Europa che tuteli le nostre imprese e i lavoratori del settore vitivinicolo, preservando un comparto che rappresenta non solo un pilastro dell’economia toscana, ma anche un simbolo della nostra tradizione e cultura”.

“Siamo di fronte a una sfida che non possiamo sottovalutare. Le nostre cooperative hanno già dimostrato grande resilienza di fronte al peso del conflitto tra Russia e Ucraina e delle tensioni geopolitiche, l’aumento dei costi energetici, il calo delle vendite e le conseguenze dei cambiamenti climatici - conclude Baragli -. Questi dazi possono essere colpo letale ad anni di lavoro e investimenti. Il mercato americano è fondamentale per il nostro vino, e perdere competitività significherebbe lasciare spazio a prodotti concorrenti o, peggio, a imitazioni che sfruttano l’immagine del Made in Italy senza garantirne la qualità. È il momento di agire con decisione per difendere le nostre imprese e il lavoro di migliaia di persone. È un appello che rivolgiamo al governo italiano e in particolare all’Unione Europea”.

La dichiarazione di Daniele Calosi (segretario generale Fiom Cgil Toscana): “Anche le guerre commerciali purtroppo generano morti e feriti, non è pensabile che in una crisi di questa portata le istituzioni stiano ferme. Ci si difende non con altri dazi ma tutelando l’occupazione di chi lavora: non possiamo rischiare una ondata di licenziamenti, da parte di chi governa serve subito uno stop ai licenziamenti come fu fatto al tempo del Covid, per i settori più colpiti dai dazi come l’automotive, che in Toscana conta circa 7mila addetti, e come gli accessori moda, che ne contano circa 5mila. Oltre a ciò, le imprese devono mettere in campo investimenti e rinnovare i Contratti: solo questa può essere la strada per sopravvivere e rilanciarsi”.

“Le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump sui dazi verso i prodotti europei, incluso il settore agroalimentare, sono inopportune e offensive nei confronti dell’Unione Europea” dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro.“Condanniamo il suo atteggiamento nella forma e nella sostanza, anche dal punto di vista etico: da un alleato storico come gli Stati Uniti, infatti un simile attacco commerciale risulta inaccettabile. L’introduzione di tariffe maggiorate e dazi sui prodotti europei - continua Tiso - rappresenta un colpo ingiustificato alle relazioni economiche tra UE e USA, con effetti dannosi soprattutto per il comparto agroalimentare, settore già messo a dura prova da crisi internazionali e instabilità dei mercati. Un approccio di questo tipo, che mira a penalizzare gli scambi piuttosto che favorire il dialogo, rischia di creare nuove tensioni e di compromettere un equilibrio commerciale costruito nel corso di decenni”.

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