Casi di Coronavirus si sono già registrati nelle Rsa, dove vive una popolazione anziana, particolarmente fragile ed esposta al contagio. Per questo il presidente Enrico Rossi ha firmato oggi pomeriggio una nuova ordinanza, che prevede "Misure straordinarie per il contrasto e il contenimento sul territorio regionale del virus Covid-19 nell'ambito delle Residenze sanitarie assistite, e Residenze sanitarie disabili e in altre strutture socio-sanitarie".
Queste le misure previste dall'ordinanza
Nell'ipotesi in cui si riscontri un caso positivo di Covid-19 all'interno di una Rsa, Rsd o altra struttura socio-sanitaria, l'ospite rilevato positivo, se sintomatico e la cui condizione clinica appare instabile, sarà preso in carico dal SSR, secondo i diversi livelli di appropriatezza dell'intervento, da rimettere alla valutazione del clinico, come definiti dalle ordinanze e e disposizioni regionali vigenti. Se paucisintomatico, l'ospite positivo al Covid-19 potrà essere mantenuto in isolamento all'interno della stessa struttura, se possibile.
Se le condizioni strutturali non lo consentono, dovrà essere collocato in una struttura socio-sanitaria appositamente dedicata, con livelli di assistenza infermieristica H24, supporto giornaliero di personale medico e garanzia di supporto di ossigeno, se necessario. L'intera struttura, nel caso in cui non ci sia un'organizzazione in moduli, separabile per aree e percorsi Covid e non Covid, sarà sottoposta a quarantena, con attivazione di idonea sorveglianza sanitaria in stretta collaborazione con la Asl territorialmente competente. Il personale che lavora nella struttura, a seguito di contatto stretto, continuerà a svolgere l'attività lavorativa, fermo restando la sospensione dell'attività stessa, nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per Covid-19. Qualora non insorga sintomatoloiga respiratoria o esito positivo per Covid-19, a conclusione della propria attività lavorativa giornaliera, il personale di cui sopra potrà scegliere una delle seguenti opzioni: rientro al proprio domicilio, evitando contatti con altre persone; pernottamento nella stessa struttura di lavoro, qualora possibile; alloggio nelle strutture alberghiere appositamente allestite dalle Asl. Le strutture socio-sanitarie, in grado di garantire attività di cure intermedie, dedicate all’accoglienza degli ospiti Covid positivi, sono istituite e attivate dai gestori in collaborazione con la Asl territorialmente competente o dalla Asl territorialmente competente per le strutture a gestione propria. I test diagnostici per la verifica della positività a Sars-CoV-2 (tampone orofaringeo) devono essere effettuati su tutti gli operatori e/o ospiti, quando si verifichi nella struttura un caso confermato di Covid-19 a carico di un operatore e/o ospite. Fermo restando l’accesso dei componenti dell’Usca (Unità speciale di continuità assistenziale) nel caso in cui ciò risulti necessario, l’accesso dei medici di medicina generale, afferenti ad ogni singola struttura residenziale, dovrà essere organizzato in turni di visita, che riguardino tutti gli ospiti di riferimento e per tutte le necessità clinico assistenziali, in modo che l’accesso sia limitato ad una unica figura di Mmg all’interno della struttura.
Questa presenza coinvolge tutti i Mmg afferenti ad ogni singola struttura e sarà a rotazione settimanale. Nelle Zone Distretto dove è stata attivata l’Usca, i casi positivi vengono seguiti dal team, in stretta collaborazione con i medici di medicina generale degli ospiti stessi. Eventuali nuovi ingressi in Rsa, Rsd o altra struttura socio-sanitaria sono subordinati al fatto che le strutture prevedano l’allestimento di un modulo di accoglienza dedicato ai nuovi ospiti, o l’adozione di misure, in ogni caso, idonee a garantire adeguato distanziamento sociale fra gli ospiti, allo scopo di garantire un ulteriore filtraggio contro la diffusione del virus in una possibile fase di incubazione. Agli ospiti di nuovo ingresso, oltre alla normale verifica da effettuarsi a cura degli operatori della struttura, per rilevare lo stato di salute e l’eventuale sussistenza di un rischio espositivo, verrà comunque effettuato il tampone.
Anffas a Firenze
Dal 15 marzo è arrivata l’ordinanza della Regione che chiudeva i centri diurni per anziani e disabili fino al 3 aprile. L’ANFFAS di Firenze è rimasta aperta per far fronte all’assistenza delle case famiglia con gli utenti residenti, tre in tutto per un totale di 30 utenti; questo ha comportato e comporta un ulteriore carico di lavoro per gli operatori, anche a fronte dei casi di malattia fra il personale. L’organizzazione del lavoro è stata complicata e i DPI per la prevenzione hanno tardato ad arrivare. Il 25 marzo Rossi ha incontrato i sindacati sulla situazione delle RSA. Il confronto ha riguardato il funzionamento dei servizi e le condizioni di sicurezza del personale che vi opera. Anche per loro sarà previsto lo screening sierologico e sono in arrivo nuove mascherine.
"Inizialmente abbiamo fatto all’interno dell'istituto le mascherine per la protezione di operatori e assistenti. Sono arrivati con lentezza gel disinfettanti, occhiali protettivi per fare le docce -raccontano alcuni lavoratori ANFFAS aderenti alla Federazione Toscana PCARC- Anche la situazione delle famiglie al cui interno vivono persone con gravi disabilità o non autosufficienti, specie quelli con seri problemi comportamentali, sono letteralmente allo stremo e necessitano di urgenti ed adeguati supporti domiciliari. Non basta solo proteggere dall’esterno chi vive in una struttura residenziale. Occorre aiutare le persone con disabilità e le famiglie rimaste sole e vanno appunto mobilitati i lavoratori del settore, come quelli attualmente fermi per la chiusura di altre strutture e scuole".
Il 24 marzo l'associazione Adina aveva scritto al Presidente della Regione, all'Assessore alla salute ed ai Direttori delle ASL Toscane per richiamare la loro attenzione sulla necessità di una adeguata e indispensabile protezione per gli operatori sanitari e socio sanitari adibiti all'assistenza agli anziani e ai disabili, sia nei servizi domiciliari che in quelli residenziali presso le RSA.
"Dalla risposta del 26 marzo dell'Assessore alla Sanità della Regione Toscana, rileviamo la presa in carico da parte della Regione delle problematiche relative alla sicurezza di lavoratori ed ospiti delle RSA che si concretizza con la distribuzione delle mascherine protettive, oltre che nei presidi del SSN, anche presso i soggetti operanti in raccordo o nell'ambito del SSR, fra cui le RSA -raccontano dall'associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti- Tenuto conto che i familiari non possono entrare nelle R.S.A., restiamo collegati con alcuni lavoratori per essere informati di cosa succede dentro alle strutture, visto che ci sono i nostri familiari anziani non autosufficienti e sollecitiamo fin da ora la Regione, l’Assessorato e le ASL ad intervenire per sopperire alla difficoltà di approvvigionamento delle mascherine e a distribuirle tempestivamente e procedere all'applicazione di tutte le misure necessarie al contenimento del contagio".