(DIRE) Firenze, 30 mar. - Velocità e semplicità. Sono le due costanti che devono accompagnare quella che pare l'unica 'cura' per la sopravvivenza della imprese, la liquidità. In pieno 'lockdown' da coronavirus lo chiede Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Imprese Firenze. E' proprio il capoluogo toscano chiamato a fare i conti non solo con la serrata delle aziende (con l'Irpet che in Toscana calcola perdite di valore aggiunto di circa 800 milioni di euro a settimana), ma anche con gli effetti che l'azzeramento del comparto turistico produrrò sul tessuto economico, grana che preoccupa e non poco anche il Comune.
Da qui l'appello accorato di Sorani alle istituzioni e al mondo del credito. In questi momenti, spiega alla 'Dire', "ci accorgiamo di come la burocrazia sia uno dei veri e propri limiti alla crescita per le imprese. Il decreto che di fatto sospende prestiti e mutui è stato emanato dal governo il 17 marzo, ma soltanto oggi stanno cominciando ad arrivare i moduli delle banche per attivare questi processi. Ecco, questo testimonia chiaramente quanto la burocrazia, gli adempimenti, rappresentino la lentezza con cui la macchina dello Stato, in questo caso anche delle banche, si muove per aiutare le imprese".
Ora, invece, "soprattutto sul credito c'è necessità di due cose: semplicità e velocità". E qui si ritorna alla parola d'ordine, la stessa che sta facendo il giro del mondo: l'assoluta esigenza di liquidita' sia "per riuscire a far fronte ai pagamenti, ma soprattutto per tenere aperto, chi lo puo' fare, e per programmare una eventuale ripartenza nell'immediato dopo coronavirus".
Il grosso del Paese, ragiona Sorani, "è fatto da piccole imprese, spesso familiari. Il vero rischio sociale, quindi, potrebbe esplodere tra qualche mese. L'importante allora è agire subito sostenendole, con interventi dello Stato a fondo perduto, ma soprattutto con una pressione forte da parte del governo sulle banche per semplificare e velocizzare" la trafila degli aiuti. "In tanti casi- ricorda- ci sono richieste fatte addirittura prima delle crisi, nel corso dell'ultimo trimestre 2019, che ancora non sono state processate dalle banche". Per questo, conclude, "chiediamo di snellire la procedura di valutazione anche delle vecchie pratiche, non soltanto dell'attivazione veloce delle nuove richieste". (DIRE)
«Interventi mirati per il comparto calzaturiero in ginocchio, o non riaprirà nessuno»: li chiede alla Regione il Capogruppo in Consiglio regionale Maurizio Marchetti dopo il grido d’allarme levato dagli imprenditori di settore della provincia di Lucca e non solo.«Nei giorni scorsi – racconta Marchetti – nelle ore immediatamente precedenti alle spedizioni soprattutto verso l’estero, le aziende hanno ricevuto disdette degli ordinativi. Semplici email di diniego a ricevere le merci hanno messo il settore calzaturiero sotto scacco.
Ordini annullati, merci ferme in magazzino, scadenze bancarie e fatture da saldare creano per questi imprenditori un effetto tenaglia a cui si aggiunge lo stop produttivo e quindi il mancato guadagno a fronte di costi di produzione sostenuti, tra materie prime e mano d’opera».«Dinanzi a questo scenario – incalza Marchetti – se non si interviene con misure di sostegno mirate, la profonda difficoltà del settore calzaturiero si tradurrà in mancate riaperture una volta che l’emergenza coronavirus si sarà, come si auspica, attenuata o esaurita.
Col 100% di costi d’impresa sostenuti e il 100% di disdette, a queste imprese non rimarrà che portare i libri in tribunale. Si tratta di uno scenario di domani, ma che va scongiurato con provvedimenti di oggi o si metteranno a rischio intere filiere di lavorazione con i loro bacini occupazionali. Sarebbe una lacerazione difficilmente sanabile».