FIRENZE - Continua ad essere “pesante” il quadro del sistema penitenziario della Toscana. Ci sono stati passi avanti, i detenuti sono diminuiti (3mila 620 a giugno 2014, erano oltre 4mila lo scorso anno) e la situazione edilizia è leggermente migliorata, ma non si registra ancora una “attività per una grande riforma dal punto di vista dei diritti e della vita in carcere”.
A dirlo il Garante regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone, nel corso di una conferenza in palazzo Panciatichi organizzata per presentare il Manifesto No-Prison, redatto da Livio Ferrari e Massimo Pavarini, (rispettivamente direttore del centro francescano di ascolto di Rovigo e professore di diritto penitenziario all’Università di Bologna), documento che afferma il fallimento della Riforma penitenziaria e vede il carcere come “contenitore per immagazzinare corpi”.
Secondo Corleone “molto ancora resta da fare, tanto dal punto di vista strutturale che della vita quotidiana”. “A Sollicciano non è ancora stato ultimato il lavoro per la seconda cucina e non sono neppure iniziati i lavori per garantire i servizi igienici in cella nella sezione femminile”. “Stiamo ancora aspettando l’attivazione dell’Icam” (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) proprio in un “momento in cui è esploso un caso straordinario come quello del bambino cresciuto in carcere”.
E proprio sulla conclusione della vicenda (il bambino è attualmente in struttura protetta, privo del legame con la madre), il Garante ha parlato di “fretta eccessiva dopo una lentezza durata anni”. “È una contraddizione che fa impressione”, ha rilevato Corleone. “Credo occorresse sicuramente interrompere la detenzione del bambino ma occorresse anche senso della misura e preparazione del minore e soprattutto della madre”. “Per troppi anni – ha continuato – non si è avuta chiarezza della condizione della madre, della sua famiglia e del bambino stesso.
Tra ordinanze del tribunale dei minori e ricorsi si è perso molto tempo e ancora non è certo per quanto tempo la madre sia impossibilitata ad accedere a misure alternative”.
Tornando alla fotografia del sistema carceri in Toscana, Corleone ha ricordato il progetto di far uscire 300 tossicodipendenti purtroppo “ancora al palo”. Sollecitato dai giornalisti ha poi affrontato il nodo della chiusura dell’Opg di Montelupo sul quale ha detto: “Abbiamo le idee, le abbiamo esposte e a nostro parere la Toscana può essere la prima regione a chiudere una struttura che è carcere e manicomio insieme. In tal senso ho ricevuto assicurazioni dal presidente Enrico Rossi per un’attenzione risolutiva e, d’altra parte, l’amministrazione penitenziaria condivide le prospettive emerse nel recente convegno tenutosi a Firenze”.
“Dopo la decisione della Corte Europea di Strasburgo, che ha dato credito all’Italia, è necessario un piano per la riforma del carcere e per questo occorre un interlocutore nazionale. A tal proposito mi auguro che venga presto nominato il nuovo capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e, contestualmente, vengano avviate le procedure per la nomina del Garante Nazionale”, ha continuato Corleone dando atto al Comune di Pisa di aver nominato il nuovo Garante (Alberto Di Martino). “Siamo invece ancora in attesa della decisione del Sindaco Nardella per la nomina del nuovo Garante di Firenze. Sollicciano, peraltro, necessita di una attenzione particolare” ha osservato.
Nel quadro ancora pesante disegnato dal Garante, una buona notizia sul fronte dell’edilizia e del sovraffollamento: “A seguito di nostre pressioni il nuovo reparto di Livorno è stato consegnato e può essere aperto per ospitare 100 detenuti. Mi pare un fatto rilevante”, ha concluso.
Alla conferenza stampa erano presenti anche Livio Ferrari ed Emilio Santoro (Garante della Casa di Reclusione di San Gimignano).