Agenzia Dire ROMA – “Secondo le voci che circolano le intenzioni del governo sono di approvare entro la fine dell’anno un decreto con 3-4 modifiche al Codice degli appalti”. Lo annuncia il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, nel corso di un convegno nella sede dell’Ugl. Tra gli interventi Cantone illustra la possibilita’ “di ampliare il cosiddetto massimo ribasso con dei meccanismi piu’ corretti, individuando non piu’ di tre soglie”. Quindi, sottolinea, occorre rivedere i livelli di progettazione: “Tornare all’appalto integrato credo sia suicida, rappresentava un sistema nel quale di fatto si davano tutte le chiavi all’impresa mentre la responsabilita’ deve rimanere alla stazione appaltante”.
Ci sara’ “un intervento che probabilmente sara’ fatto per la semplificazione delle progettazioni”, spiega.Un altro tema e’ quello delle “cause di esclusione perche’ in questo momento rappresentano il problema maggiore per gli appalti che non si riescono a fare. I motivi di esclusione sono diventati una corsa a ostacoli ai limiti dell’incredibile”. Insomma “bisognera’ intervenire sull’articolo 80 per ridurre le cause di esclusione e prevedere che abbiano un senso. Con franchezza dico che l’articolo 80 e’ difficile da leggere anche per gli addetti ai lavori, non si capisce nulla”.
Questi sono i temi “sui quali bisogna intervenire subito con un decreto legge per provare a sbloccarli”, osserva Cantone.Poi, dopo il decreto, Cantone ritiene che vada riaperta la legge delega “intervenendo senza riscrivere il Codice degli appalti ex novo, bisogna assolutamente evitare che ci metta mano il legislatore ordinario, questa non puo’ essere materia di competenza del Parlamento”, aggiunge. Il Codice deve essere “materia dei tecnici e infatti uno dei problemi e’ che questo Codice e’ stato fatto pochissimo dai tecnici e si vede”.
Tra gli aspetti da riaprire c’e’ la fase esecutiva: “Facciamo un regolamento perche’ abbiamo capito che gli enti locali non vogliono decidere, non vogliono capacita’ discrezionale, vogliono sapere cosa devono fare”, conclude il presidente dell’Anac.Raffaele Cantone ospite di un convegno dell’Ugl difende il Codice degli appalti dalle critiche dei costruttori, delle piccole imprese e dei comuni: “E’ stato approvato con una maggioranza molto ampia, sono stati ascoltati tutti gli stakeholder e poi improvvisamente oggi non si capisce di chi e’ figlio.
Certamente il Codice non e’ figlio mio perche’ l’avrei scritto in modo diverso, ma lo difendo, forse per una mia tendenza culturale: mi piace difendere le cause perse”, sottolinea sorridendo il presidente dell’Anac. Il problema di fondo, spiega, e’ che il Codice “non e’ conosciuto dal 90 per cento degli operatori, le amministrazioni se lo sono trovate da un giorno all’altro” e “il decreto ministeriale per qualificare le stazioni appaltanti” non e’ mai stato adottato. Quel che non sopporta Cantone e’ che ogni giorno si senta dire “cancelliamo il codice, ma queste sono solo chiacchiere senza cose concrete.
Eliminare un terzo delle norme?- si chiede- Quali? Facciamo un altro decreto? Con quali norme?”, attacca l ’ex pm. I problemi ci sono, questo non lo nega, “molto e’ dipeso dalle difficolta’ di attuarlo, un errore clamoroso e’ stato varare il correttivo un anno dopo quando il provvedimento non era pronto”. Eppoi c’e’ la cabina di regia, anzi non c’e’ stata, “perche’ non si e’ mai potuta riunire e non siamo riusciti a discutere se non a livello informale”, dice il numero uno dell’Anticorruzione.Ugo Dibennardo, direttore Operation e coordinamento territoriale Anas, concorda con Cantone sul fatto che “non tutto va abolito, salviamo quello che per il nostro settore e’ stato un vantaggio”, osserva.
Poi, alcune modifiche sono “indispensabili”. Ad esempio, “il progetto esecutivo e’ una maratona pazzesca. Il paese non funziona, dobbiamo creare un sistema snello”. Secondo Dibennardo bisogna pensare a “un codice per fare le opere, mentre in questi anni abbiamo continuato a fare delle norme per poi dedicare gran parte del tempo a studiare come superarle”. L’Anci, con Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza e delegato all’Urbanistica per l’associazione dei comuni, chiede “semplificazioni e un processo piu’ veloce”.Le piccole imprese, invece, lamentano come sia sempre piu’ difficile l’accesso ai lotti visto che i contratti sono troppo alti: quando il valore supera il milione di euro sono “fuori il 95% delle pmi”.
Mario Pagani, responsabile politiche industriali della Cna, ha “la netta sensazione che ci sia un pregiudizio del pubblico nei confronti delle imprese. Si parte dal presupposto che siamo tutti brutti e cattivi e che vogliamo operare male”. Anche i costruttori esigono ascolto. Edoardo Bianchi, vice presidente Ance, mette le cose in chiaro: “Non chiediamo di avere le mani libere per poter fare tutto in deroga. Il paese e’ in ginocchio e ha bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria, dateci la possibilita’ di lavorare”.Totalmente negativo Arturo Cancrini, professore di Tor Vergata: “Il Codice va cestinato, deve riscriverlo chi si e’ sporcato le scarpe in un cantiere”.
A chiudere il convegno moderato dal direttore dell’Agenzia Dire, Nicola Perrone, il vice segretario Ugl Luca Malcotti: “Se non facciamo per davvero un investimento nella preparazione del personale e’ difficile che qualunque codice possa produrre effetti positivi- rileva- Occorre un ragionamento improntato alla semplificazione, oggi chi ha ruoli di responsabilita’ nelle amministrazioni ha il terrore di finire davanti alla Corte dei conti o in un processo penale”. Infine, il saluto del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: “Abbiamo bisogno di un sistema meno ingessato per far ripartire gli appalti, stiamo cercando di mettere in moto meccanismi virtuosi per far ripartire il paese e chiediamo ai tecnici di aiutarci, non possiamo piu’ perdere tempo”, conclude.