Occorre una strategia per rilanciare il comparto ovi-caprino toscano, questo in sintesi il leitmotiv dell’incontro che ha visto giovedì a Siena riuniti pastori provenienti da ogni angolo della regione. A fare il punto della situazione i rappresentanti delle Coldiretti territoriali con il direttore regionale Antonio De Concilio per affrontare le emergenze legate alle predazioni ma anche per una riflessione a 360° sul settore.
In effetti il comparto ovicaprino toscano, che attualmente conta circa 1200 aziende agricole, concentrate principalmente tra Grosseto, Siena e Pisa, si è praticamente dimezzato nel corso degli ultimi dieci anni, come anche il numero dei capi si è notevolmente ridotto. La Toscana con la consistenza di 400 mila pecore è al quarto posto in Italia, dopo la Sardegna, la Sicilia e il Lazio.
In Toscana vengono prodotti circa 550 mila quintali di latte che tenendo conto di un prezzo medio pagato di circa 1 €/l contribuisce alla produzione vendibile agricola per circa 55 milioni di euro. Solo una parte del latte viene lavorato direttamente dall’allevatore per produrre formaggi mentre in larga parte prende la via dei caseifici. Gli allevatori ovicaprini toscani subiscono la concorrenza del latte proveniente dall’esterno acquistato dai caseifici per produrre e commercializzare formaggi che, in vari modi, si richiamano alla toscanità. La recente introduzione dell’etichettatura d’origine obbligatoria per latte e prodotti lattiero caseari – fortemente voluta da Coldiretti - rappresenta un elemento di chiarezza e al tempo stesso, in prospettiva, una boccata d’ossigeno per il settore
L’incontro senese, al quale ha partecipato una rappresentanza qualificata di oltre cento allevatori, è stata l’occasione per fare il punto sulla lunga vertenza aperta da Coldiretti, che nei giorni scorsi aveva dichiarato lo stato di mobilitazione, presentando alla Regione Toscana un documento di richieste per l’insostenibile stato nel quale sono costretti ad operare gli allevatori con i continui attacchi al bestiame da parte di animali predatori, lupi ed ibridi. Alcune risposte sono già arrivate nei giorni scorsi da parte dell’Assessore Remaschi che ha sottolineato come la Regione Toscana intende muoversi su tutti i fronti, tra cui di particolare rilevanza quello di assicurare agli allevatori un risarcimento dei danni più congruo per le azioni dei predatori.
“Abbiamo denunciato da mesi – ha detto Antonio De Concilio, direttore regionale Coldiretti introducendo l’incontro - in molte aree della Toscana una situazione di emergenza legata alle predazioni. Basti pensare che per il triennio 2014 - 2016 sono state presentate domande di indennizzo, riferite a 1.348 attacchi di predatori agli animali allevati, per un danno che supera i 3 milioni di euro. Numeri che rappresentano solo la punta di un iceberg perché molti allevatori rinunciano addirittura a richiedere i rimborsi. Attacchi non solo di lupi ma anche individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti. Come preoccupanti – ha continuato De Concilio - sono i deprecabili episodi di uccisione dei lupi e di esibizione delle relative carcasse, atti che, nell’infrangere provocatoriamente anche le norme nazionali e comunitarie, sembrano essere commessi da chi desidera compromettere una definizione delle strategie per il contenimento delle predazioni”.
“La recente notizia che la UE abbia concesso il superamento del cosiddetto “de minimis”, cioè la soglia di 15 mila euro per un triennio, è di assoluta importanza – continua il direttore di Coldiretti Toscana – anche se vorremmo che ciò valesse non solo per le richieste future. Tuttavia, è apprezzabile lo sforzo della Regione, annunciato da Remaschi, di reperire ulteriori risorse per risarcire tutti i danni per le domande presentate da gennaio a novembre 2016 ed ancora in attesa di essere liquidate.
Restano però ancora alcuni capitoli aperti da noi denunciati come il risarcimento agli allevatori per le spese sostenute per lo smaltimento delle carcasse degli animali uccisi dai predatori e l’immediata realizzazione di piani di contenimento e controllo di cani vaganti e ibridi lupo/cane attraverso la collaborazione con i diversi Corpi di Polizia. Abbiamo evidenziato altresì la necessità di definire un programma finalizzato alla valorizzazione della filiera ovi-caprina che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessata da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali.
Tutte questioni aperte che richiedono risposte e non solo dal livello regionale – De Concilio, riepilogando i contenuti dell’assise senese, ha così concluso – Bisogna riuscire a valorizzare ancora di più le denominazioni di origine e rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo regionali e nazionali, delle produzioni sia di formaggi che di carne provenienti dai nostri allevamenti, rendendo credibili traiettorie di futuro per produttori che svolgono una funzione fondamentale sul piano economico e sociale, presidiando altresì territori il cui abbandono e degrado determinerebbero gravi rischi anche sul piano idro-geologico”.