Firenze – La proposta di legge presentata dai consiglieri di Lega Nord, primo firmatario Claudio Borghi, per razionalizzare i costi della politica legati al funzionamento dell’assemblea legislativa regionale, è stata respinta dall’aula con ventiquattro voti contrari e quindici favorevoli.
E’ stato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) ad allustrarla, sottolineando che il testo vuole ancorare l’indennità che spettano a consiglieri, presidente e componenti della Giunta, allo stato di benessere della comunità toscana. Il punto di riferimento del sistema di calcolo è il reddito complessivo medio regionale, ossia il rapporto tra il reddito complessivo ed il numero dei contribuenti. Ad esso si associano parametri come il tasso disoccupazione, la presenza di giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano e non lavorano (NEET), il tasso di natalità e il tasso di povertà assoluta.
Un dato negativo riscontrato in Regione Toscana rispetto ai cosiddetti parametri associati, dovrebbe comportare, secondo la proposta respinta, una serie di decurtazioni alle indennità. Tali decurtazioni non avrebbero luogo nel solo caso in cui i risultati siano comunque migliori delle altre regioni a statuto ordinario. A questo scopo il nostro istituto di programmazione economica (Irpet), sulla base di dati Istat, individuerebbe una Regione benchmark per fare ogni anno il calcolo delle indennità, moltiplicando il reddito medio per una serie di coefficienti precisati in legge e applicando le decurtazioni.
In nessun caso si può determinare una spesa mensile lorda complessiva superiore ai limiti attuali: Presidente del Consiglio e Presidente della Giunta, 13.000 euro; consiglieri con indennità di funzione e componenti della Giunta, 12.800 euro; consiglieri senza indennità di funzione, 11.100 euro. Nel caso in cui il rimborso spese sommato all’indennità, determini il superamento dei limiti, viene operata d’ufficio una riduzione.
“Il tema è di scarsissima rilevanza - ha precisato Claudio Borghi - ma, visto l’interesse del dibattito pubblico, ho deciso di presentare una proposta con un’idea precisa: la compartecipazione dell’assemblea governante al successo, o insuccesso del territorio che governa”. A suo parere, “se l’indennità dei parlamentari italiani fosse indicizzata alla crescita del Pil, magari qualcuno
ci penserebbe due volte a votare scemenze tipo il fiscal compact o il bail in”.Tommaso Fattori (Si-Toscana a sinistra) ha ammesso di aver subito il fascino dell’idea, ma ha annunciato voto contrario, perché “il cuore del meccanismo è difettoso”. A suo parere non è possibile separare gli effetti della politica nazionale, sia essa delle stesso segno o meno, da quelli della politica regionale. Perché, poi, le opposizioni dovrebbero godere o essere penalizzate da scelte non condivise. Infine, c’è il rischio di sfasatura temporale, perché alcune scelte politiche hanno effetti a lungo termine.
“L’obbiettivo era di passare da uno stipendio fisso ad uno legato anche al merito ed al territorio – ha ribadito Manuel Vescovi (LN) – E’ incredibile in questa situazione del paese che la Toscana vada male ed il nostro stipendio resti intatto”.“Apprezziamo gli sforzi della Lega Nord per andare dietro al Movimento Cinque Stelle, che non aspetta una legge per tagliare i costi della politica – ha replicato Giacomo Giannarelli (M5S) – ma siamo molto critici sull’impianto. Fra l’altro vengono mantenute le indennità attuali”. Giannarelli ha voluto precisare che il suo movimento politico ha restituito 80 milioni di euro di rimborsi elettorali non spesi e del taglio delle indennità.
Massimo Baldi (Pd) ha ammesso che la proposta ha un suo fascino: quello di introdurre nella politica modelli aziendali. “Sono d’accordo anche nell’ammettere che la politica ha un suo costo” ha aggiunto, “ma ritengo che a pagare debba essere chi ha responsabilità di fare leggi e prendere decisioni, lo Stato e le istituzioni, e non magari gli amici”. A suo parere, però è l’impianto ad essere carente e giustificare un voto negativo.
Claudio Borghi ha replicato che la scelta di introdurre un benchmark serve apppunto ad annullare gli effetti del ciclo economico, mentre è inevitabile che la minoranza finisca con il subire le scelte della maggioranza, visto che i cittadini eleggono i propri rappresentanti in un’assemblea.Alcune sottolineature negli interventi di Giannarelli e Borghi, che hanno ripreso la parola a più riprese, hanno alimentato un fitto botta e risposta tra i consiglieri, a cui hanno partecipato Elisa Montemagni (LN), Enrico Cantone (M5S), Andrea Quartini (M5S).
“Questa legge non la votiamo, perchè non ha senso” ha sintetizzato in conclusione il capogruppo pd Leonardo Marras. Analoga la dichiarazione di voto di Stefano Mugnai (FI), perché la legge “vuole solo inseguire il Movimento Cinque Stelle sul suo terreno, basato sul disdoro delle istituzioni”. Secondo Enrico Casucci (LN) il dibattito è stato aspro, perché “indicizzare le indennità dei consiglieri regionali al reddito medio dei toscani apre la discussione sui costi della politica su un piano diverso”.