Firenze– 15 agenti della Polizia penitenziaria sono stati sospesi, per quattro addirittura e' stato chiesto l'arresto, perche' avrebbero torturato un carcerato, un tunisino che era in carcere a San Gimignano. Sul caso la procura di Siena ha aperto un’inchiesta e formulato accuse che vanno dalle minacce alle lesioni aggravate, al falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale, fino alla tortura. Giovedì Matteo Salvini ieri al carcere di Ranza.
"Ho voluto passare anche al carcere di San Gimignano. Per carita', chi sbaglia paga, pero' e' troppo facile prendersela con quelli che non si possono difendere. E siccome di solito i parlamentari, soprattutto di sinistra, vanno in carcere a verificare che i detenuti stiano bene, io sono andato in carcere a verificare che stiano bene i poliziotti che lavorano in quel carcere, che spesso vivono peggio dei detenuti a cui devono stare dietro" spiega il senatore e segretario della Lega in una diretta Facebook da Viadana (Mantova).
"Faccio appello a quel pubblico ministero" che si occupa del caso, "hai in mano un video che" sarebbe prova del pestaggio ai danni del detenuto e che accuserebbe gli agenti, video che " sta rovinando la vita a quindici persone? Tiralo fuori", chiede Salvini. "Come aggravante, adesso mi denunceranno, ho incontrato anche due di quei presunti torturatori -prosegue Salvini- uno e' un uomo di piu' di 50 anni che da 33 indossa la divisa dell'agente di Polizia penitenziaria, che in cella e nei corridoi va in giro disarmato, a volte tenendo a bada trenta, quaranta, cinquanta persone che se sono li' dentro evidentemente non sono volontari della Croce rossa". E allora "ho guardato negli occhi questi due padri di famiglia che per quattro mesi per per scelta di un giudice sono senza stipendio, non possono pagare mutuo e bollette", dice il senatore e segretario della Lega.
"Stanno tirando avanti solo grazie alla solidarieta' e ai soldi non dello Stato italiano, che se un suo dipendente viene indagato non gli da' ne' l'avvocato ne' una lira, ma grazie a soldi che i colleghi si tolgono dalla busta paga ogni mese- prosegue Salvini- e mi hanno detto: 'siamo accusati in base a un video'. C'e' un video, e io lo dico in ogni piazza: faccio appello a quel pubblico ministero, hai in mano un video che sta rovinando la vita a quindici persone? Tiralo fuori e fallo vedere per far capire agli italiani se in quindici contro uno che non ha avuto manco un graffio, se i delinquenti sono quei quindici agenti o e' qualcuno che e' in galera e voleva farla pagare a chi lavora in quella galera.
Fatelo vedere questo video, vediamo chi ha ragione e chi ha torto, che cosa c'e' da nascondere". Conclude il senatore della Lega: "io sto sempre e comunque con forse dell'ordine che rischiano la vita ogni giorno per il nostro bene e la nostra sicurezza. Poi se uno sbaglia quello paga, ma non si puo fare di tutta l'erba un fascio".
Ma la visita è stata accompagnata da preoccupanti episodi di protesta di gruppi di detenuti del reparto di media sicurezza che oltre alla battitura delle sbarre hanno incendiato lenzuola ed oggetti e danneggiato suppellettili. La situazione è stata gestita con grande professionalità e responsabilità dal personale penitenziario che ha evitato conseguenze più gravi. A riferirlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo evidenziando che “quanto accaduto è molto significativo del clima che si sta creando nelle carceri del Paese alimentato dalla destabilizzazione del sistema carcerario e dalla delegittimazione del personale penitenziario. Lo abbiamo detto a caldo e lo ribadiamo: spostare tutta l'attenzione mediatica sui presunti pestaggi di detenuti che sarebbero avvenuti nel carcere di San Gimignano è un'operazione che contiene il rischio di delegittimare tutto il personale di Polizia Penitenziaria degli istituti italiani che è già costretto a difendersi da mille attacchi dentro e fuori il carcere.
Siamo dunque dalla parte degli agenti e prima di esprimere condanne pesanti e definitive attendiamo il procedimento giudiziario”. Ma soprattutto – dice ancora Di Giacomo – siamo fortemente preoccupati perché il nuovo governo potrebbe riportare quella “speranza” tra detenuti, specie appartenenti alla criminalità organizzata, della concessione di nuovi benefici a partire dall'abolizione del 41 bis che era già un'idea dell'ex Ministro Orlando, oggi alleato politico del Ministro Bonafede, subito dopo la morte di Totò Riina.
Sembra dunque prevalere la linea “buonista” M5S-Pd che è destinata a produrre nella popolazione carceraria nuove tensioni. Non si sottovaluti ulteriormente: la delegittimazione del personale penitenziario, da una parte, rafforza i gruppi criminali e mafiosi che nelle carceri puntano al controllo totale e a proseguire l'attività impartendo ordini a quanti sono in libertà, come accade con i boss della mafia intercettati al telefono, oltre ad incrementare le aggressioni agli agenti, centomila volte maggiori del “caso San Gimignano”; dall'altra, equivale alla resa incondizionata dello Stato.
Purtroppo dal nostro osservatorio giungono segnali sempre più allarmanti che rivolte, liti, ritrovamenti di telefonini e sim, droga, armi contundenti confermano, circa una situazione che vede gruppi di carcerati approfittare dell'indebolimento dell'autorità imponendo la loro autorità.
“In questi giorni di grande attenzione mediatica vedo un grande attivismo attorno alla situazione del carcere di Ranza. Questo non può che essere apprezzato da chi, come me o come il Comune di San Gimignano, si è occupato in via permanente della casa di reclusione, ha svolto ripetute visite nei reparti, ha incontrato i vari direttori temporanei, ha seguito gli scioperi degli agenti di polizia penitenziaria costretti a turni difficili per la carenza di organico e messi in difficoltà anche da alcuni direttori passati di lì.
Chi come noi si è recato a perorare la causa dell’istituto presso il DAP con ogni Governo, chiedendo più personale di polizia e più dignità per i detenuti e interventi per la struttura. E lo abbiamo fatto anche mesi fa, ottenendo, nelle scorse settimane, la risposta alla lettera del ministro Bonafede e l’assegnazione di un nuovo direttore. Più voci e più iniziative sono indubbiamente utili. Faccio molta fatica a capire come può oggi il Senatore Matteo Salvini intervenire se sino a un mese fa aveva strumenti, risorse, ruolo e poteri per intervenire su Ranza visto che si occupava di tutto, e non ha alzato un dito ne speso mezza parola.
Cos’è che muove oggi questo politico italiano in un momento di così grande delicatezza per l’istituto? Un momento in cui servono trasparenza, cautela, toni appropriati, certezze e rispetto per i diritti umani, come dei tanti agenti che in questi anni hanno fatto il proprio dovere” commenta Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera.
La commissione regionale Sanità e politiche sociali ha messo in calendario un’audizione per il prossimo mercoledì 16 ottobre in merito a quanto accaduto nel carcere di San Gimignano. Il presidente della Commissione Stefano Scaramelli (Pd) ha annunciato che sul caso ha deciso di ascoltare il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci, il Garante regionale dei Diritti ai detenuti Franco Corleone, il direttore del carcere e i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria. La commissione, nella seduta di stamani, ha inoltre licenziato alcuni atti, approvando a fini dell’acquisizione del parere del Consiglio regionale il nuovo regolamento generale dell’Agenzia regionale di sanità e dando parere positivo al regolamento per il funzionamento del registro Tumori della Regione Toscana.
"La nostra Commissione svolgerà il proprio ruolo – ha detto Scaramelli -. Spetta alla procura fare le indagini, mentre alle istituzione spetterebbe il compito di vigilare e in alcuni casi di gestire. È stravagante che oggi un segretario di partito, ex vice Premier e Ministro degli Interni latitante su più fronti nei propri compiti istituzionali, compreso il sistema carcerario, oggi mostri interesse per il carcere di San Gimignano. È da molto tempo, non da ieri, che il territorio lamenta carenze strutturali e di organico per Ranza. Più volte, grazie al lavoro di Commissione, in questo mandato abbiamo risolto questioni dentro le carceri toscane su cui potevamo agire. Abbiamo fatto visite istituzionali e sopralluoghi, non passerelle. Abbiamo lavorato, fatto incontri programmati e proceduto alla risoluzione di obiettivi mirati. Senza selfie ne tag”.