Concessioni: balneari in mobilitazione

Stallo italiano sulle spiagge demaniali occupate

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2024 15:09
Concessioni: balneari in mobilitazione

Impazzano i prezzi dei servizi sulle spiagge demaniali occupate da balneari che ne approfittano. Pagano affitti ridicoli in regime di illegalità dei contratti. Questa è la fotografia delle spiagge italiane dopo una sentenza di ieri della Corte di Giustizia europea che ha stabilito che, alla scadenza della concessione (oggi di fatto occupazione) le opere non amovibili costruite sulle spiagge vengano acquisite a titolo gratuito dallo Stato, senza che questo costituisca una restrizione alla libertà di stabilimento.

“Le elezioni passano, ma i problemi restano. A più di un mese dall'ultima tornata elettorale la politica continua ad essere assente ingiustificata sul tema delle concessioni, nessuno che dal Governo si prenda la responsabilità di far uscire le nostre aziende da quel limbo pluridecennale chiamato Bolkestein. Ma il tempo è già scaduto e abbiamo bisogno di risposte”. Sono piene di preoccupazione le parole del presidente del Sib Confcommercio Pisa Fabrizo Fontani,

“Nell'assemblea nazionale del Sib indetta per giovedì 18 luglio valuteremo e decideremo le azioni politiche e sindacali da mettere in atto per rompere questo insensato immobilismo. Non è più rinviabile da parte del Governo e del Parlamento una legge chiara e univoca, valida per tutti i comuni d'Italia, che salvaguardi in modo definitivo le nostre imprese, non ci sono davvero più alibi per ritardare ulteriormente”.

“Ricorreremo presso la Cassazione a sezioni unite contro le sentenze pronunciate dal Consiglio di Stato” annuncia il direttore generale di Confcommercio Pisa e segretario generale operativo Sib Confcommercio Federico Pieragnoli “La risposta alle legittime richieste delle imprese balneari deve essere politica, ma considerate le ultime discutibili sentenze il consiglio direttivo nazionale del Sib intende tutelare anche a livello giuridico famiglie e imprenditori che rappresentano un modello di balneazione attrezzata efficiente e di successo, costruito in decenni di sacrifici da decine di migliaia di onesti lavoratori. La situazione è gravissima, c'è in gioco il futuro della balenazione attrezzata italiana, ovvero di centinaia di migliaia di famiglie, di lavoratori che con passione, competenza e professionalità portano avanti una tradizione che ogni anno attira sui nostri litorali milioni di turisti”.

“Come se non bastasse un inizio di stagione difficile condizionato dal maltempo- prosegue Fontani - abbiamo a che fare con nubi ben più fosche che purtroppo incombono sul nostro futuro. Sono oramai diversi i comuni e le regioni che stanno organizzando le gare per la riassegnazione delle concessioni demaniali con modalità diverse ed è assolutamente urgente porre un freno a questa situazione caotica che si è protratta per mesi dopo la scadenza del 31 dicembre”.

"Ennesima sentenza di una situazione che, mentre balneari e sostenitori (di governo e opposizione) delle loro occupazioni si strappano le vesti perché lo Stato cattivo li avrebbe abbandonati (figurati cosa avrebbe regalato loro se li avesse coccolati…), l’applicazione della legge diventa optional, visto che tutti questi signori non avrebbero più diritto ad occupare gli arenili demaniali, e visto che tutte le scadenze del caso sono state ampiamente superate -commenta Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- La situazione vede in essere l’estensione delle concessioni fino alla fine di quest’anno, nonostante il Consiglio di Stato avesse stabilito la fine delle stesse al 31 dicembre scorso e l’assegnazione solo tramite bandi di gara, dove, tra l’altro, per esempio, alcune regioni come la Toscana si erano sperticate per rimborsi milionari (soldi dei contribuenti, gli stessi che pagano fior fiore di quattrini i servizi di questi signori) a chi non avesse i requisiti per l’assegnazione.

La storia va avanti dal 2006 (direttiva Ue cosiddetta Bolkstein), con governi di ogni tipo che hanno rimandato e rimandato l’attuazione. Sentenze e contro sentenze ed oggi siamo prossimi a supermulte (ancora soldi dei contribuenti) per l’Italia che non l’ha applicata".

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