Firenze– Ha deciso di scrivere ai giornali un gruppo di genitori di ragazzi pistoiesi affetti da disturbi dello spettro autistico, fortemente preoccupati per la mancata riapertura delle strutture semi-residenziali per persone con disabilità. Ad oggi, infatti, nonostante il DPCM 26/04/2020 e la delibera regionale 571/2020 prevedessero una ripresa in tempi stretti delle attività dei centri diurni a partire dal 18 maggio, ciò non è ancora avvenuto.
"Dopo oltre due mesi di confinamento nelle fasi più dure dell’emergenza, e proprio quando pensavamo di poter vedere una luce in fondo al tunnel, ci sentiamo invece come sprofondati in una palude senza fine -spiegano in un documento i genitori pistoiesi- L’interruzione dei Progetti assistenziali individuali per noi significa innanzitutto la perdita delle competenze e dei risultati raggiunti dai ragazzi in tanti anni di progetti educativi. Con grandi difficoltà abbiamo gestito e vissuto la condizione del confinamento e, pur avendone compreso a fondo l’esigenza, confidavamo in una riapertura tempestiva delle strutture in modo da poter contenere i danni di un periodo così lungo di inattività. Assistiamo invece a quella di piscine e palestre, ma non alla ripresa di servizi indispensabili ai nostri figli".
“Ho scritto all’assessore Stefania Saccardi per sollecitarla sulla riapertura dei centri diurni per persone con disabilità. Sono chiusi dal 15 marzo scorso dopo la relativa ordinanza regionale -ricorda il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- La delibera di Giunta Regionale n. 571 del 4 maggio scorso aveva stabilito la riapertura delle attività dei centri semi-residenziali per persone con disabilità a partire dal 18 maggio e comunque entro il 1 giugno.
Mi risulta invece che, ad oggi, non sono state ancora fornite disposizioni attuative per la riapertura effettiva di questi centri. Questi centri sono fondamentali per le persone con disabilità, in queste strutture svolgevano programmi riabilitativi, assistenziali e educativi e perciò hanno dovuto affrontare notevoli disagi dal punto di vista clinico-assistenziale e relazionale. In questo periodo di chiusura l'impegno a carico delle famiglie è stato gravoso, ritengo perciò doveroso provvedere a riattivare la funzionalità di tali centri e garantire al più presto il ripristino di una situazione di normalità, in sicurezza sia per gli operatori che per gli ospiti dei centri”.