Cataldi-gol: tre punti d'oro e sono otto vittorie di fila

Solita fiammata iniziale poi il sigillo del centrocampista. Ma i tiri in porta sono solo tre, e il finale è da brividi

Paolo
Paolo Pellegrini
08 dicembre 2024 15:32
Cataldi-gol: tre punti d'oro e sono otto vittorie di fila
Foto Fabio Vanzi

Mi scuseranno i miei cinquantasei lettori, ma ho bisogno di togliermi subito un dente. Così poi non se ne parla più. Ho criticato spesso gli arbitri, qualche volta forse con meno motivo del necessario. E mi ero ripromesso – senza dirvelo – di non farlo più. Ma quando è troppo, è troppo. Questo qua, tale Piccinini Marco da Forlì, quarantunenne e dunque presumibilmente in piena maturità fischiettistica, ne avesse azzeccata mezza, di quelle un tantino più complicate, ma in qualche caso anche delle più semplici. Due gialli (che sono sempre un rischio, perché se per caso scatta il secondo son dolori...) a Comuzzo che non fa neppure fallo, e addirittura dopo solo mezz’ora, poi a Gosens che insomma, se ammonisci lui allora mancano gialli anche a Augello sempre nel primo tempo e a Luvumbo (e sarebbero stati due...) e Gaetano verso il finale.

Oltre a invertire due o tre decisioni clamorose, e a cadere insieme all’assistente Carbone nella solita italiota manfrina, protagonista Luberto che si rotola non toccato se non dal vento gelido.

Già, il freddo. E l’ora infame, va detto, mentre magari – anche se si gela – sarebbe stato più simpatico andarsene a giro per mercatini di cui l’Immacolata domenicale arricchiva la città. Eppure, c’erano quasi 20mila persone sugli spalti, per l’esattezza 19.851 tra cui anche un centinaio di ardimentosi sardi. Mica pochi, visto lo stato del mini-Franchi. E con la FerroFiesole al solito zeppa, al solito caldissima e straripante di affetto per un po’ tutti, da Edo agli “ultras liberi”, e di rimbeccate al “tepore” degli altri settori, quando ci va ci vuole.

Comunque tanti: e sarebbe stato logico ripagarli con una bella partita. E invece. Il taccuino del cronista registra poco, da parte viola la solita sfuriata in avvio con tre angoli in 3’ e comunque senza frutto, una botta di Sottil poi un pericolissimo sventato da De Gea e da Ranieri, un paio di belle incursioni di Dodo pure senza frutto e infine, su incursione di Adli e sponda furba di Beltran, il piattone di Cataldi che gonfia la rete. La partita della Fiorentina sbrilluccicante finisce qui, comincia la fase delle dighe, dei recuperi, degli affanni, tolta una botta di Ikoné defilatissimo a inizio ripresa in pratica Sherri fa lo spettatore, si gioca altrove, alla fine la disfida del possesso palla se la aggiudica di misura (51-49%) il Cagliari che malgrado l’evidentissimo gap tecnico si mette di buzzo a spaventare i viola, e ci riesce in almeno tre occasioni, e con Mina in tuffo e poi Gaetano in acrobazia cicca di testa due clamorose occasioni per ottenere un pareggio che non avrebbe demeritato.

E però sono otto vittorie di seguito, un bel filotto. Solo che la Fiorentina questa partita la vince da squadra operaia, benché diano rabbia e stizza le sempre troppe amnesie, imprecisioni, distrazioni, leggerezze soprattutto in fase di costruzione e rifinitura, ché semmai là dietro Ranieri e Comuzzo in mezzo, lo stesso Dodo e Gosens sulle fasce e Cataldi in sostegno si dannino a tappare falle e fare muro. In mezzo Adli smista buoni palloni ma è poco cercato, certo Nicola disegna ragnatele spesso vischiose e inestricabili, e quando difende a sette se non a otto costringe i viola a estenuanti tortuosi avvolgimenti che alla lunga fiaccano testa e gambe, in molti casi già affaticate dalla battaglia persa in Coppitalia con l’Empoli.

Beh, va anche detto che nell’aria c’è qualcosa di strano. Perché all’uscita dal tunnel Palladino si presenta con Ikoné e Kouamé in campo, fa sensazione Kean in panchina, con una faccia che non promette gran che, il mister dice che la scelta è dettata dai troppi impegni ma c’è chi parla di punizioni per ritardi agli allenamenti, ahi, il ragazzo si ricorda improvvisamente qualche alzata di capo di troppo? Che ci sia del nervosismo? Perché quando Palladino lo cambia, pure Adli n panca non ha tratti proprio del tutto distesi, l’immagine tv parla chiaro...

E comunque, per quasi 40’ in campo, anche perché alla fin fine poco sollecitato, Kean non dà l’idea di impegnarsi troppo, non si rimpiange Kouame, il che è tutto dire. Poco, nella quasi mezz’ora che sta sul prato, assai poco fa vedere l’attesissimo Gudmundsson, sul quale sono riposte tante speranze del popolo viola per chiudere un match che di minuto in minuto fa crescere il patema anche se è chiaro che il Cagliari è quello che è, però quando entra Pavoletti un brividino in più corre sulle schiene, tanto più che Cataldi (perché non sostituire lui, meno in condizione?) e Dodo paiono alla frutta, e Colpani che rileva Ikoné si fa apprezzare, anche lui in mezz’ora, solo per un bel recupero con lancio a Dodo sulla fascia.

E Compitino Richardson non spicca per brillantezza.

Insomma, che dire. Teniamoci stretti i tre punti, cerchiamo giovedì di mettere in saccoccia anche gli ultimi tre di Conference per evitare i playoff, poi testa a una serie di impegni rognosetti, trasferta a Bologna quindi Udinese in casa, e dopo visita ai Gobbi e Napoli al Franchi a cavallo di Capodanno, e scusate se è poco. La classifica è golosa, e va assecondata e rispettata. Pensando che, per restare lassù, la rosa ha bisogno di ritocchi importanti, e non solo uno o due.

FIORENTINA (4-2-3-1): De Gea; Dodo, Comuzzo, Ranieri, Gosens; Adli (67' Richardson), Cataldi; Ikoné (59' Colpani), Beltran (83' Parisi), Sottil (67' Gudmundsson); Kouame (59' Kean). CAGLIARI (4-2-3-1): Sherri; Zappa, Mina, Luperto, Obert (60' Luvumbo); Marin (72' Adopo), Makoumbou (83' Pavoletti); Zortea (72' Felici), Viola (46' Gaetano), Augello; Piccoli.

MARCATORE: 24’ Cataldi

ARBITRO: Piccinini di Forlì (Carbone-Peretti, quarto Rapuano, Var Serra-Mariani) NOTE: ammoniti Comuzzo, Mina, Dodo, Gosens, Nicola, Luvumbo. Angoli 6-4 Fiorentina. Spettatori 19.851

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