Prato, 30/07/2020 – Un’azienda tessile “sommersa” a conduzione cinese operante nel settore della produzione di mascherine, che depositava in maniera incontrollata i rifiuti prodotti, operava in locali privi di requisiti di legge e impiegava abusivamente tutti i lavoratori. E' stata scoperta dai Carabinieri forestali durante un controllo. L'attività dell'azienda, che si trova a Comeana, è stata sospesa poiché tutti i lavoratori presenti erano irregolari. Sempre in materia di diritto del lavoro, sono state inoltre comminate sanzioni amministrative per oltre 60.000 euro.
L’obiettivo del controllo era stato individuato precedentemente, a seguito di un’altra attività di polizia giudiziaria delegata dall’Autorità Giudiziaria ai militari Forestali di Prato. Vista la complessità degli accertamenti da eseguire, le attività sono state condotte congiuntamente da militari pratesi in forza al Nucleo Investigativo dei Carabinieri Forestali (N.I.P.A.A.F.), al Nucleo Ispettorato del Lavoro (N.I.L.), alla Stazione Carabinieri di Poggio a Caiano (che ha curato le procedure legate alla presenza di clandestini). Da segnalare anche la collaborazione prestata dal personale tecnico dell’ASL Toscana Centro e dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro, oltre alla presenza di alcuni mediatori culturali di lingia cinese.
Il titolare della ditta è stato deferito all’autorita giudiziaria per aver realizzato un deposito incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi (rifiuti legnosi, plastici, tessili, mobili, stoviglie, pneumatici, piccoli elettrodomestici, scarichi w.c.) e di rifiuti pericolosi (bombole di gas, batterie auto, neon) nel piazzale d’ingresso del capannone, piazzale che è stato sottoposto a sequestro penale.
Sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria. anche i quattordici operai risultati sprovvisti del permesso di soggiorno e di qualsiasi documento di identità, dunque da ritenersi irregolari sul territorio nazionale.
Oltre al piazzale, è stato sequestrato anche il capannone della ditta, avendovi riscontrato vari illeciti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro come sporcizia dei locali, dormitori abusivi, impianti non a norma.
Contestata anche la mancata adozione delle misure di legge volte a contrastare e contenere il contagio da covid-19, per il quale l’azienda non era in possesso del prescritto protocollo e non aveva messo in atto alcuna misura riconducibile ad esso.