Il primo obiettivo è garantire su tutto il territorio regionale, in modo uniforme, il supporto migliore alle vittime di violenza che accedono al pronto soccorso, senza creare ostacoli alle attività forensi. Regione e procure hanno appena firmato un nuovo protocollo sul codice rosa, speciale percorso di accesso al pronto soccorso dedicato alle vittime di violenza ed abusi (dichiarati od anche solo sospettati): donne e bambini soprattutto, ma anche anziani o persone, per la loro vulnerabilità o per discriminazione o pregiudizio, vittime ed oggetto di crimini d’odio.
Stamani, 29 novembre, la presentazione a Palazzo Strozzi Sacrati, sede a Firenze della presidenza della giunta regionale.
“Il Codice Rosa – sottolinea il presidente della Regione, Eugenio Giani - è una progettualità tutta toscana, che ha fatto scuola a livello nazionale e presentata anche a marzo in una conferenza internazionale a Malta. Ma costituisce qualcosa di unico anche il protocollo che rinnoviamo: due mondi, quello sanitario e quello giuridico-forense, che parlano lo stesso linguaggio. E’ un esempio, ancora una volta, della capacità di lavorare in squadra e condividere le migliori esperienze”.
“Senza questa collaborazione che prevede tecnico-sanitario e giuridico insieme- dice Luciana Piras, procuratrice generale facente funzioni presso la Corte di appello di Firenze- noi non saremmo in grado di raggiungere quei risultati che garantiscono non solo l’accoglienza, la tutela e il trattamento sanitario e psicologico delle vittime di violenza, ma anche, nella nostra ottica di indagine, la conservazione di quel materiale probatorio che ci servirà per fare i processi e accertare le responsabilità”.
“Operatori ed operatrici,che ringrazio per l’impegno profuso, sono la forza di questa rete – aggiunge l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – La sinergia è l’altro tema centrale, per dare risposte efficaci ed efficienti alle vittime di violenza di genere e crimini d’odio”.
“Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro lungo tre anni, che non si è fermato neppure durante l’emergenza pandemica. E nell’ottimo lavoro di squadra tra enti ed istituzioni importantissimo è anche ill ruolo dei centri antiviolenza distribuiti sul territorio” ricorda Vittoria Doretti, coordinatrice della Rete regionale Codice Rosa e direttrice del dipartimento “Promozione della salute ed etica della salute” dell’Asl Toscana Sud Est, nel 2021 nominata anche consulente presso la Commissione di inchiesta sui femminici del Senato della Repubblica.
Il progetto dei codici rosa nasce nel 2010 nell’Asl di Grosseto come esperienza pilota. Nel 2011 diventa progetto regionale, con la firma di un protocollo con la Procura generale di Firenze, e all’inizio del 2014 si completa la diffusione in tutte le aziende della regione. A dicembre 2016 nasce la rete. Un progetto all’inizio solo sanitario e diventato nel tempo socio-sanitario.
L’intesa precedente con le procure risaliva al 2018, un accordo che aveva messo insieme da un lato l’esigenza di massima garanzia di tutela e rispetto delle vittime e dall’altro l’attuazione di tutti quegli atti giuridico-forensi necessari ai fini delle denunce ed indagini – i più efficaci ed efficienti possibili - facendo tesoro delle esperienze maturate nel tempo nei territori per omogeneizzare le procedure di tutti. Modifiche normative hanno reso necessaria una revisione del testo, ma gli stessi obiettivi rimangono al centro anche del nuovo accordo.
Numeri dopo il lockdown tornati a crescere
Del resto i numeri raccontano un fenomeno che non è purtroppo in calo. Dal 2012 al 2021 sono stati oltre 25 mila gli accessi nei pronto soccorso toscani in “codice rosa”. Pandemia e lockdown aveva ridotto il numero di casi e denunce, che nel 2021 sono tornati però ai livelli del 2019: 1918 episodi nel corso di tutto l’anno, con un aumento del 14,6 per cento rispetto al 2020 (e percentuali di crescita quasi identici tra adulti e bambine e bambini).
In particolare sono 1646 i casi che interessano gli adulti e 272 i minori coinvolti. Tra i grandi, dove le fasce più rappresentate sono quelle tra 40 e 49 anni e tra diciotto e ventinove, svettano gli episodi di violenza su donne: 1328. Più bilanciato il dato sui piccoli: 156 femmine e 116 maschi hanno subito violenza, con protagonisti nei due terzi dei casi ragazze e ragazzi tra i dodici e i diciassette anni. Le vittime straniere sono 484 tra gli adulti e 78 tra i minori, in media tre su dieci. Complessivamente tra i 1918 episodi registrati nel 2021 si contano 1743 casi di maltrattamento, 169 abusi (73 su minori, una violenza su quattro negli episodi che li riguardano, cresciuti del 5 per cento rispetto al 2020) e 6 casi di stalking.
Il protocollo
Reati come quelli per lesioni volontarie personali, contro la libertà sessuale o per maltrattamenti in famiglia sono perseguibili in più situazioni d’ufficio. I sanitari hanno in questo caso obbligo di referto e di denuncia (anche quando operano privatamente, anche se costretti a violare il segreto professionale) e il protocollo illustra tempi e modalità.In alcune fattispecie, come le lesioni per fatto doloso con prognosi non superiore a venti giorni o nel caso di violenza sessuale su un adulto, si procede necessariamene e solo su querela di parte. Il filo rosso al centro del lavoro tra Regione e procure è il massimo rispetto della volontà della vittima: ovviamente quando non ci sono procedibilità d’ufficio.
Prima della cosiddetta ‘legge del codice rosso, nei casi di violenza sessuale la donna aveva sei mesi di tempo per presentare denuncia. Successivamente il termine si è allungato ad un anno e con il protocollo, uno dei tanti esempi di adeugamento, è stato esteso ad un lasso di tempo molto più ampio, almeno due anni, l’obbligo di conservazione da parte delle aziende sanitarie dei referti e di tutto ciò che può costituire prova.
La colloborazione tra Regione, mondo della sanità e procure si esplica nella revisione costante delle procedure giuridico-forensi, nell’analisi delle criticità ed eventi sentinella per migliorare le singole procedure e nel supporto giuridico-forense alla rete regionale del Codice rosa. L’obiettivo è favorire il riconoscimento precoce dei casi di violenza all’arrivo in pronto soccorso e fornire una risposta efficace e coordinata da subito. Per questo la formazione, continua, è essenziale.
La revisione del protocollo d’intesa è stata condotta da un gruppo di lavoro coordinato dal procuratore generale, dai procuratori delle singole procure e per l’ambito sanitario dalla responsabile della rete regionale Codice rosa, da rappresentanti dell’assessorato, dai referenti del tavolo sulla privacy della Regione Toscana e da esperti della rete.